La Malfa
Pur prendendo atto che in questo momento le economie europee non vanno affatto bene, il consiglio della Bce ha deciso un ulteriore aumento dello 0,25% dei tassi di interesse. La giustificazione che ne ha dato la presidente Lagarde è che l’inflazione è ancora superiore al 5%, troppo lontana da quel 2% che la Bce ritiene di dover assicurare all’area dell’euro.
Di fronte agli attuali segnali di flessione dell’attività produttiva, sarebbe stato meglio lasciare fermi i tassi d’interesse, ma il modo in cui la decisione è stata presentata induce comunque a ritenere che, salvo un improbabile improvviso riaccendersi dell’inflazione, non ci saranno ulteriori aumenti dei tassi nei prossimi mesi. Forse fra qualche tempo potrebbe addirittura iniziare un movimento nell’opposta direzione per aiutare la ripresa dell’economia europea.
In momenti come questi si vede chiaramente che il vero problema dell’area dell’euro è costituito dal fatto che a livello europeo disponiamo solo della politica monetaria. Quando tutti gli indicatori sono univoci, uno strumento può bastare: se c’è poca crescita e bassa inflazione la Bce può fare una politica espansiva; se c’è molta crescita e molta inflazione deve per forza restringere. Il problema sorge quando bisogna combattere insieme inflazione e depressione. Servirebbe un secondo strumento da affiancare alla politica monetaria. Servirebbe un bilancio europeo e un Ministro del Tesoro europeo.
La scommessa del Trattato di Maastricht fu che la moneta unica avrebbe imposto la nascita del Tesoro europeo. Non è stato così: 25 anni dopo il problema è aperto. Ed è destinato a restare tale se non vi sarà una generazione di europeisti che imponga il passo in avanti. Ma il paradosso è che lo scontento rafforza i partiti sovranisti che ovviamente non pensano affatto in termini europei. È una contraddizione da cui non si vede una via di uscita.