Mercoledì 24 Aprile 2024

Fatturati record per l’industria del mare

Fatturati  record  per l’industria  del mare

Fatturati record per l’industria del mare

Accade qualcosa di magico quando si mette un numero accanto a un altro. E l’alchimia diventa più evidente se l’accostamento viene effettuato in una location non neutra e, anzi, allusiva. Come la Borsa di Milano, vetrina del mercato dei capitali, scelta non a caso da Confindustria Nautica per mostrare al mondo della finanza l’ottimo stato di salute del diportismo italiano e le sue performance. Sorprendenti. E nemmeno enfatizzate per l’occasione. Semmai certificate da Deloitte, multinazionale e leader nella consulenza d’impresa, in un sapiente report presentato in Piazza Affari dal senior partner Tommaso Nastasi. Una cosa è certa: la componentistica e la cantieristica italiane hanno il vento in poppa e l’outlook dice che lo avranno ancora a lungo. Dati già strepitosi nel 2021, anno da applausi per la nautica con un +31% che nessun’altra economia del mare è stata in grado di registrare, peraltro accompagnato da un +10% di addetti diretti non certo disprezzabile in un Paese affamato di occupazione.

E se è vero che le buone notizie stanno molto bene assieme, il dato 2022 sembra addirittura destinato a risultare ancora più gratificante. Parola dell’Ufficio Studi dell’associazione nazionale di categoria che ha comunicato i trend dell’industria nautica per l’anno in corso. Previsione del fatturato di quest’anno: raggiungere e probabilmente superare la soglia dei 7 miliardi di euro, traguardo mai realizzato in passato, archiviando una crescita della cantieristica nautica del 15-20% rispetto al 2021. Dato già di per sé clamoroso, avvalorato anche dal record nell’export valutato in oltre 3 miliardi di euro.

Posizionamento confermato anche dal backlog, ovvero dall’accumulo di ordini e quindi di lavoro per i mesi a venire. E da una serie di spunti offerti da Daloitte sul global market dello yachting, voce emergente del segmento lusso seppure penalizzato da una marginalità ancora relativa per le aziende. Cifre ricche di rimandi che rivelano il visibile e l’invisibile. Perché è vero, l’Italia rafforza ulteriormente la leadership nella produzione globale di Superyacht con 593 unità, aggiudicandosi quasi la metà complessiva degli ordini (esattamente il 49,3%) della cosiddetta ’fascia superiore’. Ma il comparto nautico di casa nostra sembra avere aggiornato e migliorato anche la propria immagine complessiva, tanto da risultare allettante per un mondo della finanza che alla Borsa di Milano ha apertamente dichiarato il proprio interesse a scommettere sul settore.

Feeling riassunto perfettamente da Dario Cenci, senior partner di Armònia SGR: "La nautica è un comparto quasi ideale per chi vuole investire". E rilanciato dallo stesso presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi ricordando le variabili identitarie di questa eccellenza del Made in Italy (design, eleganza, ricerca, innovazione...) e scomodando lo slogan a lui caro sui natanti che escono dai nostri cantieri: "Belli e ben fatti". Sullo sfondo, il profilo dei nuovi armatori.

Si è intanto abbassata la loro età media: da 60 anni a 48. E – c’era da scommetterci – i più giovani sono quelli che rivelano una passione più genuina per la navigazione; un desiderio di vita a bordo più esperienziale e dilatata nel tempo; e un’attenzione più selettiva e sincera alla sostenibilità. Segno dei tempi: la barca smette di essere uno status symbol e un indicatore di elevata appartenenza sociale. Per diventare un autentico piacere.

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