La ricetta di Patuelli: "Aziende attente ai tassi. Rischio crisi con l’aumento"

Il presidente di Abi: accantonare più utili per evitare di deteriore i crediti. "La vigilanza di Bankitalia e Bce ha messo al sicuro le banche italiane"

Roma, 5 giugno 2023 – L’aumento dei tassi d’interesse può mettere in seria difficoltà le aziende che non lo avevano preventivato. Un rischio che, oltre a Confindustria, spaventa anche le banche, in ansia per il deterioramento dei crediti. A lanciare l’allarme dal Festival dell’Economia di Torino è Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, l’associazione dei bancari italiani. "Le imprese non hanno fatto piani pluriennali con una previsione di costi adeguati alla liquidità – ha chiarito –. Il pericolo perciò è che se i tassi dovessero rimanere per molto tempo a questi livelli o addirittura superiori, questo possa portare a crisi di impresa e al deterioramento di parti non trascurabili di credito bancario".

Antonio Patuelli
Antonio Patuelli

Il presidente dell’Abi osserva che la vigilanza della Bce e della Banca d’Italia "a maglie molto strette" ha permesso alle banche italiane di non essere toccate dalla crisi d’Oltreoceano e della Svizzera. Quanto ai bilanci del 2022 degli istituti di credito - sottolinea però - non bisogna fare l’errore di pensare che siano stati positivi grazie all’effetto dei tassi di interesse, perché i conti erano già andati bene anche nel primo semestre. "Sarebbe un’ingenerosa, ingiusta e molto parziale visione. Ci sono state fortissime operazioni di ripatrimonializzazione delle banche - ricorda Patuelli - con giganteschi aumenti di capitale, forti accantonamenti annuali, fortissime ristrutturazioni".

La situazione economica del Paese, in ogni caso, nota Riccardo Barbieri, direttore generale del Mef, sta migliorando. L’economista prevede un forte calo dell’inflazione a fine anno, vicino agli obiettivi della Bce e una crescita nel 2023 superiore all’1% precedentemente stimato "se non avremo trimestri negativi". Barbieri auspica che la "buona soluzione" trovata per Ita sia di auspicio "per riuscire a intervenire bene anche sulle crisi di altri settori".

L’analisi di Patuelli va più nel dettaglio: "Essendo molte imprese e molti cittadini abituati a tassi a zero, che sono stati a zero spaccato per sei anni e zero virgola negli altri quattro – è il ragionamento del banchiere – non hanno fatto i conti di previsione dei costi di mutui e prestiti che hanno contratto a tasso variabile negli anni a zero". Ecco dunque che le imprese "sono andate sul variabile, circa il 37%, hanno risparmiato per gli anni antecedenti e pagano di più ora, e se non hanno programmato questo costo rischiano di avere difficoltà che significa quello che Bce e Confindustria indicano, e cioè che abbiamo una prospettiva di nuove crisi aziendali".

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