
di Paolo Galliani
È come navigare in mare aperto: devi sapere dove vuoi andare. Ma anche con quali risorse. Perché il tempo non è elastico. E quello che viene perso, non è recuperabile nemmeno scomodando Proust. Metafora facile. Il pianeta malato chiama in causa tutti? Certo. E del resto, sarebbe irragionevole considerare inevitabile quello che, almeno in parte, si può tentare di evitare. Come? Semplice: prendendo atto che l’abuso di energia non pulita è un lusso che nessuno può più permettersi.
E se è vero che le scelte oculate possono fare tanto, comprensibile che anche gli operatori business oriented dell’industria del mare accettino di misurarsi con le nuove sfide: produrre barche sempre più ecologiche e fare del diportismo un laboratorio permanente di buone pratiche. Ovvio, la nautica è e resta una piccola nicchia del ’Made in Italy’. Ma è pur sempre un’eccellenza che, navigando per mari e oceani, porta in giro l’immagine di una filiera attenta alle dinamiche della domanda e dell’offerta ma anche sensibile alle nuove esigenze di un mercato che chiede soluzioni urgenti per ridurre emissioni e consumi.
Perché se il mondo non è più lo stesso di prima, quello degli armatori e degli appassionati di catamarani e yacht è cambiato in modo anche più sostanziale, come conferma il loro profilo, certificato in uno studio elaborato dalla società internazionale McKinsey&Company: sempre più giovani; sempre più interessati all’innovazione; sempre più attenti a conciliare l’attrazione fatale per il diportismo con l’imperativo etico di ridurre al minimo gli effetti della navigazione sull’ambiente. Parola magica: la sostenibilità. Lo conferma Stefano Pagani Isnardi, direttore Ufficio Studi di Confindustria Nautica che, assieme a IBI, ha recentemente organizzato l’evento ’Shaping the Future’, ovvero il primo ’World Yachting Forum’, al Palazzo Ducale di Genova:
"Siamo in un’evidente fase di transizione e non è realistico che le nuove soluzioni ’verdi’ in tema di propulsione siano applicabili da subito. Ma intanto, in vista dei nuovi obiettivi di sostenibilità idealmente fissati entro il 2035, il nostro settore considera già una priorità assoluta la decarbonizzazione e la sperimentazione di carburanti sempre più innovativi". Come dire: non ci sono alibi di fronte a quello che sta succedendo nel mondo. E comunque la strada è segnata, anche se le iniziative più avanzate e originali hanno per il momento una dimensione pioneristica. Sono numerose le aziende che stanno investendo sui motori elettrici; ci sono cantieri che stanno studiando soluzioni con l’idrogeno; e c’è chi sta sperimentando il ricorso al metanolo.
Tant’è. Confindustria Nautica ha attivato negli ultimi anni un apposito Comitato Sostenibilità per monitorare questa rivoluzione tecnologica e sta già pianificando una serie di momenti forti per fare del prossimo Salone di Genova la vetrina di questa nuova stagione all’insegna del claim "consumare meno, consumare pulito". Una cosa è certa. Il vento spinge in una direzione precisa ed è meglio assecondarlo. Per rispetto alla qualità della vita. Ma anche per buon senso. Pura evidenza: le barche non pensano. Hanno l’intelligenza e la sensibilità ecologica di chi le costruisce. Le desidera. E le porta al largo.