Mutui dal tasso variabile al fisso, chi può cambiare e le condizioni da rispettare

Le novità con la manovra. Un'operazione che, in questo periodo segnato dalla stretta monetaria della Bce, può rappresentare un indubbio vantaggio. Ecco la guida

Con la manovra economica c’è una buona sorpresa per chi ha sottoscritto mutui a tasso variabile. Infatti, il governo, ha deciso di rimettere mano ad una vecchia norma (la legge 106 del 2011) entrata in vigore nel 2012 che consente il passaggio ai tassi fissi praticamente a costo zero. Un’operazione che, in un periodo come questo segnato dalla stretta monetaria decisa dalla Bce e che potrebbe continuare nei prossimi mesi, può rappresentare un indubbio vantaggio per i risparmiatori. Ma ecco, nel dettaglio, come potrebbe funzionare il passaggio dal variabile al fisso e quali possono essere i vantaggi.

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Mutui, passare al tasso fisso
Mutui, passare al tasso fisso

Chi può cambiare mutuo

Quasi sicuramente potrà passare al tasso fisso chiunque abbia sottoscritto un mutuo con tasso variabile da utilizzare per l'acquisto o per la ristrutturazione di una casa prima dell’entrata in vigore della finanziaria (il primo gennaio 2023, ma la data potrebbe essere modificata nella versione definitiva della manovra). Ma ci sono altre quattro condizioni da rispettare:

1) I titolari del mutuo a tasso variabile inoltre non devono avere un reddito Isee superiore a 35 mila euro

2) Non avere morosità

3) Il mutuo non può essere superiore ai 200mila euro

4) Il tasso originale dev'essere variabile "puro": sono escluse i mutui con CAP (variabile a tetto fisso), con opzione (ovvero che già prevedono la possibilità del passaggio da un tasso all'altro), variabili a rata costante e affini.

Quali sono i vantaggi

Il tasso fisso che verrà applicato ex novo non dovrà essere superiore al tasso ottenuto sulla base del tasso minore tra l'Irs euro a 10 anni e l'Irs euro della durata residua del mutuo: per quanto riguarda lo spread, quello applicato all'Irs dovrà essere uguale a quello applicato al mutuo precedente, quello a tasso variabile. La formula è un po’ complicata ma, tradotta in soldoni, significa che al tasso fisso viene aggiunta una quota di interessi legati ai cosiddetti Irs, i contratti speculativi che consentono alle banche di ridurre le perdite in caso di tassi troppo alti con mutui a tassi fissi. Attualmente la quota di interessi legata agli Irs è dello 0,75%. Al momento i mutui a tasso variabile viaggiano verso interessi del 6%. Dal momento che quelli fissi sono al di sotto del 3%, in vantaggio è evidente. Con gli attuali tassi di interesse, la rata di un mutuo “variabile”può aumentare fino a 90 euro al mese per un prestito di 100mila euro da restituire in venti anni.  

Come fare per tornare al tasso fisso

Il sottoscrittore del mutuo deve, ovviamente, rinegoziare con la banca il suo contratto. L’operazione avverrà "gratuitamente",senza spese di commissione. Contestualmente si potrà chiedere anche una variazione della durata residua del mutuo, con un alleggerimento della rata, con un allungamento massimo di 5 anni a patto che la durata residua, al momento della rinegoziazione, non superi i 25 anni.