Giovedì 3 Ottobre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Pensioni, nuova Ape sociale per chi perderà Opzione donna: tutte le ipotesi allo studio

Le idee al vaglio del governo: verso la stretta sulle rivalutazioni. Lavoratrici con 60 anni di età e 30-35 di contributi, l’anticipo è possibile

Roma, 5 settembre 2023 – Una possibile nuova stretta alle rivalutazioni per le pensioni più elevate in cambio di una più estesa possibilità per le donne lavoratrici di lasciare il lavoro in anticipo attraverso l’ampliamento di Ape sociale. È questo il possibile scambio tra le richieste del ministero del Lavoro e le esigenze di quello dell’Economia di finanziare il pacchetto pensioni della manovra con risorse recuperate dentro lo stesso sistema previdenziale. Certo è che, in attesa di arrivare a compromessi praticabili per la tenuta dei conti, Giorgia Meloni intende mettere attorno al tavolo, domani, tutti i leader e rappresentanti dei partiti di maggioranza. Con l’obiettivo di ripetere che la prossima non dovrà e non potrà essere una manovra elettorale, perché l’orizzonte deve rimanere quello "della legislatura" e non delle Europee di giugno. E anche perché i margini sono stretti e le (poche) risorse oggi disponibili vanno concentrate sull’essenziale, famiglie e lavoro.

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, 56 anni
Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, 56 anni

La premier, in queste ore, spiega a tutti gli interlocutori che si deve agire con calma e attenzione per evitare, alla ricerca di consenso immediato, di lasciare sul campo "macerie economiche e finanziarie". Come si sta dimostrando il Superbonus, il vero tallone d’Achille della manovra nell’analisi dell’esecutivo. L’impegno di Palazzo Chigi e del Mef è tutto concentrato a reperire i fondi necessari non solo a confermare il taglio del cuneo fiscale, ma anche a dare ossigeno alle famiglie che scontano un caro-vita che si impenna mentre i salari restano sostanzialmente fermi.

Il tempo delle scelte però si presenta più complicato di quanto la premier avrebbe sperato. Con una manovra che, per rispondere alle necessità base, dovrebbe aggirarsi attorno ai 30 miliardi, al momento sono almeno la metà quelli che mancano. Soprattutto se, come ripetono dal Mef, non si ricorrerà alla leva del deficit. La riunione servirà, dunque, a chiarire il contesto in attesa che con la Nadef (e dopo i dati aggiornati dall’Istat) vengano delineati il quadro reale dei conti. E in questo quadro si inserisce, oltre al capitolo sanità, per il quale servono 4 miliardi, anche il capitolo pensioni. Il governo punta innanzitutto a esplorare la via dell’indicizzazione delle pensioni, che potrebbe essere di nuovo ridotta per gli assegni alti. O ridotta anche di più dello scorso anno. Per questa via potrebbero essere trovate quelle risorse aggiuntive che servono per finanziare le misure aggiuntive in materia di previdenza, oltre quelle che concernono la conferma degli interventi attualmente operativi. Il riferimento è a Quota 103 in primo luogo.

Le novità potrebbero toccare, invece, l’abolizione finale di Opzione donna, che di fatto, per come è limitata, non serve più a nessuno. E, conseguentemente, la sua trasformazione in una variante dell’Ape sociale. In pratica, alle lavoratrici con 60 anni di età e 30-35 anni di contributi (che possono essere ridotti in presenza di figli) verrebbe attribuita la possibilità di ottenere l’Ape sociale, se rientranti nelle categorie di lavoratrici che svolgono mansioni gravose o se si trovano in una delle condizioni previste per l’uscita anticipata: essere disoccupate, avere un’invalidità superiore al 74% per cento o svolgere funzioni di caregiver. L’obiettivo sarebbe quello di favorire il pensionamento delle donne in condizioni di disagio, ma con una sorta di scambio interno al sistema previdenziale.