Venerdì 19 Aprile 2024

Elon Musk come Caligola: nomina il suo cane Floki come Ceo di Twitter

Il multimiliardario proprietario del social network ha fatto un post per annunciare la scelta, un po' come fece l'imperatore romano che nominò Senatore il suo cavallo

Una foto con un cane seduto alla scrivania con indosso una t-shirt nera con la scritta bianca "Ceo" (in italiano amministratore delegato). Davanti a sè ha un foglio che, oltre al logo di Twitter riporta il nome: "Floki" e il ruolo: "Ceo, Chief Executive Officer".  A postarla su Twitter è stato Elon Musk con il commento: "Il nuovo Ceo di Twitter è fantastico".

La copertina di Time sull’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk
La copertina di Time sull’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk

Il nuovo Ceo di Twitter

Un'investitura non da poco per il quadrupede visto che ad assegnargli i galloni di "capo di Twitter" è proprio il proprietario del social network, il multimiliardario Elon Musk. Un'investitura che suona un po' come una goliardata anche se, conoscendo l'eccentricità di Musk, non è escluso che sia una scelta "vera".

Chi è Floki

Dunque Floki, il cane razza Shiba Inu di Elon Musk, sarà il Ceo in itinere di Twitter in attesa che Musk decida, come recentemente annunciato, a chi assegnare il ruolo di Ceo entro la fine del 2023.

Il successore di Musk

Parlando in collegamento video al World Government Summit di Dubai, il miliardario ha risposto alle domande sul suo successore: per prima cosa "penso di dover stabilizzare l'organizzazione e assicurarmi che sia in una situazione finanziaria sana - ha detto -. Immagino che probabilmente verso la fine di quest'anno sia un buon momento per trovare qualcun altro che gestisca l'azienda".

Il sondaggio che ha "licenziato" Musk

A dicembre, dopo che milioni di utenti di Twitter avevano votato per la sua cacciata in un sondaggio che aveva organizzato lui stesso sulla piattaforma, Musk (che nel 2022 era diventato proprietario di Twitter sborsando una cifra record di 44 miliardi di dollari) ha dichiarato che si sarebbe dimesso dalla carica di Ceo, ma solo quando avesse identificato un successore.

Musk come Caligola

Inutile dire che il gesto di Musk di nominare un animale come amministratore delegato ricorda quello dell'imperatore romano Caligola che, salito al potere nel 37 dopo Cristo, nominò il suo cavallo Senatore. Un gesto che Caligola fece per sminuire il lavoro dei senatori e per dimostrare che un animale potesse svolgere degnamente, se non meglio degli uomini, quel ruolo. Un'intenzione che non sembra molto differente da quella di Musk che in uno dei commenti al tweet scrive “Il mio cane Floki sarà meglio dell’altro tipo” con un non certo velato riferimento all'ex Ceo, Parag Agrawal, licenziato da Musk non appena diventato proprietario del social network.

Twitter traballa

Da quando Musk è diventato il proprietario di Twitter il social non ha certo brillato. E proprio lo stesso Musk ha recentemente scritto su Twitter che gli ultimi mesi sono stati "estremamente difficili", ma ha precisato che la società di social media "ora tende al pareggio".  

Musk, che è anche Ceo di Tesla e SpaceX, ha spiegato nel tweet che ha dovuto "salvare Twitter dalla bancarotta" mentre continuava a seguire le altre società. "Non augurerei quel dolore a nessuno", ha scritto il miliardario. "Twitter ha ancora delle sfide, ma ora tende al pareggio. Il sostegno pubblico è molto apprezzato!".

Bilanci e licenziamenti

Da quando ha acquisito la società per 44 miliardi di dollari, Musk, ha registrato la fuga di centinaia di inserzionisti, sia per la poca chiarezza nella gestione, sia per la scelta di riammettere sulla piattaforma figure controverse come i negazionisti dell'Olocausto. Secondo la newsletter tecnologica Platformer, le entrate giornaliere di Twitter sono diminuite del 40% su base annua nel gennaio 2023. La piattaforma poi è stata citata in giudizio per il mancato pagamento di vari partner, venditori ed ex dipendenti. Sotto la gestione Musk, Twitter ha ridotto drasticamente l'organico (3.700 i licenziamenti annunciati) e cambiamenti interni che hanno costretto molti a dimettersi.

 

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