Sabato 20 Aprile 2024

Partite iva in calo: la crisi si fa sentire

Quelle aperte nel primo trimestre 2022 sono state il 12,4% in meno rispetto allo stesso periodo del 2021

Partite Iva

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Milano, 14 novembre 2022 - Anche per gli autonomi e i professionisti la crisi si fa sentire. Nel terzo trimestre, quello terminato a settembre, infatti, le nuove partite Iva aperte sono state il 12,4% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Un calo significativo, insomma. In numeri, tra luglio e settembre sono state aperte 94.080 partite Iva. É quanto emerge dagli ultimi dati dell’Osservatorio sulle partite Iva pubblicato dal dipartimento delle Finanze del Ministero dell’economia. Dati che consentono di tracciare un quadro della situazione del mondo di autonomi e professionisti. Va detto il calo del settore va avanti da anni. Almeno dal 2016, per la precisione a giugno, quando si toccò il record storico: i microimpenditori erano pari a 5,428 milioni. Da allora la riduzione è stata progressiva e costante. A dicembre dell’anno scorso, le partite Iva erano "solo" 4,873 milioni, il dato più basso di sempre. Tornando alle statistiche più recenti, relative al terzo trimestre 2022, le nuove aperture sono state dovute per il 69,7% da persone fisiche, il 21,8% da società di capitali e il 2,8% da società di persone. La parte restante, marginale, è costituita da quelli che il ministero qualifica come "non residenti" e "altre forme giuridiche" che rappresentano soltanto il 5,6% del totale delle nuove aperture.

Partite Iva
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Il calo generale del 12,4% si riflette in tutti i soggetti giuridici. Diminuiscono del 56,3% i non residenti, dell’8,5% le società di persone, del 7,8% le persone fisiche e del 5,2% le società di capitali. Per quanto riguarda la ripartizione territoriale, il 47,7% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 21,2% al Centro e il 30,6% al Sud e Isole. Il confronto con l’anno scorso permette di evidenziare come il calo più forte nel numero di avviamenti sia avvenuto in Friuli-Venezia Giulia (-30,8%), seguito da Molise (-21,2%) e Lombardia (-19,5%). L’unico territorio con dati in attivo è la Valle d’Aosta (+2,2%).

Venendo alla classificazione per settore produttivo, il commercio è quello che registra da sempre il maggior numero di avviamenti che, nel terzo trimestre, sono pari al 20% del totale. A questo seguono, con il 17%, le attività professionali e, con il 10,4%, le costruzioni. Rispetto al terzo trimestre del 2021, tra i settori principali i maggiori aumenti si notano nell’istruzione (+21,5%), nei trasporti (+15,6%) e nelle attività artistico-sportive (+10%).

Le diminuzioni più rilevanti si registrano invece nell’agricoltura (-30,5%), nel commercio (-30,2%) e nell’edilizia (-15,1%). Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione di genere mostra una sostanziale stabilità, con gli uomini in testa al 60,8%. Il 50,7% delle nuove aperture è stato avviato da giovani fino a 35 anni ed il 30,3% da soggetti appartenenti alla fascia dai 36 ai 50 anni. In confronto al corrispondente periodo dello scorso anno tutte le classi mostrano un calo nel numero di avviamenti: dal -4,2% della classe più giovane al -19,7% della più anziana. Inoltre, gli stranieri sono sempre più importanti: si evidenzia che il 22,4% delle aperture è operato da un soggetto nato all’estero. Infine, nel periodo preso in considerazione dal rapporto del Mef, 44.713 soggetti hanno aderito al regime forfetario, pari al 47,5% del totale delle nuove aperture, con una flessione del 3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. 

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