House with stacks of money and a rising curve symbolizing rising real estate prices

Mutui, l'aumento dei tassi fa alzare le rate dei finanziamenti

Milano, 7 marzo 2023 - “Sono sicura che molti istituti bancari sono pronti a rinegoziare i mutui”. Intervistata da alcuni giornali spagnoli, la governatrice della Banca centrale europea, Christine Lagarde, va incontro alle tantissime famiglie alle prese con i rincari delle rate dei mutui variabili. Una soluzione potrebbe essere quella di allungare i tempi per il rimborso, in modo da spalmare su un arco temporale più lungo i maggiori oneri. Ma l’uscita di Lagarde non è solo un assist a cittadini e imprese, appesantiti dai rialzi dei tassi decisi da Francoforte, ma anche un consiglio nell’interesse del sistema creditizio. "Una banca non vuole certo iscrivere debiti in sofferenza nei suoi bilanci”.  Già, perché, negli ultimi mesi, complici i rialzi dei tassi appunto, i costi dei finanziamenti per comprare casa, dopo tanti anni di letargo, sono esplosi. Si tratta di un problema che riguarda moltissime famiglie italiane. A fine 2022, i mutui concessi dal sistema bancario erano pari a 427 miliardi di euro. Secondo Bankitalia, la quota dei variabili a settembre scorso è scesa al 40%, la metà di quanti se ne stipulavano prima della crisi finanziaria del 2008. Durante gli ultimi anni di politiche monetarie ultra espansive, infatti, moltissimi si sono spostati verso il tasso fisso, divenuto estremamente conveniente. Inoltre, una novità degli ultimi tempi sono i variabili con un tetto massimo (“cap”): in pratica il tasso variabile non può superare una certa soglia. Mutui variabili: 4 strade per evitare segnalazioni Ma vediamo un po’ cosa è successo alle rate. L’impennata dei tassi ha dapprima colpito i mutui a tasso fisso per poi estendersi anche ai variabili. Riprendendo una simulazione di Repubblica, se nell’autunno 2021 su un finanziamento trentennale da 150mila euro si riusciva a ottenere un fisso appena più alto dell’1% e un variabile dello 0,5%, oggi per entrambi non si spunta niente sotto il 3,5%. Tradotto: la rata è schizzata da 440-480 euro a 630, per un maggior costo annuo che, secondo il Codacons, oscilla tra i 2.200 e i 3mila euro. Ovviamente per chi si era tutelato con il fisso non ci sono problemi: la rata è sempre la stessa. Ma per chi ha scelto un variabile l’aumento è consistente: la rata di un mutuo aperto nel 2018 (sempre 150mila a trent’anni) è passata da 460 euro al mese a 630. Soltanto i mutui più vecchi, stipulati prima del 2010, sono ancora più convenienti (all’epoca i tassi erano infatti piuttosto elevati). Purtroppo, per chi ha un variabile, i rincari non sono finiti. La rata del mutuo dell’esempio a fine anno sfonderà i 700 euro: Lagarde si è impegnata infatti ad alzare a marzo di altri 50 punti base (0,5%) i tassi, portando quello principale al 3,5%. Se tuttavia, come del resto ritengono molti analisti, ciò non dovesse bastare, e quindi la Bce decidesse di proseguire ulteriormente sulla strada dei rialzi, la rata mensile del nostro esempio potrebbe crescere di altri 80-100 euro, con un maggior onere, rispetto allo scenario attuale, del 50%. L’invito di Lagarde alle banche di andare incontro ai clienti per evitare che non riescano a rimborsare i prestiti è, però, appunto solo un suggerimento. Qualsiasi ipotesi di rinegoziazione delle condizioni contrattuali dipenderà dalle autonome decisioni degli istituti di credito. Già adesso, del resto, esiste la possibilità di surroga, ovvero di passare da un mutuo a tasso variabile a uno a tasso fisso (e viceversa), surroga che le banche sono obbligate a concedere senza costi. Va detto che, solitamente, gli istituti accettano nuovi mutuatari in ingresso a patto che abbiano già pagato almeno sei rate del vecchio mutuo. C’è infine una norma nella legge di Bilancio 2023 che consente un passaggio molto conveniente al fisso per chi, con un Isee inferiore ai 35mila euro, ha un mutuo variabile con durata residua fino a 25 anni, di valore inferiore a 200mila euro. Il nuovo tasso viene calcolato mantenendo il vecchio spread, ovvero il margine che la banca applica al tasso di riferimento, in aggiunta al più basso tra l’Eurirs a 10 anni e quello più vicino alla durata residua del finanziamento.

Economia

Milano, 7 marzo 2023 - “Sono sicura che molti istituti bancari sono pronti a rinegoziare i mutui”. Intervistata da alcuni giornali spagnoli, la governatrice della Banca centrale europea, Christine Lagarde, va incontro alle tantissime famiglie alle prese con i rincari delle rate dei mutui variabili. Una soluzione&nbsp;potrebbe essere quella di allungare i tempi per il rimborso, in modo da spalmare su un arco temporale più lungo i maggiori oneri. Ma l’uscita di Lagarde non è solo un assist a cittadini e imprese, appesantiti dai rialzi dei tassi decisi da Francoforte, ma anche un consiglio nell’interesse del sistema creditizio. "Una banca non vuole certo iscrivere debiti in sofferenza nei suoi bilanci”. 
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Già, perché, negli ultimi mesi, complici i rialzi dei tassi appunto, i costi dei finanziamenti per comprare casa, dopo tanti anni di letargo, sono esplosi. Si tratta di un problema che riguarda moltissime famiglie italiane. A fine 2022, i mutui concessi dal sistema bancario erano pari a 427 miliardi di euro. Secondo Bankitalia, la quota dei variabili a settembre scorso è scesa al 40%, la metà di quanti se ne stipulavano prima della crisi finanziaria del 2008. Durante gli ultimi anni di politiche monetarie ultra espansive, infatti, moltissimi si sono spostati verso il tasso fisso, divenuto estremamente conveniente. Inoltre, una novità degli ultimi tempi sono i variabili con un tetto massimo (“cap”): in pratica il tasso variabile non può superare una certa soglia. 
<a href="https://www.quotidiano.net/economia/mutui-1.8542435">Mutui variabili: 4 strade per evitare segnalazioni</a> 
Ma vediamo un po’ cosa è successo alle rate. L’impennata dei tassi ha dapprima colpito i mutui a tasso fisso per poi estendersi anche ai variabili. Riprendendo una simulazione di Repubblica, se nell’autunno 2021 su un finanziamento trentennale da 150mila euro si riusciva a ottenere un fisso appena più alto dell’1% e un variabile dello 0,5%, oggi per entrambi non si spunta niente sotto il 3,5%. Tradotto: la rata è schizzata da 440-480 euro a 630, per un maggior costo annuo che, secondo il Codacons, oscilla tra i 2.200 e i 3mila euro. Ovviamente per chi si era tutelato con il fisso non ci sono problemi: la rata è sempre la stessa. Ma per chi ha scelto un variabile l’aumento è consistente: la rata di un mutuo aperto nel 2018 (sempre 150mila a trent’anni) è passata da 460 euro al mese a 630. Soltanto i mutui più vecchi, stipulati prima del 2010, sono ancora più convenienti (all’epoca i tassi erano infatti piuttosto elevati). 
Purtroppo, per chi ha un variabile, i rincari non sono finiti. La rata del mutuo dell’esempio a fine anno sfonderà i 700 euro: Lagarde si è impegnata infatti ad <a href="https://www.quotidiano.net/cronaca/la-bce-alza-ancora-i-tassi-nuovo-salasso-per-mutui-e-prestiti-e-in-marzo-arriva-un-altro-rincaro-1.8499101">alzare a marzo di altri 50 punti base (0,5%) i tassi</a>, portando quello principale al 3,5%. Se tuttavia, come del resto ritengono molti analisti, ciò non dovesse bastare, e quindi la Bce decidesse di proseguire ulteriormente sulla strada dei rialzi, la rata mensile del nostro esempio potrebbe crescere di altri 80-100 euro, con un maggior onere, rispetto allo scenario attuale, del 50%. 
L’invito di Lagarde alle banche di andare incontro ai clienti per evitare che non riescano a rimborsare i prestiti è, però, appunto solo un suggerimento. Qualsiasi ipotesi di rinegoziazione delle condizioni contrattuali dipenderà dalle autonome decisioni degli istituti di credito. Già adesso, del resto, esiste la possibilità di surroga, ovvero di passare da un mutuo a tasso variabile a uno a tasso fisso (e viceversa), surroga che le banche sono obbligate a concedere senza costi. Va detto che, solitamente, gli istituti accettano nuovi mutuatari in ingresso a patto che abbiano già pagato almeno sei rate del vecchio mutuo. 
C’è infine una norma nella legge di Bilancio 2023 che consente un passaggio molto conveniente al fisso per chi, con un Isee inferiore ai 35mila euro, ha un mutuo variabile con durata residua fino a 25 anni, di valore inferiore a 200mila euro. Il nuovo tasso viene calcolato mantenendo il vecchio spread, ovvero il margine che la banca applica al tasso di riferimento, in aggiunta al più basso tra l’Eurirs a 10 anni e quello più vicino alla durata residua del finanziamento.

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La Bce ha invitato le banche da andare incontro ai clienti. Già oggi le rate sono aumentate da 440 euro a 630. Entro fine anno, la previsione è che possano sfondare quota 700 euro

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