Venerdì 19 Aprile 2024

Pensioni, tutte le novità della manovra 2019

Assegni d'oro, Quota 100, rivalutazione, uscita anticipata: cosa cambia con la legge di Bilancio 2019

Sportello pensione (Imagoeconomica)

Sportello pensione (Imagoeconomica)

Roma, 31 dicembre 2018 - La prima manovra del governo giallo-verde è legge. Tre i capitoli chiave del pacchetto di politica economica per il prossimo anno: pensioni, fisco, lavoro. Tre ambiti con dentro una varietà di misure e interventi. Partiamo innanzitutto tra le novità in materia previdenziale: dal raffreddamento della rivalutazione delle pensioni al taglio di quelle cosiddette d’oro, da Quota 100 alla ‘opzione donna’, a tutte le vie nuove o rilanciate per andare in pensione in anticipo. Ecco tutte le diverse possibilità di uscita dal lavoro introdotte dalla legge di Bilancio 2019. 

RIVALUTAZIONE - Nella versione finale della manovra del governo, si rafforza il taglio dell’indicizzazione sulle pensioni. La rivalutazione completa delle prestazioni previdenziali rispetto allo specifico indice del costo della vita per i pensionati viene assicurata solo per i trattamenti fino a 1.521 euro (tre volte il minimo Inps). Previste sei fasce di tagli: l’adeguamento all’inflazione sarà del 97% per gli assegni tra 1.522 e 2.029 euro, del 77% fino a 2.537 euro, del 52% fino a 3.042 euro, del 47% fino a 4.059 euro, del 45% fino a 4.566 euro (nove volte il minimo) e del 40% per quelli d’importo superiore.  Il risultato sarà che l’1,1 per cento di aumento andrà solo a chi arriva a circa 1.500 euro lordi: sopra questa soglia l’incremento sarà decrescente e la perdita di reddito crescente. A 2mila euro lordi di pensione si perdono circa 10 euro mensili, a 3mila 15 euro e via a salire, fino a raggiungere anche i 50 euro per importi elevati. Con il contributo sulle pensioni d’oro si arriva a una doppia stangata per i redditi sopra i 100mila euro.

PENSIONI D'ORO - La legge di Bilancio prevede direttamente una sforbiciata alle pensioni cosiddette d’oro attraverso l’introduzione di un contributo di solidarietà. E così chi ha una pensione lorda di 120mila euro l’anno si vedrà applicare per cinque anni un contributo di 3mila euro lordi, circa 2mila netti. Chi raggiunge i 150mila euro subirà un taglio di 9.500 euro annui, 6mila netti. A 200mila euro di rendita lorda, la sforbiciata tocca i 22mila euro annui. E così via a salire. Sono confermate, infatti, le fasce di prelievo previste dal compromesso raggiunto tra Lega e 5 Stelle e tradotto alla fine nella manovra: 15% sopra i 100mila euro lordi annui (circa 5mila euro mensili al lordo); 25% sopra i 130mila euro; 30% dai 200mila euro; 35% dai 350mila euro; 40% oltre i 500mila euro. Il risparmio atteso, al netto degli effetti fiscali, è di 76,1 milioni nel 2019, 79,6 milioni nel 2020, 83,3 milioni nel 2021, 86,7 milioni nel 2022 e 89,9 milioni nel 2023. Il taglio riguarderà in definitiva circa 24-26 mila pensionati e sarà applicato per 5 anni. 

QUOTA 100 - Il decreto con le istruzioni per l’uso su Quota 100 sarà approvato nei primi quindici giorni di gennaio, ma i fondi per l’uscita anticipata sono previsti dalla legge di Bilancio nella misura di circa 4 miliardi di euro. Fin da ora, però, è possibile anticipare i cardini del provvedimento. I lavoratori privati potranno andare in pensione con almeno 62 anni di età e 38 di contributi dal primo aprile se si sono raggiunti i requisiti entro il 31 dicembre 2018: ugualmente potrà utilizzare la via d’uscita anche chi ha requisiti più elevati. Chi li raggiungerà dopo, potrà andare via tre mesi più tardi: la finestra è di tre mesi ed è mobile. I lavoratori pubblici, al contrario, dovranno aspettare il 31 marzo per maturare i requisiti: le uscite in questo caso si avranno da ottobre (finestra di 6 mesi). Le altre a seguire. La pensione con Quota 100 non è cumulabile con il lavoro dipendente o autonomo se non nel limite di 5.000 euro annui da lavoro autonomo occasionale. Fino al raggiungimento dell’età pensionabile dei 67 anni. 

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OPZIONE DONNA - Il decreto che introduce Quota 100 conterrà anche la proroga di un anno per la cosiddetta ‘opzione donna’. Possono utilizzare l’opzione donna (uscita anticipata ma pensione ricalcolata con il metodo contributivo) le donne dipendenti con almeno 58 anni e quelle autonome con almeno 59 purché abbiano almeno 35 anni di contributi. Si applica una finestra mobile di 12 mesi per le dipendenti e di 18 mesi per le autonome. Non si applica l’adeguamento legato alla speranza di vita. In sostanza, per le dipendenti sarà possibile lasciare il lavoro con 59 anni e per le autonome con 61 anni e sei mesi. La proroga, per il momento, è per un solo anno, ma le lavoratrici che raggiungeranno i requisiti indicati nel 2019 potranno andare via anche negli anni successivi.  Lo sconto sull’uscita è in questo caso notevole, ma anche il costo è rilevante in termini di decurtazione dell’assegno previdenziale. Il taglio deriva dal calcolo interamente contributivo della pensione. L’effetto del ricalcolo della prestazione è una penalizzazione tra il 20 e il 25 per cento. 

APE SOCIALE - Il decreto su Quota 100 conterrà anche la proroga per un anno dell’Ape social: una sorta di pre-pensione assistenziale che si può ottenere a partire dai 63 anni e 7 mesi per coloro che si trovano in condizioni di disagio o svolgono attività considerate gravose (15 categorie). Possono chiederla disoccupati, coloro che assistono familiari disabili, persone con invalidità pari almeno al 74% e chi svolge lavori gravosi: operai edili, autisti di gru e macchine per l’edilizia, conciatori, macchinisti e personale viaggiante, autisti di mezzi pesanti, infermiere e ostetriche ospedaliere turniste, badanti, maestre d’asilo, facchini, personale addetto ai servizi di pulizia, operatori ecologici. Sono stati aggiunti: operai siderurgici e del vetro, operai agricoli, marittimi e pescatori. Per accedere all’anticipo gratuito occorre avere un minimo di 30 anni di contributi che diventano 36 per chi è impiegato in lavori gravosi. Ma per le donne – ‘Ape rosa’ – è stato stabilito un bonus di un anno di sconto per ogni figlio, fino a due.

IN PENSIONE A 67 ANNI - In attesa che sia messo a punto il decreto legge annunciato dal governo sulla cosiddetta Quota 100 e sulle altre norme in materia previdenziale per le quali è stato inserito un fondo nella legge di Bilancio, il primo gennaio 2019 scatteranno i nuovi requisiti per l’accesso alla pensione legati all’incremento dell’aspettativa di vita (cinque mesi). Dal primo gennaio si andrà in pensione di vecchiaia a 67 anni. È questa la nuova soglia dell’età pensionabile legata alla dinamica dell’aspettativa di vita, così come prevista dalla legge Fornero e non modificata né dalla manovra né da altre leggi. In sostanza, in base al meccanismo che lega il trend della speranza o aspettativa di vita all’età pensionabile e agli altri requisiti previdenziali, ogni due anni l’Istat certifica in quanti mesi le condizioni di accesso alla pensione dovranno aumentare per tenere inalterato l’equilibrio dei conti pensionistici. Così, sulla base delle ultime endenze demografiche, l’Istat ha fissato in cinque mesi l’incremento dal 2019: per uomini e per donne.

USCITA ANTICIPATA - La legge Fornero prevede che dal primo gennaio 2019, oltre all’aumento dell’età di accesso per la pensione di vecchiaia a 67 anni, vengano aumentati anche i requisiti fissati per il ritiro anticipato con almeno 43 anni e tre mesi di contributi (42 anni e tre mesi le donne: con un balzo in avanti di cinque mesi dagli attuali 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10mesi per le donne). A differenza di quanto è stabilito per l’età pensionabile, in questo caso vale la pena però di attendere il decreto annunciato dal governo per gennaio. Nel provvedimento in cantiere verranno inserite norme ad hoc che riporteranno indietro i requisiti per la pensione anticipata, ma aggiungendo una finestra trimestrale. Se l’indicazione venuta da più esponenti dell’esecutivo verrà confermata nel decreto, l’effetto sarà di confermare i precedenti requisiti per le pensioni anticipate. Anche se la finestra trimestrale di attesa di fatto comporterà uno spostamento in avanti delle uscite di tre mesi: lo sconto si ridurrà a due mesi. 

RISCATTO DELLA LAUREA - Sono stati annunciati agevolazioni e bonus per il riscatto della laurea o di altri periodi non coperti da contributi. Bisognerà attendere il decreto di gennaio per vedere se l’annuncio del governo troverà attuazione. In ballo, nello specifico, la possibilità per i lavoratori post 1996 (riforma Dini) di riscattare in tutto o in parte il periodo di studio universitario o i buchi contributivi maturati in carriera – i periodi non coperti da contributi previdenziali – versando il dovuto. Ma con rateizzazioni e agevolazioni fiscali, come la deducibilità dell’importo riscattato sia per il lavoratore sia per il datore di lavoro o anche per i genitori, a seconda di chi lo paga. 

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