Nuovo catasto, effetto domino sui bonus

Ai fini del calcolo dell’Isee, in media la prima casa aumenterà il suo valore di 75mila euro. Per molti a rischio le misure assistenziali

Le abitazioni in Italia

Le abitazioni in Italia

L’unico fatto certo è che la riforma del catasto, questa volta, si farà. Dopo tanti annunci e ripetute raccomandazioni, a cominciare da quelle della Commissione europea e dell’Ocse, il governo è deciso a rivedere gli estimi catastali. Con il viatico del Pd di Enrico Letta e la netta opposizione di tutto il centrodestra, dalla Lega a Salvini fino a Forza Italia. Ma Super Mario Draghi non ha nessuna intenzione di cedere e ha deciso di adottare, anche su questo terreno minato, la sua tattica: ascoltare tutti e poi decidere. Con una sola concessione alle forze politiche: la riforma sarà a parità di gettito. Al netto, ovviamente, di tutte le risorse che potrebbero essere disponibili con l’emersione dei cosiddetti "immobili fantasma", quasi 2 milioni di particelle che sfuggono all’Agenzia delle entrate e che corrispondono, secondo gli ultimi calcoli, a 1,2 unità immobiliari. Inoltre, la riforma, salverà le prime case: in questo caso ci sarà una sorta di clausola di salvaguardia per evitare che la rivalutazione dei valori catastali si traduca automaticamente in un aggravio delle imposte.

Ma come potrebbe funzionare il nuovo catasto? La principale novità è il passaggio dall’attuale sistema di calcolo degli stimi basato sui vani a quello più realistico dei metri quadri. E, fino a qui, la differenza non dovrebbe essere clamorosa. L’obiettivo è di rendere più equa la differenza tra immobili con meno vani piuttosto grandi, rispetto alle case moderne e cittadine che solitamente scontano un numero di vani maggiore e un numero di metri quadri minori. Più impegnativi gli altri capitoli della riforma: la revisione delle categorie e la suddivisione in aree dei Comuni. In particolare, gli immobili potrebbero essere divisi in tre tipologie: quelli ordinari, gli speciali e quelli coperti dai beni culturali. È prevista, poi, una rivisitazione delle attuali zone censuarie. Attualmente, nelle grandi città, le aree sono piuttosto estese. A Milano, giusto per fare un esempio, le zone censuarie sono solamente 3. Con la riforma potrebbero lievitare fino a 41. Stesso discorso a Roma, dove si dovrebbe passare da 7 a 233. C’è poi tutto il capitolo degli "immobili fantasma", che la riforma punta a far emergere incrociando i database catastali con i numeri delle ultime dichiarazioni fiscali.

Resta da capire, però, in che modo il governo eviterà di trasformare la riforma nell’ennesimo salasso per i proprietari. Infatti, la semplice revisione degli estimi sulla base dei nuovi criteri impatterà non solo sulle tasse per la prima casa, ma anche sulle dichiarazioni Isee, con conseguenze pesanti per chi, avendo un basso reddito, usufruisce dei bonus o delle misure di assistenza del governo. Secondo un dossier messo a punto dalla Uil, una prima casa, ai fini del calcolo dell’Isee, aumenterà mediamente di 75mila euro con punte di 142mila euro a Milano e Venezia, 99mila euro a Trento, 76mila euro a Palermo.

Per questo si starebbe pensando di rimodulare le imposte locali che gravano sulla casa per neutralizzare, in tutto o in parte, gli effetti della riforma. E per evitare troppe differenze fra un Comune e l’altro. Il cantiere è aperto. Anche se sarà difficile mettere d’accordo tutti i partiti. Salvini ha già fatto sapere di considerare "immorale" un aumento delle tasse sulla casa. Mentre il leader del Pd, Enrico Letta, si schiera al fianco di Draghi: "Dobbiamo premiare chi ha sempre pagato le tasse. Vogliamo una riforma che renda il catasto più equo e funzionale, grazie alla digitalizzazione. Si tratta di un intervento atteso da decenni".