Opzione donna 2023, il governo riapre il dossier pensioni. In ballo due modifiche

La misura potrebbe avere i mesi contati. La ministra Calderone: "Alcuni interventi non hanno portato consenso"

Opzione donna 2023

Opzione donna 2023

Roma, 19 gennaio 2023 – Opzione donna versione ristretta e contratta potrebbe avere i mesi contati. Il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha annunciato stamattina, al primo summit al dicastero di Via Veneto al tavolo della riforma delle pensioni, una più o meno drastica revisione del meccanismo di flessibilità varato anni fa per le lavoratrici e che è stato ridimensionato nell’ultima legge di Bilancio.

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"Alcuni interventi non hanno portato consenso, come opzione donna, comunque vi è il massimo impegno per trovare misure per rivedere alcuni passaggi della norma – ha spiegato la responsabile del Lavoro -. Il tema donna e giovani non è soltanto in opzione donna, ma permea tutto il sistema, per cui da questo tavolo devono uscire soluzioni".

Da qui la proposta di fissare per l'8 febbraio la data per un incontro di approfondimento sulla materia. Non è detto, però, che la correzione e l’ampliamento di Opzione donna arrivino a stretto giro. La stessa Calderone ha insistito, infatti, sull’esigenza di giungere a un riassetto complessivo: "Basta interventi tampone. Serve una riforma complessiva".

Ma torniamo ai possibili, nuovi, interventi su Opzione donna, prorogata di un anno, ma con notevoli restrizioni. Possono utilizzare la via di uscita (uscita anticipata ma pensione ricalcolata con il metodo contributivo, con una penalizzazione tra il 20 e il 25 per cento) le donne dipendenti e autonome con almeno 58 anni (se con due figli), 59 (se con un figlio) e 60 (senza figli) purché abbiano almeno 35 anni di contributi e rientrino in una delle seguenti categorie: invalide, caregiver, disoccupate.

Ebbene, la prima correzione potrebbe riguardare le condizioni relative all’appartenenza a determinati ambiti, per renderla generalizzata. La seconda, ma più complicata, l’eliminazione del vincolo dei figli. Il che significa, però, uniformare l’età per tutte a 60 anni. Il limite dei 60 anni, del resto, potrebbe servire anche per trovare la copertura finanziaria adeguata per modificare il meccanismo.