Mercoledì 24 Aprile 2024

Multe ai negozianti senza il Pos E Draghi prepara i tagli alla spesa

Il premier manda ai ministri la road map delle riforme: niente ritardi o si perdono i soldi del Recovery

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Ridurre l’evasione fiscale in cinque anni del 15%, anche con sanzioni "effettive" agli esercenti che rifiutano il Pos (multe che, finora, erano rimaste sulla carta). Programmare tre anni di spending review, tra il 2023 e il 2025, per finanziare riforme come quella delle tasse. E poi, entro l’anno, varare un pacchetto di misure che vanno dalla rete ferroviaria e la sicurezza dei ponti al "Cloud", dalla riforma delle classi di laurea al biometano pulito. Pubblica amministrazione, giustizia, semplificazioni, appalti, sono già stati varati in Consiglio dei ministri. L’elenco è lunghissimo: 63 riforme legate al Recovery plan, di cui 23 entro il 2021. Non si può mancare nessuno step, per evitare di mettere a rischio i fondi in arrivo dall’Europa.

Ecco perché, alla vigilia del Ferragosto, Mario Draghi - tramite il sottosegretario a Palazzo Chigi, Roberto Garofoli – ha inviato un promemoria ai suoi ministri: bisogna "rispettare le scadenze". Una road map da percorrere passo dopo passo. L’Ue, infatti, corre veloce: entro la settimana dovrebbero arrivare in Italia i primi 25 miliardi del Recovery (su 191,5 totali), a cui si aggiungeranno – sorpresa – 1,4 miliardi aggiuntivi, nel quadro di React-Eu, per finanziare sanità e università ma anche la rete idrica del Sud.

Il premier ha già messo in agenda per settembre due interventi difficili – anche perché ad alta conflittualità politica – come la legge sulla concorrenza e la delega fiscale. Sulla concorrenza ci sarà una legge ogni anno, da qui al 2024, per "aumentare" le gare degli appalti per servizi pubblici locali (a partire da rifiuti e trasporti) ed evitare "l’ingiustificata proroga delle concessioni" agli operatori storici per porti, autostrade, idroelettrico.

Quanto al fisco, la riforma non compare tra quelle vincolanti ai fini del Recovery, ma la sua completa realizzazione – che ha bisogno di svariati miliardi non in deficit – potrebbe dipendere anche dalla spending review che il governo dovrà programmare dal 2023 al 2025.

Quanto alla riscossione, si punta a "incentivi mirati ai consumatori" e "sanzioni amministrative effettive" a chi rifiuti "il pagamento elettronico". Già, perché finora l’obbligo di avere il Pos era rimasto solo sulla carta: magari ne erano dotati ma non c’erano sanzioni per chi si rifiutasse di usarlo. L’obiettivo è ridurre del 15% nel 2024 rispetto al 2019 la "propensione all’evasione" di tutte le imposte (tranne accise e Imu). Altri target da centrare sul fisco sono le 2,3 milioni di dichiarazioni Iva precompilate entro giugno 2023 e l’aumento del 40% delle "lettere di conformità" entro il 2024, con un 30% in più di gettito. Si punta poi a ridurre a 30 giorni (60 per la sanità) i pagamenti della Pa.

Entro l’anno, arriverà poi la riforma delle politiche attive del lavoro, dai centri per l’impiego alla Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol) che dovrebbe coprire 3 milioni di disoccupati e formarne 800mila entro il 2025. Imminenti sono interventi sui trasporti, da quello locale e i ponti, al contratto con Rfi. Entro l’anno è attesa una normativa per promuovere il gas rinnovabile, rafforzando il sostegno al biometano pulito, e per programmi di controllo dell’inquinamento atmosferico. Infine, su appalti pubblici (l’anno prossimo la riforma del codice), giustizia e semplificazioni c’è da concludere il lavoro già avviato.

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