Mercoledì 24 Aprile 2024

Partite Iva Il peso nascosto del debito

Bruno

Villois

eccellente risultato del Pil dei primi nove mesi dell’anno prefigura uno scenario tranquillizzante per l’economia, pur in presenza di aree di criticità. Il nostro sistema del lavoro autonomo è basato sulla piccola e micro impresa, la cui forma giuridica prioritaria è fatta di persone. Su 5 milioni di partite Iva, ben 4 milioni adottano questa impostazione e il loro rapporto tra capitale di rischio, dedicato o investito , e il debito, soprattutto bancario, è sovente sbilanciato. Di fatto, la loro patrimonializzazione aziendale è particolarmente fragile. In questo quadro , a causa della pandemia, lo Stato ha dovuto imporre il ricorso alle moratorie delle scadenze debitorie bancarie degli anni 2020 e 21,in modo da riportare a nuovo il debito dal 2022.

A tale forma agevolata hanno aderito oltre 2,7 milioni di soggetti, in maggioranza piccole e piccolissime imprese. Nell’arco del periodo citato risulterebbe che oltre i 23 delle partite Iva siano autonomamente rientrate nei regimi ordinari. Ne sarebbero rimaste 700800 mila che, a partire da gennaio prossimo, dovrebbero corrispondere le somme arretrate, oltre al dovuto. I maggiori istituti di credito, di fronte all’ipotetica crescita di insolvenze, hanno accantonato riserve per coprirne gli effetti e consentire rientri dilatati nel tempo. Si può però pensare che una parte dei debitori non avrà alcuna possibilità di onorare gli impegni. Quale possa essere il numero degli insolventi e l’entità del debito è difficile dirlo. Secondo alcune stime si tratterebbe di metà della platea, per un importo complessivo superiore ai 50 miliardi, ovvero almeno un 3% del debito della clientela in pancia alle banche. Un problema sostenibile, purché la crescita resti cospicua.

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