Giovedì 18 Aprile 2024

Pensioni, la manovra cambia ancora. Sparisce l'Opzione mamma

Tolto il riferimento ai figli. Ecco le ultime misure per le donne. Il governo: girano bozze e sono provvisorie Resta il bonus Maroni, che prevede una decontribuzione per chi decide di rimanere al lavoro

Roma, 27 novembre 2022 - La manovra per il 2023 ha quest’anno la caratteristica di essere una sorta di provvedimento a puntate. E così, giorno dopo giorno, emergono novità e dettagli che, a conti fatti, pesano significativamente per gli effetti che possono avere. E poco vale che dal Ministero dell’Economia stigmatizzino la circolazione delle bozze, rinviando al testo che sarà mandato in Parlamento lunedì prossimo. È il caso della retromarcia sull’"Opzione mamma" che torna a essere, nell’ultima versione, "Opzione donna" (senza più la correlazione tra età di uscita e numero dei figli). È analogamente il caso del bonus per chi resta al lavoro, pur potendo andare in pensione, che salirebbe dal 10 al 33 per cento dello stipendio. Ma è anche il caso del potenziamento dell’assegno unico per i figli a carico. Il sostegno sarà aumentato del 50% nel primo anno di vita del bambino. La stessa maggiorazione sarà destinata anche alle famiglie numerose con tre o più figli: in questo caso il 50% arriverà per i figli da 1 a 3 anni ma solo ai nuclei il cui Isee non supera i 40.000 euro l’anno. Dettaglio aggiuntivo questo rispetto alle informazioni circolate finora.

Giancarlo Giorgetti
Giancarlo Giorgetti

Sommario

Da 'mamma' a 'donna'

Si torna all’Opzione donna secca e senza condizioni legate al numero dei figli. Dunque, anche per il 2023 si andrà alla proroga del meccanismo operativo anche oggi. Un sistema che permette e che permetterà alle lavoratrici con 58-59 anni di età (senza più distinzioni in base al numero dei figli) di lasciare il lavoro con 35 anni di contributi, a condizione che l’assegno venga calcolato interamente con il metodo contributivo: il che comporta un taglio del 15-20 per cento dell’importo della pensione.

La versione originaria

Inserita nella manovra approvata a inizio settimana, era differente. Era stata introdotta infatti una clausola che prevedeva la possibilità di andare in pensione a un’età variabile a seconda del numero dei figli: a 58 anni con due figli, a 59 con uno e a 60 con zero. Ma, con il passare dei giorni, sono emerse perplessità sulla costituzionalità della nuova regola. Da qui la retromarcia emersa in queste ore. E così si torna alla vecchia Opzione donna. È la formula attualmente prevista per le lavoratrici dipendenti, pubbliche e private, e autonome iscritte all’Inps, che abbiano raggiunto i 58 anni di età, se lavoratrici dipendenti, o i 59, se autonome, entro il 31 dicembre dell’anno di riferimento.

Le condizioni

Resta fermo il criterio in base al quale coloro che utilizzeranno questo canale dovranno accettare una decurtazione dell’assegno perché l’intera pensione verrà calcolata con il sistema contributivo. Dovrebbero poter utilizzare questa via, nel nuovo anno, anche le lavoratrici che siano nate entro il 1963 o il 1964 e che abbiano cominciato a lavorare anche nel 1988. Si tratta delle lavoratrici dipendenti, pubbliche e private, e autonome iscritte all’Inps, che abbiano raggiunto i 58 anni di età, se lavoratrici dipendenti, o i 59, se autonome, entro il 31 dicembre 2022.

Bonus per chi resta

La manovra prevede anche un bonus "decontribuzione" per chi, potendo andare in pensione con Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi), deciderà di restare al lavoro con un aumento in busta paga per chi farà questa scelta che non sarà del 10%, come ipotizzato, ma addirittura del 33 per cento lordo. Almeno secondo la bozza della legge di Bilancio in circolazione. Ma questa misura, definita dal ministero dell’Economia "Bonus Maroni" poiché fu studiata circa 20 anni fa dall’allora ministro del Lavoro, rischia di essere poco appetibile per il pensionando se seguirà gli stessi criteri ovvero se cristallizzerà la pensione nel momento della scelta senza che si versino ulteriori contributi. In una fase nella quale gran parte dell’importo dell’assegno è legato al calcolo contributivo potrebbe far pendere la stragrande maggioranza di chi vuole lavorare pur avendo i requisiti per la pensione a farlo senza chiedere il bonus.