Pensionamenti anticipati: numeri in calo rispetto al 2021

Secondo l'ultimo monitoraggio Inps, nei primi nove mesi di quest'anno sono stati erogati 596.640 assegni, dei quali 195.852 quelli in anticipo

Rallentano i pensionamenti anticipati. Rispetto ai primi nove mesi del 2021, infatti, meno italiani hanno scelto di beneficiare delle diverse opzioni messe in campo dal governo per consentire un ritiro in anticipo sulle scadenze normali. La frenata è stata determinata soprattutto dallo stop a fine 2021 di Quota 100 e del passaggio quest’anno a Quota 102, che ha alzato da 62 a 64 anni il requisito anagrafico per l’uscita con 38 anni di versamenti. È questo, in sostanza, quanto emerge dall’ultimo monitoraggio dell’Inps sui sui flussi di pensionamenti.

Riduzione del 13,6%

Nello specifico, consultando le statistiche raccolte dall’Istituto di previdenza si vede come, durante i primi nove mesi di quest’anno, le uscite anticipate siano scese da 226.911 a 195.852 con una riduzione del 13,6% e un picco del 26,6% nel pubblico impiego. Sono però i trattamenti anticipati quelli che continuano ad assorbire oltre un terzo del totale delle 596.640 pensioni con decorrenza gennaio-settembre 2022 (-11,8% sul 2021). Più di un quarto, ovvero una fetta pari al 25%, è percepito da soggetti con meno di 60 anni.

Opzione donna

Dalla rilevazione Inps emerge che a utilizzare il canale di Opzione donna e la via d’uscita con 42 anni e 10 mesi (un anno in meno per le lavoratrici) a prescindere dall’età anagrafica sono stati in più di 50mila. Meno del 40% è rappresentato dalle 18.273 lavoratrici che nei primi nove mesi di quest’anno hanno deciso di andare in pensione con Opzione donna: almeno 58 anni d’età (59 se “autonome”), 35 di versamenti e il ricalcolo contributivo dell’assegno. La misura ha mostrato un appeal analogo a quello del 2021 quando nel corso di tutto l’anno le uscite erano state 20.641.

Meno pensionamenti

Il monitoraggio Inps, evidenzia poi un ricorso più contenuto ai pensionamenti rispetto al 2021, quando gli assegni liquidati erano stati 883.876 con un importo medio mensile alla decorrenza di 1.200 euro. A beneficiare dei 596.640 trattamenti erogati nel periodo compreso tra gennaio e settembre di quest’anno sono prevalentemente le donne con 335.006 pensioni contro le 261.634 destinate ai lavoratori. Tuttavia, l’importo medio mensile versato alle lavoratrici risulta sensibilmente più basso: 1.005 euro, mentre quello degli uomini è di 1.415. Sempre nei primi nove mesi del 2022, oltre alle 195,852 pensioni anticipate, sono stati liquidati 207.789 trattamenti di vecchiaia, 29.224 d’invalidità e 163.775 ai superstiti.

La riscrittura delle regole

Sono dati a cui dovrà guardare con attenzione il governo Meloni nella riscrittura delle regole pensionistiche al fine di scongiurare un ritorno in forma integrale della Legge Fornero a partire dal gennaio 2023. L’esecutivo sembra comunque orientato a prolungare Opzione donna (insieme ad Ape sociale) a tutto l’anno prossimo. La novità invece è rappresentata dal fatto che il governo sembra intenzionato a valutarne l’estensione anche agli uomini, seppure con una soglia di età anagrafica più alta. La premier, Giorgia Meloni, si trova però con pochissimi margini di bilancio per intervenire sul capitolo pensioni.

Le proroghe

A causa della rivalutazione degli assegni all’inflazione, il dossier è infatti parecchio costoso. Soltanto per l’indicizzazione delle pensioni alla corsa dei prezzi, la spesa per le casse dello Stato si aggira sui 25 miliardi, 8 dei quali saranno da trovare con la manovra. La strada che intende percorrere il governo, in attesa di varare una riforma strutturale che però richiede un’attenta riflessione visto il delicato equilibrio dei conti pubblici, sembra essere quella di prorogare le misure in scadenza. Resta da capire il destino di Quota 102: sarà prolungata nell’attuale versione o subirà delle modifiche?