
Milano, 1 settembre 2023 - Per l’ennesima volta, Banco Bpm frena le ipotesi di fusione con il Monte dei Paschi di Siena. Il risiko bancario riacceso nelle ultime ore da diversi quotidiani è stato spento velocemente da un portavoce del gruppo milanese. “La banca non è interessata a operazioni di M&A e ribadisce la strategia stand alone, già più volte comunicata e che sarà il presupposto del piano industriale di fine anno”, ha dichiarato il rappresentante. Alla smentita è seguita una pessima performance di Mps a Piazza Affari, che oggi ha chiuso con un forte ribasso del 2,55%.
Non è un segreto che il governo abbia in cantiere l’accelerazione del suo disimpegno dalla banca senese, di cui è azionista con il 64,2%. I motivi sono molteplici: in primis, lo impongono gli accordi con l’Unione europea. Poi va detto che secondo i calcoli di alcuni analisti come Deutsche Bank, la plusvalenza che spetterebbe al Mef si aggirerebbe intorno ai 400 milioni di euro. Il 30 agosto il titolo di Mps volava, al punto che ha registrato la performance migliore (+1,94%), per poi precipitare il giorno dopo a seguito dell’annuncio di Banco Bpm.
Ma come ha sottolineato il Corriere della Sera, il Monte dei Paschi presenta diverse caratteristiche allettanti per un eventuale acquirente. In primo luogo, gli analisti citano i crediti fiscali da imposte differite da Dta (deferred tax asset), che rappresenterebbero una dote nel caso di un’operazione di M&A. Poi va menzionato anche l’indice di solidità patrimoniale, al 15,9% all’inizio di questo mese, che potrebbe ricevere un’ulteriore spinta da 1 a 3 miliardi di euro, a patto che il governo consenta di trasformare i crediti di imposta in capitale. Quello che suscita interesse in alcuni ambienti di mercato, inoltre, è la strategia dei due istituti che puntano a svolgere il ruolo di fabbrica-prodotto che “aiuteranno a crescere quando il margine di interesse inizierà a risentire di uno scenario dei tassi in discesa”, nelle parole del ceo di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, citate sempre dal Corriere.
Tuttavia, l’ipotesi di fusione è saltata anche questa volta, e sullo sfondo rimangono due candidati alternativi alle nozze con Mps: Unicredit e Bper. Lo scorso giugno circolavano indiscrezioni che parlavano di un’operazione ‘spezzatino’ per costruire il terzo polo bancario - spente altrettanto velocemente dalle parti coinvolte. Carlo Cimbri, presidente di Unipol, un importante azionista di Bper, all’epoca ha definito le ipotesi “fantasie giornalistiche”. “Esprimo la mia opinione da azionista - ha detto Cimbri a margine dell’assemblea Consob - Bper è una banca che è cresciuta tanto e in poco tempo. Quindi è totalmente impegnata nel lavoro di integrazione di quello che ha già comportato”.