«Numeri boom, vi spieghiamo il fenomeno Etf»

Il prodotto finanziario ’low cost’ ha cambiato il mercato

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Li chiamano i replicanti. E sono il prodotto finanziario «low cost» che ha determinato una vera e propria rivoluzione nel mondo degli investimenti finanziari. Capace di fare una concorrenza sempre più forte ai fondi comuni. Non è un caso che a livello mondiale quest’anno gli Etf (acronimo di Exchange Traded Fund) abbiano superato la soglia dei 5mila miliardi di euro. E se continuano i tassi di crescita attuali, nel 2023 oltre 11mila miliardi nel mondo potrebbero essere investiti in Etf. Una crescita che, secondo Moody’s, andrà a togliere quote di mercato a fondi d’investimento e Sicav, con gli Etf che passeranno dal 15% al 22% delle masse gestite mondiali nel 2025. La presenza contemporanea dell’introduzione della nuova direttiva europea Mifid 2 – che ha imposto maggiore trasparenza anche sul fronte delle commissioni versate a chi, come il promotore finanziario o il private banker, gestisce i risparmi -, di tassi bassi se non addirittura negativi e quindi la ricerca di riduzione dei costi per gli investitori hanno contribuito al crescente successo degli Etf anche in Italia.

Tanto che quest’anno è stato raggiunto il traguardo storico di mille prodotti quotati in Piazza Affari. La sfida tra Etf e fondi era il titolo dell’incontro che si è svolto al recente IT Forum di Milano – con media partner QN Economia – che ha visto, all’interno dell’impegno per diffondere sempre più cultura ed educazione finanziaria, spiegare il funzionamento e le opportunità offerte dagli Etf con due relatori-consulenti indipendenti come Salvatore Gaziano (nella foto a sinistra), direttore investimenti e socio fondatore di SoldiExpert SCF (https:soldiexpert.com) e autore, tra l’altro, di una guida dedicata proprio agli Etf («Come investire oggi i tuoi risparmi con minori costi e maggiori profitti») e Gabriele Bellelli (nella foto a destra) che opera come trader, educatore e scrittore («Manuale dell’investitore consapevole» e «Mani in alto, questa è una banca»). Gli Etf sono negoziati in Borsa come un’azione e hanno come unico obiettivo quello, appunto, di replicare l’indice al quale si riferiscono (panieri di Borsa, titoli, obbligazioni, valute, materie prime) attraverso una gestione passiva sebbene ultimamente sul mercato siano arrivati anche prodotti (come gli Etf Smart Beta) che hanno caratteristiche che si avvicinano alle gestioni attive e che vanno valutati, sottolinea Bellelli, con prudenza perché non venga snaturata la natura originaria di questo strumento che non ha bisogno di un gestore.

A renderli più appetibili dei fondi – nei quali vengono anche inseriti Etf come sottostanti – sono i costi di gestione. In continua riduzione. Tanto che su un mercato che vede presenti tre grandi operatori (BlackRock, State Street e Vanguard), se nel 2012 il costo medio degli Etf sull’indice S&P 500 era di 40 punti base, oggi il pricing medio viaggia a 7. Del resto, avverte Graziano, perché pagare a un gestore commissioni annue che possono arrivare anche al 4% e che riducono sensibilmente le plusvalenze se non addirittura azzerarle in tempi di tassi bassi? Gli Etf invece hanno il pregio di potere essere scambiati come le azioni con pochissimi clic sul proprio home banking e offrono liquidità immediata ma con la diversificazione tipica offerta dai fondi.

Costano però solo una frazione dei fondi «di cui quasi sempre sono più interessanti nel tempo anche come rendimenti». E quindi, se utilizzati e assemblati come dei mattoncini Lego, nel modo opportuno, e con i consigli di un consulente indipendente, scrive Graziano nella sua guida agli Etf «sono uno degli strumenti finanziari più interessanti per gli investitori di tutte le tasche».

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