Elettrica con pedalata assistita. Una frontiera ’green’ per la bici

L’aiuto migliore: la bici a pedalata assistita, termine più corretto del banale ’elettrica

L’aiuto migliore: la bici a pedalata assistita, termine più corretto del banale ’elettrica

Da un lato l’esigenza sempre più urgente di mobilità urbana (ma non solo) sempre più green. Dall’altro, voglia di evasione sempre più slow, detox, ricca di esperienze legate alla natura, al vino, alla gastronomia tipica. In una parola: bicicletta. Un mezzo che gli italiani sembrano riscoprire con crescente interesse, anche grazie alla spinta data dagli incentivi per l’acquisto, e poi rafforzata nel passaggio tra i momenti più difficili della pandemia e la successiva, esplosiva liberazione verso un turismo più consapevole e sostenibile.

La ricetta, del resto, è semplice: fiato, amore e fantasia. La stessa che può servire per i trekking e i cammini, a piedi o a cavallo, e per lo sci del silenzio, di fondo o alpinistico. E dove non arriva il fiato, quando le gambe da sole non ce la fanno, ecco pronto l’aiuto migliore: la bici a pedalata assistita, termine più corretto del banale ’elettrica’. Perché ci sono anche i motorini mascherati da biciclette, un colpo di pedale e via, ma che gusto c’è? No no, l’assistita vuole pedalata continua.

Si diceva, mobilità urbana. Ci sono, le piste ciclabili. Anche se non sono tante, meno di 20mila chilometri, tante tra nord e centro, pochissime al sud, ce ne vorrebbero almeno altri 15mila entro il 2030 per raggiungere gli standard europei. City bike, dunque. Con il cambio o senza, vintage modello Condorino – per capirsi, le nipotine di quella cantata da De Sica in ’Ladri di biciclette’ – o più evolute quanto a soluzioni meccaniche e tecnologiche. Purché con tre accessori indispensabili: un buon campanello, luci ben visibili e un lucchetto resistente, viste le stragi di furti. Consigliabile anche il casco, pure per girare in città. Una buona bici può costare tra i 500 e i mille euro, altri 300 per tutti gli optional citati.

Capitolo turismo. C’è da sbizzarrirsi, tra agenzie che organizzano tour anche con trasporto bagagli, aziende vinicole che offrono giri a pedali tra vigne e ulivi, grandi alberghi che mettono a disposizione bici e accompagnatori per visitare città, parchi, laghi, ciclovie. Di cui l’Italia è ricchissima, almeno 60mila chilometri per tutti i gusti e per tutti i livelli di fiato.

Con luoghi spettacolari da visitare, cibi e vini buonissimi da assaggiare e gustare: ecco la Ciclovia dell’Isarco e quella dell’Adige fra le province di Trento e Bolzano; la spettacolare Ciclovia dell’Adda, facile e adatta a tutti, da Lecco a Milano o viceversa; i saliscendi tra Langhe e Roero; la Via degli Dei tra Bologna e Firenze, adatta invece a gambe più salde e mezzi con batterie potenti; il Giro del Trasimeno o la Via dell’Acqua da Assisi a Roma; i durissimi 580 km della Ciclovia dei Parchi tra Basilicata e Calabria.

Ma bisogna attrezzarsi bene. E-bike, la migliore amica. Una potente e-mtb, o la nuova moda: la gravel. Bici ibrida, assetto da corsa ma soluzioni da sterrato. L’ideale per la nuova frontiera del turismo a pedali: il bikepacking, la bici attrezzata con le borse al manubrio, al telaio, sottosella o appese al portapacchi posteriore. L’attrezzatura un po’ costicchia: una buona bici almeno 1.500-2.000 euro, più l’abbigliamento il casco, le luci, un set di borse sui 500 euro.

 

 

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