
Roma, 14 settembre 2023 – Europa chiama Italia e attende quanto prima la ratifica del trattato di revisione del Mes. Venerdì 15 settembre è prevista a Santiago la riunione informale dell'Eurogruppo e in quell'occasione si farà il punto dello stato di avanzamento della ratifica del Mes. Un alto funzionario europeo ha detto di “auspicare una conclusione positiva del processo quanto prima”, che “il quadro è incoraggiante” e che è fiducioso “che il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti aggiorni su quello che sta accadendo in Italia” rispetto al Meccanismo di stabilità, al quale manca solo il via libera dell'Italia.
Ma almeno fino alla fine di ottobre 2023 non se ne discuterà in Parlamento. Il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani ha affermato che il Mes “non è una priorità”. “Non si possono approvare solo le riforme che piacciono a qualcuno, serve una armonizzazione fiscale”, ha detto intervistato da una radio. Da ricordare anche le dichiarazioni del premier Giorgia Meloni a Porta a Porta, andato in onda la sera del 22 dicembre 2022. “Finché io conto qualcosa, che l'Italia non acceda al Mes lo posso firmare con il sangue". Perché? Perché il cosiddetto fondo salva Stati è considerato “poco utile” e si teme che possa diventare un “cappio al collo” per il Paese. "Ci chiediamo - disse in quell'occasione la premier - perché il Mes non è mai stato usato da nessuno? Perché le condizionalità sono troppo stringenti e perché il Mes è un creditore privilegiato, cioè in caso di difficoltà è il primo a dover essere restituito".
Cos'è il Mes
Il Mes è il meccanismo europeo di stabilità. E' stato istituito nel 2012 con un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della Ue, dopo che l'Europa - e in particolare Grecia, Cipro, Irlanda e Portogallo - fu colpita, negli anni 2008-2009, dalla crisi dei debiti sovrani. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi Ue, che pur avendo un debito sostenibile, trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato. In questo modo si scongiurerebbe o si ridurrebbe il rischio di default. La condizionalità varia a seconda dello strumento utilizzato. Ad esempio: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane, ma colpiti da shock avversi.
La riforma del Mes
Dal 2017 si è iniziato a parlare in Europa di una possibile revisione del trattato istitutivo del Mes. Il 27 gennaio 2021 la proposta di riforma è stata firmata dai 19 Paesi dell'area Euro. Interviene sulle condizioni necessarie per la concessione di assistenza finanziaria e sui compiti svolti in tale ambito, introducendo modifiche di portata comunque limitata. La riforma - scrive Bankitalia nelle sue Faq sul Mes - non prevede né annuncia un meccanismo di ristrutturazione dei debiti sovrani, non affida al Mes compiti di sorveglianza macroeconomica. La riforma, inoltre, attribuirebbe al Mes una nuova funzione, quella di fornire una rete di sicurezza finanziaria (backstop) al Fondo di risoluzione unico (Single Resolution Fund, Srf) nell'ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie.
Il Mes può prestare fino a 500 miliardi
Il capitale del Mes ammonta a 704,8 miliardi, di cui sono stati versati solo 80,5 dai Paesi, poco più dell'11 per cento del totale. Può prestare fino a 500 miliardi. I principali finanziatori sono Germania (190 miliardi), Francia (142) e Italia, che ha versato circa 14 miliardi ma dovrebbe versarne 125,3.
Chi guida il Mes
Il Mes è guidato da un Consiglio dei governatori composto dai 19 Ministri delle finanze dell'area euro. Il Consiglio assume all'unanimità tutte le principali decisioni, incluse quelle relative alla concessione di assistenza finanziaria e all'approvazione dei protocolli d'intesa con i paesi che la ricevono. Può operare a maggioranza qualificata dell'85 per cento del capitale qualora, in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica dell'area dell'euro, la Commissione europea e la Bce richiedano l'assunzione di decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e possono quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza.