Venerdì 11 Luglio 2025
FRANCESCA CONTI
Economia

Mps accelera su Mediobanca: arriva il via libera della Bce

Nulla osta all’acquisizione del controllo di Mediobanca da parte di Monte dei Paschi. Giovedì il cda per l’aumento di capitale e la pubblicazione del prospetto. Bruxelles vigila sulla cessione della quota pubblica

La sede di Banca Monte dei Paschi a Siena (Imegoeconomica)

La sede di Banca Monte dei Paschi a Siena (Imegoeconomica)

Roma, 25 giugno 2025 – Il risiko bancario italiano registra un nuovo capitolo: Monte dei Paschi di Siena ha ottenuto l’autorizzazione della Banca centrale europea per acquisire una quota di controllo in Mediobanca, salendo oltre il 10% del proprio patrimonio di vigilanza. Un passaggio decisivo per portare avanti l’offerta pubblica di scambio (Ops) annunciata nei mesi scorsi, con cui Siena punta a consolidare il proprio ruolo nel sistema finanziario nazionale. Il via libera della Bce è accompagnato da una serie di vincoli. Entro sei mesi dalla conclusione dell’operazione, Mps dovrà presentare un piano di integrazione dettagliato, che analizzi impatti su capitale e funding, digitalizzazione, sicurezza informatica e governance. Il piano dovrà contenere anche uno scenario avverso, con relative misure di mitigazione e indicazioni chiare sulla sostenibilità dell’operazione. La Commissione europea intanto ha confermato di aver ricevuto informazioni sulla cessione della quota pubblica in Mps e ha avviato una valutazione secondo le procedure standard. L’obiettivo è verificare che l’operazione sia stata equa e aperta al mercato. Al momento non sono emerse contestazioni ufficiali, ma il dossier resta sotto osservazione.

I prossimi passi: il 26 cda, poi il prospetto

La prossima tappa è il 26 giugno, quando il consiglio di amministrazione di Mps si riunirà per esercitare la delega all’aumento di capitale, già approvata dall’assemblea straordinaria del 17 aprile. Questo passaggio tecnico servirà a lanciare ufficialmente l’Ops e a procedere con la pubblicazione del prospetto informativo, attesa nei primi giorni di luglio. L’obiettivo è presentarsi al mercato con l’offerta già nella prima settimana del mese. Il risultato dell’Ops determinerà le mosse successive: se l’adesione degli azionisti Mediobanca sarà inferiore al 50%, Mps avrà tre mesi per dimostrare alla Bce il controllo di fatto su Piazza Cuccia oppure definire un piano alternativo, che includa anche la possibilità di cessione della quota acquisita. Se invece si supererà la soglia, scatteranno le attività di piena integrazione.

Il governo si chiama fuori

Dal fronte politico il governo prende le distanze. “Il governo non ha mai esercitato un ruolo di regia nell’Ops di Mps su Mediobanca”, ha dichiarato il sottosegretario Federico Freni alla Camera, precisando che si tratta di un’operazione di mercato fuori dalla competenza dell’esecutivo. Una linea condivisa anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Lo Stato meno interviene, meglio è. L’importante è che si rispettino le regole”. A fare da contrappunto è il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha lodato l’operato del Mef nella cessione del 15% di Mps, sottolineando la piena correttezza della procedura e l’approvazione formale ricevuta dalla Commissione Ue a inizio 2025. “Il Tesoro non è un azionista invadente - ha detto - e l’amministratore delegato Lovaglio ha gestito brillantemente questa fase”. A margine dell'audizione del Copasir sulla vendita del pacchetto del 15% di Mps spiega: "Ho ribadito qui al Copasir l'assoluta correttezza dell'operato degli uomini e delle donne del Mef che hanno lavorato sull'operazione che è assolutamente identica in termini di procedura a quelle fatte precedentemente". E sull'ok della Bce: "E' la decisione della Bce, che fa il suo mestiere e riguarda Mps. Noi facciamo il governo, quelle sono decisioni che spettano giustamente alla Bce e all'autorità europea". 

La reazione dei mercati

La reazione dei mercati resta fredda. Mps e Mediobanca guadagnano appena lo 0,22%, mentre il Ftse Mib avanza dello 0,35%, sostenuto dai titoli industriali. In evidenza Ferrari (+2,8%) e Stellantis (+2,1%), spinte dai dati sulle immatricolazioni. Gli investitori restano alla finestra, in attesa dei dettagli sul prospetto e sull’aumento di capitale. Sul contesto globale pesa la brusca frenata del petrolio dopo l’annuncio di un cessate il fuoco tra Israele e Iran. Le quotazioni sono tornate ai livelli di inizio giugno, con effetti immediati sui carburanti. Una dinamica che potrebbe allentare la pressione sull’inflazione, ma che riflette anche la fragilità degli equilibri internazionali e la volatilità che ancora domina i mercati.