Giovedì 17 Luglio 2025
FABIO LOMBARDI
Economia

Meteo estremo, auto elettriche e ponte sullo Stretto. Chi paga? La sicurezza stradale

Alcuni fondi destinati alla sicurezza stradale sono stati dirottati su altre opere o per incentivare il mercato dell'elettrico. Una scelta criticata da un esperto del settore come Roberto Impero che sottolinea la miopia di scelte di questo genere

Roberto Impero

Roberto Impero

Milano, 6 luglio 2025 – Le condizioni atmosferiche estreme, lo sviluppo di automobili (quelle elettriche) con pesi e baricentro differenti da quelli delle auto endotermiche e il ponte di Messina. Cosa hanno in comune queste tre cose? Non contribuiscono alla sicurezza stradale. Detto così è poco comprensibile ma se a spiegarlo è un esperto del settore sicurezza stradale, tutto diventa più chiaro. Roberto Impero, un'autorità in materia di sicurezza stradale anche a livello internazionale. La sua azienda, SMA Road Safety (impresa che, per dare un’idea, ha fornito i propri dispositivi per l’Eurasia Tunnel di Istanbul, il futuristico Sheikh Al Jaber Causeway, 4° ponte marittimo più lungo al mondo nella Kuwait Bay, alle autostrade Doha in Qatar, al nuovo ponte di Genova, al Thorold tunnel in Ontario e al Sheikh Zayed Road a Dubai) ha al suo attivo una collaborazione con un board negli Stati Uniti per analizzare l’impatto dei veicoli elettrici sulle attuali barriere salvavita disponibili sulle strade.

"Tutte le novità che interessano il settore automobilistico finiscono per impattare, nel bene o nel male sulla sicurezza. Il caldo estremo è uno dei fattori con i quali dovremo imparare e convivere. Anche sulle strade. Il caldo oltre a poter influenzare le condizioni psicofisiche degli automobilisti incide anche sulle infrastrutture stradali (è il caso ad esempio dell'asfalto deformato sull'A4 che ha rallentato enormemente il traffico nella giornata di giovedì vicino a Verona ndr). La consistenza dei terreni dove sono posizionate le barriere come i guard rail può incidere sulla capacità di contenimento degli urti".

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E cosa c'entrano le auto elettriche? "Un altro tema rischia di minare la sicurezza delle infrastrutture nazionali: nella proposta di revisione del Pnrr si fa strada il bonus di 597 milioni, per acquistare 39mila veicoli elettrici. La cifra in questione, inizialmente, era stata stanziata per installare oltre 20mila colonnine di ricarica entro il 2026, ma, viste le scarse adesioni, è stata dirottata per svecchiare il parco veicolare inquinante. L’aumento dei veicoli elettrici, seppur pensato in ottica di maggior sostenibilità ambientale, solleva due ordini di problemi, entrambi di natura infrastrutturale. In primis, le auto elettriche necessitano di un’implementazione della rete elettrica, altrimenti la circolazione risulta poco sostenibile. Secondariamente, ma non per importanza, i veicoli a zero emissioni richiedono di aggiornare con urgenza i dispositivi salvavita, dai guardrail, ai newjersey, dagli attenuatori d’urto ai terminali di barriera, spesso vecchi, ma soprattutto omologati per rispondere a una normativa datata e tarata su veicoli più piccoli e molto meno pesanti. Basti pensare che un'auto tradizionale pesa circa 900 kg mentre una elettrica supera i 2000, senza contare come i pesi sono diversamente distribuiti nell'auto. Ciò determina che occorrerebbe studiare sistemi adatti a contenere l'impatto di questi veicoli che altrimenti finiscono per tagliare gli attuali guard rail o avere impatti devastanti con i newjersey. Questo non viene fatto, non solo in Italia, ma anche in Europa".

Le auto elettriche, in virtù delle batterie, presentano un baricentro ben diverso rispetto ai veicoli termici; è quindi molto alto il rischio che le barriere, attualmente presenti sulle nostre strade e autostrade, non siano in grado di contenere un veicolo elettrico che perde il controllo. Anche questo va considerato nell’omologazione delle barriere. I tagli alla manutenzione e sicurezza delle infrastrutture rischiano di ritardare ulteriormente questi interventi, estremamente necessari per la sicurezza di tutti i cittadini e una mobilità davvero sostenibile” conclude l’esperto.

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E il ponte sullo Stretto? "C'entra, c'entra. Il Ministero dei Trasporti ha previsto il trasferimento di 1,7 miliardi di euro, inizialmente stanziati per la manutenzione delle strade nazionali, per finanziare il ponte sullo stretto di Messina. I tagli verranno eseguiti da quest’anno, fino al 2036. Solo per il biennio 2025-2026 è prevista una sforbiciata di 385 milioni di euro, su un totale di 500 milioni previsti (-70%). Si tratta di una scelta, a mio avviso poco orientata al futuro, perché va a penalizzare l’intero territorio nazionale, privando comuni e provincie di risorse preziose per garantire una corretta viabilità su gomma. Il ponte sullo Stretto ha la sua rilevanza infrastrutturale ed economica per il Paese, ma non dobbiamo in alcun modo sottovalutare la sicurezza stradale nazionale. I dati ACI Istat, parlano chiaro: il costo dell’incidentalità stradale impatta per l’1% sul PIL Nazionale e solo nel 2023 era pari a 18 miliardi di euro. Le strade urbane ed extraurbane, provinciali e comunali sono dissestate e trascurate; il taglio ai finanziamenti lascia di fatto, passare il messaggio che ci siano cose più importanti a cui pensare ed è molto pericoloso e controproducente”, spiega Impero che da tempo insiste sulla necessità di un catalogo nazionale sulle barriere stradali. "Un documento che classifichi e certifichi i vari tipi di barriere in base alle necessità. Un catalogo in cui tutte le amministrazioni, e non solo le grandi società come Anas o Autostrade che se li sono 'fatti in casa' possano far riferimento nel momento in cui devono scegliere i sistemi di sicurezza da piazzare nelle strade dei propri Comuni e Province".