Sabato 20 Aprile 2024

Promesse elettorali: ecco quanto costa la proposta di portare le pensioni a mille euro

Secondo l'Osservatorio sui conti pubblici, l'Inps spenderebbe tra i 19,5 e i 31,2 miliardi di euro all'anno

Una sede dell'Inps (Ansa)

Una sede dell'Inps (Ansa)

Milano - Tra le proposte dei partiti che più stanno facendo discutere durante la campagna elettorale, c’è quella di Forza Italia che prevede di aumentare le pensioni minime portandole a mille euro. In molti, tra economisti e osservatori, hanno sottolineato il costo proibitivo per le casse dello Stato. Ma di preciso quanto sarebbe il conto se si volesse dare seguito a tale misura? Tra i 19,5 e i 31,2 miliardi di euro all’anno. A fare i calcoli è stato l’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica.

La forchetta stimata dai ricercatori dipende da come si intende procedere: Forza Italia, infatti, non ha specificato se l’obiettivo è quello di portare a mille euro gli assegni dei precettori di una pensione minima (pari a 515,59 euro al mese), oppure anche di chi beneficia di un trattamento superiore al minimo (fino a due volte: 1031,16), ma comunque inferiore ai mille euro. Nel primo caso, la misura riguarderebbe 2,1 milioni di pensionati, per un costo di 19,5 miliardi; nel secondo, la platea sarebbe di 3,8 milioni di persone e comporterebbe un aggravio per le casse dell’Inps di 31,2 miliardi. Per capire meglio, però occorre fare un passo indietro. Che cos’è la pensione minima?

Si tratta di un’integrazione dell’assegno che viene riconosciuta per intero al singolo (ex lavoratore dipendente o autonomo) che percepisce una pensione inferiore a 515,59 euro, oppure in misura ridotta se il reddito non supera due volte il trattamento minimo (1031,16 euro). Va detto, però, che quest’anno gli importi sono stati aggiornati alla luce dell’inflazione del 2021. Così, le pensioni minime sono state rivalutate dell’1,7% (la corsa dei prezzi registrata nel 2021) e sono ora pari a 524,34 euro. Tuttavia, tale indicizzazione è provvisoria: gli importi sono stati aumentati sulla base della rilevazione dell’inflazione di novembre 2021, quando mancavano ancora i dati relativi agli ultimi tre mesi dell’anno.

Perciò, siccome il tasso di inflazione effettivo del 2021 è stato dell’1,9%, ai pensionati è stato riconosciuto per novembre, in anticipo rispetto al normale (quando dovrebbe scattare a gennaio), un conguaglio dello 0,2%. Inoltre, vista l’impennata dei prezzi che si è avuta nel 2022, il decreto Aiuti Bis ha introdotto un acconto, che sarà corrisposto a novembre, sulla rivalutazione che dovrebbe scattare l’anno prossimo pari al 2%. Tale maggiorazione sarà corrisposta per i mesi di ottobre, novembre, dicembre e per la tredicesima. Il cosiddetto “trattamento minimo”, quindi, passerà dai 524,34 euro attuali a 535,86 euro.

Per quanto riguarda invece i dati Inps sui numeri della previdenza, nel 2020 (ultimo anno con i dati disponibili), gli assegni liquidati sono stati 22,7 milioni, mentre i pensionati 16 milioni. Curiosità: per gli importi inferiori ai 1031,17 euro, il numero degli assegni (14,5 milioni) è superiore a quello dei percettori (6 milioni). Questo perché, spesso, un beneficiario riceve più pensioni, un fatto che rende il pensionato “più ricco” di quanto farebbe pensare l’importo della prestazione. Come detto, nel 2020 i pensionati con un reddito pensionistico inferiore al trattamento minimo erano 2,1 milioni (3.791 euro annui lordi), mentre quelli che non superavano due volte tale soglia erano 3,8 milioni (in media 9.608,92 euro).

Da questi dati, l’Ocp fa i conti sulla proposta di alzare gli assegni a mille euro. Nel 2020, la spesa per i trattamenti minimi è stata di 8,1 miliardi di euro. Se si aumentasse l’importo di tutte le pensioni più basse di 515,58 euro mensili, la spesa destinata alla previdenza crescerebbe di 19,6 miliardi di euro. Siccome, però, quasi tutti i pensionati che si collocano nella fascia 515,58-1031,16 euro, ricevono meno di mille euro, si pone il problema di incrementare anche i loro assegni. Di conseguenza, la spesa per questa categoria sarebbe pari a 13,2 miliardi. In totale, quindi, l’Inps dovrebbe sborsare 33 miliardi di euro, ai quali, però, va sottratte la rivalutazione all’inflazione. Considerando lo stesso numero di pensionati del 2020, il risultato è di 31,2 miliardi.