Giovedì 25 Aprile 2024

Nuove regole per le banche Imprese a rischio

Col rosso di cento euro sul conto si rischia il default. Ma gli istituti possono consentire sconfinamenti

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di Achille Perego

Rischio default per migliaia di imprese. E’ quello rappresentato, insieme con la crisi da Covid, dall’introduzione dal 1° gennaio delle nuove norme europee sul ritardo nel rimborso delle rate dei finanziamenti e il rosso sui conti correnti. Le nuove regole – varate dall’Eba, l’Autorità bancaria europea, nel 2016 e recepite da Bankitalia a giugno 2019 – prevedono che sia considerato come "arretrato rilevante", dopo solo 90 giorni e non più 180, un ammontare superiore a 500 euro (o 100 nel caso di imprese che abbiano finanziamenti inferiori al milione di euro) eo che rappresenti più dell’1% del totale delle esposizioni verso la banca. In questo caso si viene segnalati alla Centrale rischi come cattivi pagatori ma soprattutto classificati in default per tutte le linee di credito. E inizia un calvario che può portare – tra blocco dei conti e richieste di rientro – alla difficoltà a pagare dipendenti e fornitori piuttosto che i contributi Inps o le bollette, fino al fallimento. Ma anche, denuncia Unimpresa, a una stretta del credito per milioni di aziende. In realtà le banche non sarebbero obbligate ad applicare subito le procedure previste per i default. Lo ha chiarito la stessa Bankitalia spiegando che "la classificazione in default sulla base dei nuovi criteri può avere riflessi sulle relazioni creditizie fra gli intermediari e la loro clientela".

Ma "la nuova definizione di default non introduce un divieto a consentire sconfinamenti: le banche possono consentire ai clienti utilizzi del conto che comportino uno sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto ovvero, in caso di affidamento, oltre il limite di fido". Se quindi ci sarebbe ancora spazio per misure flessibili (per cui alcune banche, a partire da Intesa Sanpaolo, hanno già preannunciato la disponibilità) resta il problema delle norme più stringenti che partiranno ancora nel pieno della crisi da pandemia i cui effetti – anche sull’aumento degli Npl, ridotti nel 2020 di altri 30 miliardi – sono stati frenati da 302 miliardi di moratorie e quasi 150 di prestiti garantiti dai decreti Covid mentre il premier Conte ha promesso di rafforzare il sistema bancario. L’Abi ha ribadito la richiesta di una sospensione o revisione delle norme che, per il presidente Antonio Patuelli, è sempre possibile, anche dopo che saranno entrate in vigore.

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