Pensioni, il governo stoppa il rinvio. "Sull’età solo piccole correzioni"

Confermato l’innalzamento a 67 anni. Ma Gentiloni media

Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo (Ansa)

Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo (Ansa)

Roma, 3 ottobre 2017 - Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, fa muro contro la richiesta di rinviare la decisione sull’aumento dell’età pensionabile collegata all’aspettativa di vita: «Il principio dell’adeguamento rimane assolutamente confermato ed è un pilastro del meccanismo previdenziale del Paese». Il premier Paolo Gentiloni è sulla stessa linea («Non credo sia la strada. Ci può costare in Ue») ma, per evitare un nuovo lacerante scontro con Matteo Renzi e il suo partito e, insieme, un’imboscata parlamentare, tenta la via di un difficile accordo con il sindacato su alcune correzioni del congegno (come la cadenza triennale e non biennale degli scatti) e sull’esclusione dall’automatismo, da subito e fino al 2026, per le 11 categorie (con l’aggiunta di qualcun’altra) di lavori gravosi interessati dall’Ape social: correttivi minimali che potrebbero riguardare non più di 20mila persone l’anno.

image   I leader sindacali fanno buon viso a cattivo gioco, in vista di un nuovo round negoziale in programma per il 13 novembre, ma Susanna Camusso fa trasparire tutta l’irritazione: «Siamo lungo un sentiero difficile perché se i risparmi devono essere garantiti all’infinito, allora lo spazio finisce per essere davvero molto poco». Insomma, l’incontro tra governo e sindacati si è chiuso con la convinzione che l’esecutivo, almeno per ora, non intenda mollare la presa sul rinvio di 6 mesi della decisione sull’età. Lo spiega senza mezzi termini Padoan al tavolo e fuori: il sistema non si tocca. Al massimo si possono ipotizzare deroghe per i lavori gravosi e qualche aggiustamento, ma sempre che «eventuali modifiche non intacchino la sostenibilità del sistema previdenziale, pilastro fondamentale della sostenibilità finanziaria del Paese». Da qui l’offerta di un altro ciclo di incontri. Una posizione che Camusso avrebbe respinto al mittente, fermata sull’uscio da Furlan e Barbagallo.

image Il punto è che Padoan appare disposto a concedere ben poco: il mantenimento dell’adeguamento triennale dei requisiti alla speranza di vita, mentre dal 2019 sarebbe dovuto diventare biennale; l’estensione al 2019 dell’Ape social e l’esenzione dal meccanismo della speranza di vita dei lavoratori delle 11 categorie (operai edili, autisti di gru e di macchine per l’edilizia, conciatori, macchinisti e personale viaggiante, autisti di mezzi pesanti e camion, infermiere e ostetriche ospedaliere turniste, badanti, maestre d’asilo, facchini, personale addetto ai servizi di pulizia, operatori ecologici), con l’aggiunta magari di marittimi e operai agricoli e siderurgici.   Il problema, però, va ben oltre le deroghe. E Gentiloni lo sa bene, perché la stragrande maggioranza del Parlamento e tutto il Pd spingono per un rinvio della decisione a dopo le elezioni. Da qui il tentativo di stringere un accordo con il sindacato da tradurre in un emendamento alla legge di Bilancio che disinneschi gli emendamenti già presentati. «I principi generali della norma restano validi – spiega – pena la credibilità internazionale del Paese. Il Parlamento certamente è sovrano, ma non escludiamo si possa correggere qualcosa al tavolo con le parti. Possiamo discutere subito di categorie specifiche, individuando i lavori più gravosi, e ragionare anche sui metodi di calcolo dell’aspettativa, fatta salva la sostenibilità finanziaria». 

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