Mercoledì 2 Ottobre 2024

Lunga vita a Cranchi Yachts. Dalla Valtellina la storia del Made in Italy nella nautica

L’ossimoro pare inevitabile, perché insomma, va bene lo spirito imprenditoriale, ma l’inciampo visivo e mentale è curioso: un cantiere nautico, peraltro di blasone, all’ombra delle montagne lombarde, è comunque una sorpresa. E che lo sia non solo in senso metaforico è fuori di dubbio. Perché quella della Cranchi Yachts che sforna alcune delle più invidiate imbarcazioni del Belpaese in uno stabilimento della Valtellina e incorniciata dalle Alpi Retiche è già di per sé una case history.

Per la gioia della signora Paola che con i fratelli Guido ed Elena marca la quinta generazione dell’attività creata 153 anni fa da Giovanni Cranchi, oggi squadra al comando della società di capitali di Piantedo (Sondrio) assieme a Franco Monzino, erede di un’ulteriore famiglia entrata nel gruppo condividendo responsabilità e onori. Lunga vita, tante vite. E in effetti, era un’altra epoca il 1870, quando a Bellagio, sul vicino lago di Como, aveva cominciato a muovere i primi passi la Cranchi, fabbricando comballi trainati da cavalli e diventando, dal 1932, a Brienno, un apprezzato marchio per la creazione di barche in legno.

Era arrivata la Seconda Guerra Mondiale e, come per tanti, era stata una batosta. Poi la voglia di rifarsi, sublimata da Aldo Cranchi e papà Giovanni. E nel 1970, assieme a Tullio Monzino, la decisione di cambiare passo e avviare una produzione degna di un mercato che cominciava a scoprire il bello e l’emozione della nautica da diporto. Appunto in Valtellina, in un cantiere con tanto di sede commerciale e amministrativa dove lavorare in serie imbarcazioni dai 6 ai 25 metri, per lo più entrobordo.

Come? Rinunciando all’utilizzo del legno per scommettere sulla vetroresina e su modelli dal design contemporaneo in grado di intercettare la domanda di un mercato sempre più esigente in tema di innovazione e performance ma anche di sostenibilità: dalle barche di lusso della linea Flybridge agli sportcruiser, dai Trawler ai daycruiser e ai luxury tender. Potendo poi contare su un secondo polo produttivo nella vicina Rogolo, spazio elettivo per gli yacht più grandi. E su quello che, dal ’97, nella laguna friulana, ha preso la forma di una vera e propria area di collaudo delle imbarcazioni: un Marine Test Centre dove organizzare servizi pre-sales e offrire un approccio esperienziale ai buyers e agli aspiranti clienti.

Molti gli italiani (fetta di mercato che si aggira attorno al 23%) ma ancora più numerosi gli stranieri che da anni considerano questa azienda dalla forte connotazione familiare, da 200 dipendenti e da oltre 90 milioni di fatturato l’anno, una delle migliori espressioni del ’Made in Italy. Cranchi Yachts vive con giustificata attesa il 2024, quando il portfolio dell’azienda vedrà il debutto di due nuove e raffinate ammiraglie della Flybridge Collection progettate dal Centro Studi Ricerche della società: il Sessantasette 67 ft Corsa (20,80 metri di lunghezza fuori-tutto, in grado di ospitare 18 persone) e il Sessantadue 62 fr (20,15 metri, per 16 persone).

Paolo Galliani