Il saper fare italiano conquista i mercati

di Paolo Galliani

Ha appena partecipato a un evento – il Made in Italy Summit – organizzato a Milano dal Financial Times e dal Sole 24Ore e Marina Stella ha l’aria compiaciuta. Comprensibile. Direttore generale di Confindustria Nautica, ha visto citare tra le eccellenze del Belpaese proprio il settore di cui è responsabile. Peraltro, in ottima compagnia con moda, food, design e automotive. E per lei è stato facile parlare e raccontare del momento speciale che sta vivendo il diportismo di casa nostra. "Attraversa una fase espansiva. E da 6 anni registra una crescita a due cifre", ha spiegato, affidando ai numeri il compito di certificare la reputazione di cui gode il ’saper fare’ italiano applicato alla cantieristica, alla componentistica e alla motoristica. Con tanto di prove aggiuntive.

Il recente Salone di Genova ha consegnato agli annali un boom di espositori (1043 brand), presenze (oltre 118mila visitatori) e prove in mare (3.190) superiore alle aspettative più ottimistiche. Il bilancio 2022 si è chiuso con un fatturato record da 7 miliardi di euro, trainato da un export robusto che si avvicina ai 4 miliardi. E il portafoglio ordini, solido e corposo, blinda l’attività produttiva almeno fino al 2027, specie per i superyacht oltre i 24 metri e le unità pneumatiche sopra i 10 metri. Tanta roba? Di sicuro.

Ma quello della nautica è un settore troppo pragmatico per annegare nel narcisismo e in un presente vanitoso da ’più bello del reame’. Semmai, è portato a misurarsi con le nuove sfide, insomma con il futuro. Da qui la campagna di promozione internazionale organizzata con ICE Agenzia per portare il meglio delle aziende e dei cantieri italiani nelle fiere più accreditate. A cominciare dal Fort Lauderdale International Boat Show, il 25-29 ottobre, vetrina di un mercato a stelle e strisce affamato d’imbarcazioni sartoriali Made in Italy. Per passare al Metstrade di Amsterdam (15-17 novembre) dedicato alla componentistica e all’accessoristica.

Quindi ad altri due rendez-vous strategici: il Boot di Düsseldorf a gennaio e il Boat Show di Miami a febbraio. Anche se l’appuntamento forse più importante sarà quello ’politico’ del 14 dicembre a Roma, a Palazzo Altieri, la sede dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) che farà da sfondo all’assemblea generale di Confindustria Nautica, occasione per invitare il Governo a un confronto serrato e sollecitare provvedimenti attesi da anni: in particolare sul regolamento di attuazione del Codice della Nautica. Un gioco di date e scadenze dal forte valore simbolico. Chiamato in causa, è proprio il tempo la variabile decisiva dell’industria italiana del mare. Lo sarà nel 2024, epocale per Genova, grazie all’avveniristico Waterfront di Levante che doterà il Salone di spazi espositivi più accoglienti di quelli fin qui disponibili.

"Dobbiamo considerare il ricambio generazionale – continua Marina Stella –. Nel 2036, la generazione Z supererà quella dei Millennials. Significa che sul mercato ci troveremo a fare i conti con un nuovo tipo di armatore: avrà 35-40 anni, un notevole profilo digital, un’elevata sensibilità ecologica. E preferibilmente si avvicinerà ad aziende e brand in grado di assicurare comportamenti responsabili in materia di sostenibilità ed economia circolare". Il rimando è evidente: già oggi è forte la domanda di scafi meno impattanti sull’ambiente, di motori ibridi o predisposti all’utilizzo di bio-carburanti e di imbarcazioni elettriche. E il modello di riferimento è virtuoso. Tra business e passerelle, la nautica italiana cerca di navigare anche con coscienza e lungimiranza. Scommettendo sulle buone pratiche. E sui buoni clienti.

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