
New York ha dichiarato guerra ad AirBnb. E per il momento sembra aver vinto. Da martedì 5 settembre, infatti, entrano in vigore le nuove regole sugli affitti brevi, regole che renderanno praticamente impossibile affittare un intero appartamento solo per qualche giorno. In pratica, si tratta di un ‘divieto di fatto’ che bloccherà almeno il 70% degli attuali alloggi in affitto brevissimo a New York.
Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
La nuova ‘legge locale 18’ prevede che chi vuole affittare una stanza o un appartamento debba prima registrarsi presso un apposito registro dell’Ufficio del Sindaco per l’applicazione delle leggi speciali, ed ottenere una sorta di ‘certificazione di conformità’. E fin qui, si tratterebbe solo un adempimento burocratico, per quanto fastidioso. Intanto, non si potranno pubblicare annunci fino a quando non si è in possesso della dichiarazione di conformità.
Ma la registrazione non basterà. Proprietario o locatario che sia, chi vuole mettere in affitto un intero appartamento o una stanza per meno di 30 giorni dovrà abitare fisicamente nella casa per la durata del soggiorno.
In pratica, questo rende impossibile affittare per meno di 30 giorni, ad esempio alle migliaia di turisti che solitamente si fermano nella Grande Mela per meno di una settimana. Si potrà solo affittare una o due stanze (massimo due ospiti in totale), ma a patto di vivere nella stessa casa.
Per chi non rispetterà il divieto, è prevista una sanzione civile di 5.000 dollari per ogni violazione: quindi se si affitta in modo ‘sbagliato’ due volte, la sanzione sarà di 10.000 dollari, e così via. Probabilmente, solo chi affitta case di lusso a cifre esorbitanti potrà rientrare della spesa, ma in questo modo perderà probabilmente buona parte dei guadagni.
Facile intuire che il grande business che ruota intorno ad Airbnb verrà stravolto, almeno a New York. Certo, i turisti non potranno più cercare di risparmiare rispetto ai prezzi degli hotel, o scegliere un alloggio in base alle proprie esigenze (ad esempio, in una zona particolare della città, o non cenare fuori tutti le sere, ecc ecc). Dal canto suo, la piattaforma di home sharing perderà gli introiti derivanti dalle transazioni e dai costi che vengono addebitati sia a proprietario che ad affittuario: è stato calcolato che in questo modo scompariranno dagli annunci di Airbnb il 70% delle locazioni disponibili (fino a lunedì) a New York. Nel 2022, dalle locazioni nella Grande Mela, Airbnb ha ricavato 85 milioni di dollari, una cifra destinata a ridimensionarsi drasticamente
Ma il divieto colpirà chi ha fatto investimenti, piccoli o grandi, nell’home sharing. Si tratta di singoli o di società, che hanno comprato appartamenti proprio per metterli in affitto. Per chi utilizza la piattaforma, in tutto il mondo, non è raro imbattersi in un ‘host professionale’ o in società che gestiscono decine e decine di appartamenti.
C’è da dire che Airbnb si è opposta in ogni modo a questa nuova ‘legge locale 18’. Due le cause intentate per contestare la legge, una dal gigante dell’home sharing e l’altra da tre host. Ma la giudice statale Arlene Bluth le ha respinte entrambe, sottolineando che la prevalenza di affitti illegali nella città che non dorme mai.
È “un colpo alla sua economia turistica”, è stata la risposta del direttore delle politiche globali di Airbnb, Theo Yedinsky. Ma la legge entrerà in vigore martedì, anche se c’è ancora la speranza di una deroga per chi non è riuscito a registrarsi (le dichiarazioni di conformità vengono rilasciati non proprio velocemente, a quanto sembra). Ma una eventuale deroga sarà solo una (possibile) soluzione temporanea.
La decisione della città di New York affronta di petto un problema che ormai affligge tutte le città turistiche del mondo. La proliferazione incontrollata degli affitti brevi, e il processo che snatura i centri abitati, che diventano sempre più ‘dormitori per turisti’ sempre meno disponibili e vivibili per chi ci abita (a partire dalle cifre proibitive per affittare o acquistare ‘normalmente’ una casa).
Per Airbnb e per altre piattaforme di home sharing, rischia di diventare un precedente davvero pericoloso, se venisse applicato a tappeto in altre città. A maggior ragione se regole simili venissero applicate, oltre che negli States, anche in Europa.