Martedì 23 Aprile 2024

Parmigiano Reggiano col microchip: come funziona. "Così ci difendiamo dalle imitazioni"

Il dispositivo viene inserito nella placca di caseina (che non si mangia). Il produttore: "Tracciamento garantito"

Nel 2021 il giro d’affari al consumo di Parmigiano Reggiano ha superato quota 2,7 miliardi

Nel 2021 il giro d’affari al consumo di Parmigiano Reggiano ha superato quota 2,7 miliardi

Reggio Emilia, 5 giugno 2022 - ​È più piccolo di un grano di sale ed è l’arma segreta grazie alla quale il Parmigiano Reggiano difende la propria autenticità, anche contro le imitazioni. Si tratta di un microchip altamente resistente che viene inserito nella placca di caseina, l’unica parte che non si mangia (realizzata con proteine del latte, commestibile e sicura), introdotta vent’anni fa dal Consorzio e assegnata ad ogni forma al momento della nascita, come fosse la carta di identità del formaggio: in ogni momento si può identificare l’origine, risalendo al tracciamento di tutta la filiera grazie a un codice alfanumerico unico e progressivo e un Qr-Code che può essere scannerizzato.

Ora, con il nuovo micro-transponder si è fatto un altro passo avanti a livello di sicurezza alimentare. L’innovazione consiste proprio nella combinazione dell’etichetta di caseina con il micro-transponder p-Chip, una ‘cripto-ancora’ blockchain che crea un gemello digitale per gli oggetti fisici. "Il Parmigiano Reggiano è uno dei formaggi più antichi e famosi al mondo, ed è un prodotto simbolo dell’agroalimentare italiano – spiega Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del ‘Re dei Formaggi’ – Dalla costituzione del Consorzio nel 1934, siamo stati in prima linea per promuoverne e difenderne l’autenticità e comunicare in tutto il mondo le differenze con prodotti similari che non soddisfano i severi requisiti della Dop. Siamo fieri di essere il primo Consorzio di Tutela a introdurre queste etichette, digitali e sicure, per garantire un prodotto ancora più protetto e tracciato".

La tecnologia convince, ma quando si ha a che fare con l’alimentare occorre andare per gradi con una sperimentazione. Dopo l’approvazione, da aprile scorso a fine giugno, la nuova smart label digitale per alimenti sarà applicata su centomila forme di Parmigiano Reggiano. È la fase finale di un test su larga scala che precede la valutazione in merito alla possibilità di estendere questa tecnologia a tutta la produzione.

A sviluppare il microchip, in collaborazione col Consorzio, l’azienda olandese Kaasmerk Matec e l’americana p-Chip Corporation. "In questo modo – illustra Joe Wagner, ceo della startup statunitense – il Consorzio può controllare meglio il proprio inventario, proteggere e differenziare i propri prodotti da marchi simili e avere accesso a una tecnologia track-and-trace impareggiabile per proteggersi in caso di richiami o altri problemi". A perfezionare l’etichetta digitale ci ha pensato la specializzata realtà dei Paesi Bassi con numerosi e approfonditi test. "Da oltre 100 anni collaboriamo con i caseifici artigianali per fornire caseine cheesemarks che tutelino in modo inestimabile le loro ricette, contribuendo a salvaguardare la passione e l’artigianalità che mettono nella produzione dei loro formaggi – racconta l’amministratore delegato della Kaasmerk, Winus Sloot – In questo modo viene garantita un’ulteriore protezione sia per i consumatori sia per il Consorzio, perché l’etichettà è resistente alle manomissioni".