Partite Iva, le nuove regole. Sarà più difficile aprirle e chiuderle

In Manovra alcune novità di settore. Tra tutte: le chiusure d'ufficio delle Partite Iva dichiarate abusive saranno accompagnate da una sanzione pecuniaria di 3mila euro della quale dovranno rispondere 'solidalmente' anche i commercialisti. Ecco cosa cambia

Partite Iva

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30 novembre 2022 -  Tempi duri per gli autonomi a singhiozzo, fra strette contro gli habitué della Partita Iva 'apri e chiudi', una maggiore responsabilizzazione della categoria dei commercialisti, dure sanzioni contro gli abusivi e obbligo di fidejussione per chi intenda riaprire una posizione chiusa d'ufficio. Sono questi, in estrema sintesi, i caratteri delle nuove misure di contrasto dell'evasione dell'imposta sul valore aggiunto contenute negli articoli 36 e 37 del ddl di bilancio 2023 appena varato dal governo Meloni.

Multe anche per i commercialisti 

Innanzitutto, dal prossimo anno, le chiusure d'ufficio delle Partite Iva dichiarate abusive saranno accompagnate da una sanzione pecuniaria di 3mila euro della quale dovranno rispondere 'solidalmente', oltre ai titolari delle stesse, anche "gli intermediari che hanno trasmesso la dichiarazione di inizio attività". Compresi, al netto dei commercialisti, i gestori delle piattaforme elettroniche attraverso le quali transitassero le false dichiarazioni. Questo, chiaramente, nel caso questi ultimi "non abbiano adottato la dovuta diligenza per accertare che l'interessato svolgesse effettivamente un'attività economica soggetta all'Iva".

Controlli anti frode più severi

Poi, l'inasprimento della vigilanza sulle frodi passerà anche dalle "specifiche analisi del rischio connesso al rilascio di nuove Partite Iva" delle quali si incaricherà l'Agenzia delle Entrate. Con il contribuente che verrà invitato a "esibire la documentazione contabile prevista dal dpr n. 600/73, se obbligatoria, per comprovare il possesso della c.d. soggettività passiva dell'imposta". Ovvero la prova "dell'esercizio effettivo di un'attività d'impresa o di lavoro autonomo", assieme alla certificazione "dell'assenza dei rischi individuati". E basteranno un esito negativo degli accertamenti o la mancata ottemperanza del contribuente ai controlli perché la posizione Iva sia cancellata d'ufficio.

Il ruolo dell'intermediario 

Per quanti incorreranno in questa chiusura d'ufficio, poi, ai sensi della nuova disposizione scatterà l'obbligo, nel caso richiedano l'apertura di una nuova posizione, di depositare "una garanzia triennale di ammontare non inferiore a 50mila euro, od anche superiore in presenza di debiti per violazioni tributarie pregresse". Solo dopo, però, avere saldato la sanzione amministrativa di 3mila della quale, come detto, "risponderà solidalmente anche l'intermediario che ha trasmesso per conto dell'interessato la dichiarazione con la richiesta di attribuzione del numero di partita Iva”. Ove questi abbia agito, come spiegato nella relazione illustrativa del provvedimento, "con dolo o colpa grave, salvo che non sia in grado di dimostrare il proprio errore incolpevole, avendo adottato la diligenza connessa al proprio profilo professionale, quale ad esempio l'adeguata verifica della clientela".

Vendite online

Parlando di vendite tramite piattaforme digitali, infine, il contrasto all'evasione dell'Iva sulle vendite online a privati consumatori, (tracciabili, sì, ma esenti da obblighi di certificazione fiscale) passerà dal ritorno, in versione ridotta, di un "obbligo di comunicazione a carico dei gestori delle piattaforme che facilitano tali vendite" già previsto, in passato, dal dl n. 34/2019. Questi ultimi, infatti, saranno tenuti a trasmettere all'Agenzia delle Entrate la documentazione relativa ai soggetti fornitori ed alle operazioni effettuate. Facendo riferimento, però, solo "alle vendite a consumatori finali dei beni mobili, esistenti nel territorio dello stato, che saranno individuati con decreto del Ministero dell'Economia". Nessun nuovo obbligo, dunque, per "le vendite a distanza intracomunitarie e di beni d'importazione", per le quali sono invece previste "specifiche disposizioni in materia di Iva, sia di carattere sostanziale che procedurale". E, entrando nel dettaglio delle tipologie di beni soggette al nuovo adempimento, stando alle parole del Governo vi saranno compresi "telefoni cellulari, console da gioco, tablet, pc e laptop", nonché gli "altri beni mobili eventualmente individuati con successivo decreto del ministro dell'economia e delle finanze".

Critiche dei commercialisti

Quanto alle prime levate di scudi contro alle nuove strette, è già arrivata quella del Consiglio nazionale dei commercialisti in merito all'articolo della bozza che parla di "responsabilità solidale degli intermediari". Poiché si tratterebbe di "una norma che determina un ingiustificato aggravio di responsabilità a carico di chi, peraltro, non dispone certo degli strumenti a disposizione dell'Agenzia delle Entrate per verificare l'affidabilità del soggetto che richiede l'attribuzione della Partita Iva". E anche perché, come sottolineato dal tesoriere del Consiglio nazionale con delega all'area fiscale, Salvatore Regalbuto, "l'intermediario può essere chiamato alla responsabilità solidale per una sanzione non ravvedibile, per una violazione che si acclara attraverso controlli ex post e che, conseguentemente, può essere del tutto ignota in sede di trasmissione telematica della comunicazione di inizio attività”. Senza contare che, in molti casi, “l'intermediario ben potrebbe occuparsi solo dell'invio della comunicazione di inizio attività, senza poi conoscere come evolve l'attività del soggetto che la richiede".