
di Andrea Ropa
CERNOBBIO (Como)
Il governo accelera sulla privatizzazione di Mps per fare cassa in vista della manovra. Ma una delle sue anime, quella leghista, è perplessa su tempi e modi della vendita della quota del 64,2% detenuta dal Tesoro nella banca senese. Uno scenario complesso quello delineato ieri al Forum Ambrosetti di Cernobbio, con i ministri degli Esteri, Antonio Tajani, e del made in Italy, Adolfo Urso, che auspicano un’uscita in tempi brevi dal capitale di Mps "perché lo Stato non deve fare il banchiere" ha detto Tajani. Poi, ha proseguito, "sarà il ministro Giorgetti a fare le proposte", ma "prima si fa e meglio è".
In linea con il collega, Urso si è detto d’accordo sulla privatizzazione di Mps "nelle tempistiche che riterrà opportune il ministro dell’Economia, anche al fine di avere il massimo dei riscontri. Noi non abbiamo una visione ideologica ma molto pratica della nostra economia. Facciamo – ha aggiunto – quello che interessa alle nostre imprese e famiglie per affrontare al meglio la transizione tecnologica digitale e green ed essere sempre più competitivi a livello europeo e a livello globale".
Non tutta la maggioranza di governo, però, è d’accordo con i due ministri. "Verrà il giorno in cui Mps sarà ceduta, ma la fretta non è una buona consigliera, soprattutto in queste vicende, ha chiarito il sottosegretario leghista all’Economia Federico Freni.
Getta acqua sul fuoco anche Alberto Bagnai, vicepresidente della commissione Finanze e responsabile del dipartimento Economia della Lega, secondo cui "così come la privatizzazione dei porti, già opportunamente smentita dalla premier, anche la vendita della quota di Monte dei Paschi non è all’ordine del giorno. Il governo ha il dovere di approfondire i dossier e discuterne attentamente e riservatamente".
Il dibattito su Mps è tornato d’attualità assieme a quello delle privatizzazioni a cui il governo potrebbe ricorrere per abbattere il debito in vista del nuovo Patto di stabilità e di una manovra che si preannuncia tutta in salita. Giovedì scorso il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non ha escluso la possibilità di nuove privatizzazioni di aziende partecipate dallo Stato. Dopo aver avviato la vendita di Ita Airways a Lufthansa ora il governo potrebbe alienare altri asset. "Certamente ci sono delle situazioni che potrebbero originare una riallocazione delle partecipazioni dello Stato, può darsi che ci siano delle realtà in cui è possibile disinvestire" ha affermato Giorgetti.
Oltre al 64,2% di Mps, il Tesoro detiene attualmente partecipazioni in Enav (53,28%), Enel (23,59%), Eni (4,34%, oltre al 25,76% attraverso Cdp), Leonardo (30,20%), Poste Italiane (29,26% oltre al 35% attraverso Cdp). Fra le ipotesi avanzate in passato c’era anche quella di mettere sul mercato il 40% di Ferrovie dello Stato, realizzando un incasso da 4-7 miliardi.
Montepaschi capitalizza in Borsa circa 3,2 miliardi di euro, con la quota del Tesoro che vale poco più di due miliardi a fronte dei 7 investiti tra ricapitalizzazione precauzionale nel 2017 e aumento di capitale nel 2022. Fallita nel 2021 la vendita a UniCredit, che chiedeva una dote di 8 miliardi, le candidate naturali a un’aggregazione – Banco Bpm e Bper – hanno ribadito a più riprese di non avere al momento interesse a fondersi con Siena. Dopo la proroga concessa dalla Ue, il governo ha tempo fino al 2024 per uscire dal capitale di Mps. In attesa che i tempi maturino, potrebbe però alleggerire la sua partecipazione con vendite sul mercato.