Mercoledì 24 Aprile 2024

Non solo Whatsapp, ecco le principali App di messaggistica istantanea: quali sono le più sicure?

Miliardi di persone le usano ormai per comunicare quotidianamente senza prestare troppa attenzione ai rischi per la privacy

L'evoluzione digitale, negli ultimi anni, ha reso talmente ordinari i balzi in avanti da farci perdere, forse, la nozione stessa di rivoluzione tecnologica. Chi solo una ventina di anni fa trepidava nell'attesa di un sms da parte della fidanzatina o del fidanzatino di allora, infatti, è passato da Windows 95 al multiverso quasi senza accorgesene, finendo per considerare 'normali' miracoli della tecnica come la messaggistica istantanea. Già, perché la possibilità di scambiarsi parole, immagini e contenuti di ogni genere in tempo reale, del tutto ordinaria per i miliardi di esseri umani che la sperimentano ogni giorno, ha in realtà avuto effetti estremamente profondi sul nostro modo di lavorare, di relazionarci con gli altri e addirittura di pensare. Ma quali sono le app di 'instant messaging' più usate? E in che cosa si differenziano le une dalle altre?

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Per rispondere non si può che iniziare la disamina da WhatsApp, l'applicazione leader incontrastata del settore creata nel 2009 da WhatsApp Inc. e finita, dal 19 febbraio 2014, sotto l'ombrello di Meta. I suoi numeri sono spaventosi, con quasi 2,5 miliardi di utenti nel mondo, 35 milioni, al giugno dello scorso anno, solamente in Italia e un utilizzo medio mensile nel nostro Paese che, nel 2022, ha sfiorato le 11 ore pro capite. Come i principali competitor, è un'app di messaggi 'criptata' attraverso la tecnologia peer-to-peer (dove le comunicazioni sono, quindi, non mediate da un servizio centrale) e, benché non sia stata la prima a nascere, ha acquisito il suo evidente vantaggio competitivo grazie alla semplicità di utilizzo e alla pionieristica possibilità di utilizzo via desktop (oltre che da dispositivo mobile). Mantenendo poi quel vantaggio grazie all'investimento della nuova proprietà (la stessa di Facebook) sulla creazione di una parallela infrastruttura commerciale (WhatsApp Business).

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Poi c'è Telegram. Che, nata nel 2013 dall'ingegno dei fratelli russi fondatori del social network VK, Nikolaj e Pavel Durov, è ufficialmente controllata da Telegram LLC, organizzazione non a scopo di lucro con sede a Dubai. Anche qui, il numero di utenti è da capogiro (almeno 500 milioni al mese nel mondo e ben 15,5 in Italia, con 2,9 ore mensili di utilizzo) e il punto di forza, a detta di molti, sta proprio nella difficile tracciabilità delle conversazioni che ospita. Alla base tra l'altro, assieme alla provenienza di russa, di una certa diffdenza da sempre mostrata al suo indirizzo da buona parte delle autorità delle telecomunicazioni dei paesi occidentali. Perché Telegram, a differenza di WhatsApp, non salva i messaggi in locale sul nostro dispositivo, bensì crea in automatico un backup sul Cloud proprietario, senza bisogno di ricorrere a Cloud esterni come Google Drive (dove i backup vengono creati in chiaro, senza cifratura, e possono essere quindi letti da chiunque). E c'è anche il caro vecchio (si fa per dire) Skype, software proprietario freeware di messaggistica istantanea e VoIP noto per legare le chat in tempo reale alla possibilità di effettuare vere e proprie telefonate, anche qui protette da un network P2P. Parliamo, benché i suoi utenti medi mensili siano ormai largamente inferiori alle 100 milioni di unità nel mondo, di un vero e proprio pioniere del comparto, sviluppato dagli svedesi Niklas Zennström e Janus Friis per conto di Sharman Networks e lanciato sul mercato il 29 agosto 2003, sostanzialmente un'era geologica fa. A valle di una soluzione tecnica elaborata dal trio estone formato da Jaan Tallinn, Ahti Heinla e Priit Kasesalu. Skype fa uso di un protocollo VoIP (Voice over IP) proprietario (cioè, come riportano le pagine del suo sito, non formalizzato in alcuno standard internazionale) per trasmettere le chiamate. E i dati che vi immettiamo, quindi, vengono cifrati utilizzando algoritmi non di pubblico dominio. Assicurando all'utente (e questo pare uno dei più importanti vantaggi della messaggistica istantanea per chi ne fa uso) un grado di protezione della comunicazione comparabile con quello dei più diffusi standard crittografici. In Italia, vi fanno affidamento ancora oltre 3,1 milioni di persone ogni mese. Infine, un posto di riguardo fra le app di instant messaging lo aveva occupato per lungo tempo l'ormai sempre più desueta Facebook Messenger, in progressivo crollo rispetto alla 'sorella acquisita' WhatsApp ma ancora capace, a metà 2022, di tenere online 14,5 milioni di italiani (-21%, però, sul pari periodo 2021). Mentre la sorpresa più recente si chiama Discord, nata per incontrare le esigenze del mondo del gaming e ora divenuta perfetta (lo provano gli 1,9 milioni di utenti italiani nel 2022, +29% anno su anno) per fare da aggregatore per comunità in espansione come quella dei possessori di Nft. Google Chats (la ex Google Hangouts) e Google Meet, invece, lo scorso anno mettevano ancora assieme lungo la Penisola oltre 1,8 milioni di persone (-52% sul 2021), benché gli utilizzatori di un dispositivo Android in Italia siano un numero esponenzialmente maggiore.

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