
Al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, sul lago di Como, i salti nel tempo sono pane quotidiano. La cornice suggestiva,...
Al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, sul lago di Como, i salti nel tempo sono pane quotidiano. La cornice suggestiva, gli hotel di lusso, i motoscafi che traghettano gli ospiti da un lato all’altro del lago concorrono a creare un’atmosfera raffinata e sospesa, dove la dimensione del tempo sembra cristallizzata, immutabile.
Lo scenario perfetto per abbandonarsi alle suggestioni delle auto d’antan, che sfilano orgogliose e tirate a lucido fra ali di folla entusiasta. I proprietari, spesso in abiti intonati all’età dell’auto, le mostrano con orgoglio, le cavalcano come purosangue. Inseguono la Coppa d’oro e il Best of Show, i titoli assegnati a Villa d’Este e a Villa d’Erba. Trofei e glorie che possono moltiplicare in modo eponenziale il valore dei loro vecchi bolidi nel mercato delle auto d’epoca.
Ma prima del business viene la gioia di partecipare a questo rito, una delle tappe fondamentali nel calendario mondiale, dove il rombo dei motori si miscela alla sensualità delle signore, che guidano con disinvoltura le auto d’epoca o accompagnano i driver salutando la folla.
Linee e suggestioni del passato che ritornano, vetture che accendono i ricordi e creano atmosfere. E poi designer che scavano nel passato per trovare nuove ispirazioni.
Da una parte trovi il concept avveniristico Speedtop di Bmw, che prefigura una shooting brake affusolata con tetto spiovente e fanali sottili come lame. Dall’altra la parata dei bolidi di ieri con l’Aston Martin DB35 del 1956 o la Ferrari 250 Monza del 1954, che resuscitano atmosfere da Michel Vaillant, il leggendario pilota francese delle tavole a fumetto di Jean Graton: curve morbide e sinuose, colori pastello e il fascino della memoria ad aggiungere suggestioni.
Un vero tuffo nell’era eroica e sentimentale dell’auto, nel segno della bellezza e dell’emozione. E anche la gara, il concorso vero e proprio, può produrre esiti inattesi, decretare riabilitazioni di modelli meno fortunati.
Non a caso la Coppa d’oro finisce fra le mani dei proprietari di una Bmw 507 svelata al Salone di Francoforte del 1955. Un’auto pensata per conquistare l’America e sfidare la Mercedes 300 SL. Disegnata dal conte Albrecht von Goertz, la 507 nasceva con tutte le carte in regola: proporzioni perfette, linee sensuali e un V8 da 3,2 litri sotto il cofano. Doveva sedurre il pubblico americano con il design europeo. Ma il costruttore aveva fatto male i suoi calcoli perché la produzione era tremendamente costosa e ogni unità venduta rappresentava una perdita. Ne furono prodotti solo 254 esemplari tra il 1956 e il 1960. Solo nel 1957 la sfortunata roadster ebbe un temporaneo riscatto con le competizioni, vincendo importanti corse in salita. Così il verdetto del pubblico di Villa d’Este restituisce gloria e attenzione a una vettura bellissima e sfortunata.
E nel contesto di Villa d’Erba arriva l’acuto Alfa Romeo, con il trionfo della P3 del 1934 nel Best of Show. Un’auto icona, la prima vera monoposto da Gran Premio, derivata dalla 8C 2300 Monza. Un vero sogno a motore.
Giuseppe Tassi