(DIRE) Bologna, 22 nov. - Il progetto di edilizia per gli studenti in via Irnerio 13? Un'iniziativa con alloggi agli studenti universitari a prezzi calmierati, che però tanto calmierati non sono. "Sono dei prezzi assolutamente nella media. Una media troppo elevata". Così Asia-Usb e Cambiare rotta bocciano il progetto della cordata di imprenditori che ha acquistato e ristrutturato lo stabile di via Irnerio 13, presentato nei giorni scorsi. Non una palazzina qualunque per il sindacato. "Per noi quello non è solo uno stabile, ma anche un pezzettino della nostra storia in città", ricorda Giulia Stinghini, citando "l'occupazione storica nella quale avevano trovato casa decine di famiglie, dal 2013 fino allo sgombero violento del 2016". E poi, "dal 2016 ad oggi, di fatto, è rimasto sfitto e inutilizzato come tanti immobili in città. Questa è storia nota". Nelle intenzioni della cordata, i prezzi delle stanze sono stabiliti a priori e rimangono fissi rispetto all'impennata dei prezzi degli affitti in città: 500 euro al mese per una stanza singola e 350 euro per un posto in doppia.     Ma per Asia il termine di paragone non dovrebbero essere i "prezzi folli" di adesso, con studenti che sono costretti a dormire su un divano. "Viviamo in una società nella quale e a fronte anche del carovita e degli affitti, è sempre più difficile trovare degli alloggi, sia famiglie che studenti e giovani". E qui "c'è chi si sta facendo una bella pubblicità, quasi come se fosse un progetto sociale e inclusivo della città che si mettano a disposizione delle stanze a 500 euro, come se fosse in qualche modo una concessione, un regalo o un incentivo per gli studenti e per i giovani a venire a vivere a Bologna". Infatti, "sono dei prezzi assolutamente nella media. Una media troppo elevata", taglia corto Stinghini.     "Ben venga il riutilizzo- prosegue la sindacalista- ma non è certo questo il riutilizzo, che sarebbe invece dovuto essere un utilizzo da parte del pubblico per una un interesse effettivamente collettivo e sociale della città".    A fronte di queste iniziative, lasciate in mano ai soggetti privati, è dunque il pubblico che latita, e che non interviene sugli affitti brevi "che vengono di fatto normalizzati", senza incentivare quelli tradizionali. "Nulla è stato fatto da parte del pubblico per proporre un rimedio e ancora una volta sono i privati che in qualche modo si fanno una bella facciata, una bella pubblicità con tanto di applauso anche da parte dell'amministrazione comunale, quando di fatto si tratta dell'ennesimo progetto di speculazione che coinvolge il nostro tessuto tessuto cittadino", sferza Stinghini. In questo modo "continua questa operazione di espulsione delle fasce popolari, anche degli studenti meno benestanti, dal centro e di fatto non è mai stato messo in campo nulla". Per questo Asia-Usb e Cambiare rotta, poiché il problema degli affitti e del caro bollette "stanno raggiungendo dei livelli forse mai visti prima in città", rilanceranno l'attenzione su questi temi con un'assemblea pubblica che si terrà domenica 27 novembre alle 15.30, nello spazio occupato a Filippo Re.   (Dav/ Dire) 14:54 22-11-2

Una manifestazione contro gli affitti troppo cari

Le   città  italiane a più alta vocazione turistica sono anche le mete universitarie più frequentate. Risultato: si alloggia a caro prezzo. E così il tema affitti brevi diventa centrale nell’agenda politica di tutte le municipalità più esposte. Da Venezia a Milano, da Firenze a Siena, da Bologna a Roma, è tutto un ribollire di indignazione, controdeduzioni, proposte. Con i sindaci costretti a prendere posizione e i privati – così come i grandi portali – intenti a organizzare motivate reazioni, a fronte della scontata rabbia di lavoratori e pensionati a caccia di locazioni ordinarie.    Terzi nel mondo Incremento costante Da Milano ad Amsterdam Proprietari stizziti   Terzi nel mondo Il comparto affitti brevi italiano, secondo un recente studio di Halldis, vale 10 miliardi di euro. È il terzo mercato al mondo dopo Stati Uniti e Francia. Con numeri in potenziale vertiginosa ascesa. Con sei milioni di abitazioni tra case sfitte e seconde case, ogni domanda può essere soddisfatta. Soprattutto nel settore ’mid-long term’, pari a 30 o più giorni di permanenza. Una manna ma anche un’insidia nei comuni in difficoltà, dove la lotta per la casa o per la camera diventa sempre più aspra e costosa. Ad esempio a Siena, dove quest’anno alcuni collegi universitari sono in ristrutturazione, la tensione abitativa è altissima. Incremento costante Sempre Halddis certifica i seguenti prezzi medi giornalieri: Milano (92 euro), Roma (87), Firenze (84). L’ultima analisi europea pubblicata dal Airdna a maggio 2022 colloca l’Italia all’ottavo posto per incremento della domanda di affitto per vacanze. I dati pre-pandemici del settore sono ormai largamente superati: siamo a +7% rispetto al 2019. Meno della Grecia (+26,8%) e della Francia (11,7%), ma più di Croazia (+2,6%), Regno Unito (+2,5%, Portogallo (-0,7%) o Spagna (-5,1%). Gli aumenti più sostenuti della domanda riguardano le unità abitative più grandi, ma anno su anno comincia a intravedersi la crescita dell’ospitalità anche in case private o camere condivise. Si avverte insomma l’effetto dell’inflazione. Un bagno di realtà: il singolo posto letto quale sovrana unità di misura. Da Milano ad Amsterdam A parte Venezia che fa storia a sé, Milano è la città in cui il tema affitti brevi risulta oggi più divisivo. Le preoccupazioni del sindaco Giuseppe Sala – su possibili distorsioni originate dalla concentrazione dell’offerta "nella fascia che va tra il centro e la cerchia esterna – provocano la reazione stizzita dell’Aigab: "Se gli alloggi promossi on line a Milano per affitti brevi sono soltanto l’1,6% delle case esistenti a Milano – chiede e si chiede l’Associazione italiana gestori affitti brevi –, è possibile che quell’1,6% di case online, per il 95% di proprietà di singoli proprietari che li gestiscono in modo diretto o li affidano a gestori professionali, siano il problema? Basti pensare ad Amsterdam, che ha bandito gli affitti brevi e ha oggi quelli a lungo termine più alti d’Europa". Proprietari stizziti Il clima velenoso nei confronti dei proprietari, accusati – neppure tanto velatamente – di speculare al rialzo, spinge Airbnb a scendere in campo per una normativa nazionale unitaria, "come in Grecia, dove ci sono stati risultati positivi". Secondo Valentina Reino (Airbnb Italia), "nelle condizioni attuali di crescente costo della vita e inflazione alta si pone il problema di come mantenere appartamenti molto spesso ereditati". Basti pensare che il 50% degli host Airbnb rivela di ricorrere agli affitti brevi essenzialmente "per far quadrare i conti". Come se non bastasse, per Confedilizia il settore affitti brevi è già iper regolato, con sette interventi normativi dal 2017 ad oggi. Ma l’ipotesi di una nuova stretta appare quanto meno plausibile.

Economia

Le città italiane a più alta vocazione turistica sono anche le mete universitarie più frequentate. Risultato: si alloggia a caro prezzo. E così il tema affitti brevi diventa centrale nell’agenda politica di tutte le municipalità più esposte. Da Venezia a Milano, da Firenze a Siena, da Bologna a Roma, è tutto un ribollire di indignazione, controdeduzioni, proposte. Con i sindaci costretti a prendere posizione e i privati – così come i grandi portali – intenti a organizzare motivate reazioni, a fronte della scontata rabbia di lavoratori e pensionati a caccia di locazioni ordinarie. 
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Il comparto affitti brevi italiano, secondo un recente studio di Halldis, vale 10 miliardi di euro. È il terzo mercato al mondo dopo Stati Uniti e Francia. Con numeri in potenziale vertiginosa ascesa. Con sei milioni di abitazioni tra case sfitte e seconde case, ogni domanda può essere soddisfatta. Soprattutto nel settore ’mid-long term’, pari a 30 o più giorni di permanenza. Una manna ma anche un’insidia nei comuni in difficoltà, dove la lotta per la casa o per la camera diventa sempre più aspra e costosa. Ad esempio a Siena, dove quest’anno alcuni collegi universitari sono in ristrutturazione, la tensione abitativa è altissima. 
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Sempre Halddis certifica i seguenti prezzi medi giornalieri: Milano (92 euro), Roma (87), Firenze (84). L’ultima analisi europea pubblicata dal Airdna a maggio 2022 colloca l’Italia all’ottavo posto per incremento della domanda di affitto per vacanze. I dati pre-pandemici del settore sono ormai largamente superati: siamo a +7% rispetto al 2019. Meno della Grecia (+26,8%) e della Francia (11,7%), ma più di Croazia (+2,6%), Regno Unito (+2,5%, Portogallo (-0,7%) o Spagna (-5,1%). Gli aumenti più sostenuti della domanda riguardano le unità abitative più grandi, ma anno su anno comincia a intravedersi la crescita dell’ospitalità anche in case private o camere condivise. Si avverte insomma l’effetto dell’inflazione. Un bagno di realtà: il singolo posto letto quale sovrana unità di misura. 
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A parte Venezia che fa storia a sé, Milano è la città in cui il tema affitti brevi risulta oggi più divisivo. Le preoccupazioni del sindaco Giuseppe Sala – su possibili distorsioni originate dalla concentrazione dell’offerta "nella fascia che va tra il centro e la cerchia esterna – provocano la reazione stizzita dell’Aigab: "Se gli alloggi promossi on line a Milano per affitti brevi sono soltanto l’1,6% delle case esistenti a Milano – chiede e si chiede l’Associazione italiana gestori affitti brevi –, è possibile che quell’1,6% di case online, per il 95% di proprietà di singoli proprietari che li gestiscono in modo diretto o li affidano a gestori professionali, siano il problema? Basti pensare ad Amsterdam, che ha bandito gli affitti brevi e ha oggi quelli a lungo termine più alti d’Europa". 
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Il clima velenoso nei confronti dei proprietari, accusati – neppure tanto velatamente – di speculare al rialzo, spinge Airbnb a scendere in campo per una normativa nazionale unitaria, "come in Grecia, dove ci sono stati risultati positivi". Secondo Valentina Reino (Airbnb Italia), "nelle condizioni attuali di crescente costo della vita e inflazione alta si pone il problema di come mantenere appartamenti molto spesso ereditati". Basti pensare che il 50% degli host Airbnb rivela di ricorrere agli affitti brevi essenzialmente "per far quadrare i conti". Come se non bastasse, per Confedilizia il settore affitti brevi è già iper regolato, con sette interventi normativi dal 2017 ad oggi. Ma l’ipotesi di una nuova stretta appare quanto meno plausibile. 
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