Reggio Emilia, 5 giugno 2022 - È più piccolo di un grano di sale ed è l’arma segreta grazie alla quale il Parmigiano Reggiano difende la propria autenticità, anche contro le imitazioni. Si tratta di un microchip altamente resistente che viene inserito nella placca di caseina, l’unica parte che non si mangia (realizzata con proteine del latte, commestibile e sicura), introdotta vent’anni fa dal Consorzio e assegnata ad ogni forma al momento della nascita, come fosse la carta di identità del formaggio: in ogni momento si può identificare l’origine, risalendo al tracciamento di tutta la filiera grazie a un codice alfanumerico unico e progressivo e un Qr-Code che può essere scannerizzato. Ora, con il nuovo micro-transponder si è fatto un altro passo avanti a livello di sicurezza alimentare. L’innovazione consiste proprio nella combinazione dell’etichetta di caseina con il micro-transponder p-Chip, una ‘cripto-ancora’ blockchain che crea un gemello digitale per gli oggetti fisici. "Il Parmigiano Reggiano è uno dei formaggi più antichi e famosi al mondo, ed è un prodotto simbolo dell’agroalimentare italiano – spiega Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del ‘Re dei Formaggi’ – Dalla costituzione del Consorzio nel 1934, siamo stati in prima linea per promuoverne e difenderne l’autenticità e comunicare in tutto il mondo le differenze con prodotti similari che non soddisfano i severi requisiti della Dop. Siamo fieri di essere il primo Consorzio di Tutela a introdurre queste etichette, digitali e sicure, per garantire un prodotto ancora più protetto e tracciato". La tecnologia convince, ma quando si ha a che fare con l’alimentare occorre andare per gradi con una sperimentazione. Dopo l’approvazione, da aprile scorso a fine giugno, la nuova smart label digitale per alimenti sarà applicata su centomila forme di Parmigiano Reggiano. È la fase finale di un test su larga scala che precede la valutazione in ...
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