Martedì 16 Aprile 2024

Pensione di reversibilità, come cambia: assegno all’ex coniuge e ai nipoti

Se il defunto dopo la separazione si era risposato, il trattamento andrà diviso con il nuovo partner

Pensioni di reversibilità, come cambia l'assegno

Pensioni di reversibilità, come cambia l'assegno

Potranno ottenere la pensione di reversibilità o quella cosiddetta indiretta anche i separati "con addebito" e senza assegno alimentare. Così come potranno ottenerla i nipoti (di nonni) maggiorenni se inabili al lavoro. L’Inps, nelle settimane scorse, ha messo a punto una nuova mappa, in circolari e messaggi, dei possibili beneficiari della rendita ai superstiti, derivante da più di una sentenza (della Cassazione e della Consulta) che hanno ampliato il perimetro dei soggetti ai quali spetta una quota del trattamento originario del pensionato o del lavoratore che muore. Vale la pena, dunque, rimettere a posto i pezzi del complesso puzzle.

Coniugi

La pensione di reversibilità o indiretta spetta in primo luogo al coniuge o al partner di unione civile superstite: quest’ultimo otterrà il 60 per cento dell’assegno originario, ma la quota andrà ridotta se deve dividerla con altri familiari (figli o nipoti) o se supera determinati limiti di reddito (20.490 per il 2022). Il problema si complica in caso di separazioni e divorzi.

Separati

I separati superstiti avevano diritto allo stesso trattamento del coniuge non separato con l’eccezione del caso di separazione con addebito e senza assegno alimentare. Ma ora non è più così. Potranno quindi essere riesaminate le domande finora respinte se non passate in giudicato.

Divorziati

Per il coniuge superstite divorziato che riscuoteva già il cosiddetto assegno divorzile senza essersi risposato (e senza anche l’ex coniuge defunto lo abbia fatto), non c’è problema: l’assegno spetta ugualmente sempreché l’ex coniuge defunto abbia cominciato a lavorare prima del divorzio. In una situazione analoga, ma con l’ex coniuge defunto risposato, il trattamento andrà diviso con il nuovo coniuge: e toccherà al Tribunale stabilire le quote (tra i parametri anche gli anni di matrimonio). Con l’ulteriore conseguenza che se, per una qualsiasi ragione, dovesse venire meno il diritto di uno dei due, l’altro prenderà l’intero trattamento. E poi c’è il divorziato che si risposa: non si potrà chiedere la reversibilità o la pensione indiretta. E la si perde se già ottenuta.

Figli

Contestualmente al coniuge, la pensione di reversibilità spetta ugualmente ai figli del lavoratore o del pensionato defunto. E non c’è nessuna differenza, tra legittimi o legittimati, adottivi o affiliati, naturali, riconosciuti legalmente o giudizialmente dichiarati, nati da precedente matrimonio con altro coniuge. Conta, invece, che alla data della morte del genitore si tratti di figli minorenni, studenti di scuola secondaria (fino a 21 anni), studenti universitari (fino alla laurea o al massimo fino a 26 anni), inabili (a prescindere dall’età) e a carico del genitore al momento della sua morte.

Nipoti

Anche i nipoti del defunto (nonno o la nonna) sono equiparati ai figli, ma a condizione di essere minorenni e di risultare a totale carico al momento della morte del parente. La novità dell’ultimo mese è che vengono equiparati anche i nipoti maggiorenni se orfani inabili al lavoro, che erano ugualmente a carico del defunto: a stabilirlo è la sentenza della Corte costituzionale del 5 aprile scorso, n.88.

Genitori e fratelli

Se non dovessero esserci – o non dovessero averne titolo pur essendoci - coniuge, figli o nipoti, la pensione non si perde. E può andare ai genitori del lavoratore o del pensionato venuto meno, ma solo se abbiano un’età di almeno 65 anni, non siano titolari di pensione e erano a carico del congiunto al momento della sua morte. Lo stesso vale per fratelli o le sorelle del defunto, a condizione, però, che siano celibi o nubili e inabili, che non siano titolari di pensione e che si trovavano a carico del parente alla sua morte.