
Esplode il mercato globale dell’intelligenza artificiale applicata alla telemedicina
Parola d’ordine: intelligenza artificiale. Ad oggi non esiste termine più forte e diffuso a livello globale, considerando i principali settori operativi. Tra questi non manca di certo il mondo sanitario e, nello specifico, la telemedicina, vale a dire l’insieme delle tecnologie e dei metodi impiegati per effettuare diagnosi e cure a distanza, che vede e vedrà nell’AI un alleato di grandissimo valore. Conferme in merito giungono, in primis, da openPR che ha realizzato di recente un approfondimento incentrato proprio sul mercato dell’artificial intelligence applicata alla cosiddetta “telehealth”.
Previsti ricavi per 192 miliardi nei prossimi 8 anni
Entrando più nel dettaglio, l’asset globale, dopo aver sfiorato i 18 miliardi di euro di ricavi nel corso del 2024, si prevede che supererà i 192 miliardi entro i prossimi 8 anni (+972%) con una crescita media annuale composta, nel corso del periodo preso in esame, pari al 27%. A livello prettamente geografico, attraverso l’indagine a cura di Dimension Market Research, emergono gli Stati Uniti che, a seguito dei quasi 7 miliardi totalizzati circa sei mesi fa, prevedono di sfiorare quota 49 miliardi entro il 2033.
E ancora, in base a quanto precisato da Technavio, risalta anche il Canada all’interno di questo scenario in costante evoluzione. I motivi principali? Il Paese è uno dei pionieri per quanto riguarda la telemedicina, poiché trainato dalla crescente richiesta di innovazione e tecnologie all’avanguardia. Ma in che modo l’AI viene utilizzata maggiormente dai professionisti del settore e, allo stesso tempo, dai pazienti? Secondo GlobeNewswire, in primo piano (26%) emerge sicuramente l’assistenza da remoto grazie a virtual twin conversazionali.
La situazione in Italia
Entro l’anno corrente, l’Italia potrebbe diventare il primo Paese in Europa a lanciare una piattaforma nazionale di telemedicina a seguito di una lunga gestazione e grazie all’investimento complessivo di 1,5 miliardi di euro, previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per la digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. “Ogni giorno rimango sorpreso da quanto l’intelligenza artificiale risulti potente e, allo stesso tempo, liquida, ovvero applicabile a qualsiasi settore e campo del sapere. E i margini di crescita sono immensi. Il mondo health – ha dichiarato Gianmarco Biagi, Ceo della multinazionale Vection Technologies e presidente della Commissione Nazionale per la Digitalizzazione della Società Italiana di Telemedicina (Sit) – e in particolar modo l’ambito della telemedicina, è già oggi uno dei più coinvolti dalla cosiddetta ‘AI wave’. In vista del futuro, mi aspetto innovazioni e soluzioni ancora più all’avanguardia che aiuteranno sia i medici sia pazienti di tutte le età”.
"Per quanto riguarda l’Italia – continua – sempre più strutture ospedaliere stanno adottando tecnologie di intelligenza artificiale per innovare l’esperienza dei pazienti e migliorare l’efficienza dei servizi. Nello specifico, l’artificial intelligence viene impiegata sia per facilitare l’accesso alle strutture, ad esempio attraverso assistenti virtuali per la prenotazione di appuntamenti, sia come strumento avanzato per la formazione del personale sanitario, supportando l’apprendimento di procedure cliniche in modo più accurato e interattivo”.
Le principali innovazioni che l’AI sta portando alla telemedicina
L’attenzione dell’uso dell’AI si focalizza su algoritmi definiti “data catcher”, ovvero sistemi ancora più all’avanguardia capaci di monitorare 24/7 i parametri di pazienti e cittadini di tutte le età. Lo scopo è individuare eventuali problematiche o patologie, segnalare il tutto al proprio medico e adottare la terapia migliore possibile. Ma non è finita qui perché, grazie all’artificial intelligence, sono previsti ulteriori passi avanti nella creazione di “virtual doctors” efficaci e precisi dal punto di vista conversazionale ed empatico.
Attraverso questi ultimi, in grado di offrire risposte personalizzate ai soggetti coinvolti, l’obiettivo è avere dei punti di riferimento capaci di fare da ponte, in maniera più veloce ed immediata, con i medici in carne ed ossa.
Per ultimi, ma non meno importanti, non mancheranno nel corso dei prossimi anni software di ultima generazione utilizzati in qualità di “diagnostic accelerators”. Infatti, la tecnologia del momento avrà un ruolo cruciale nel migliorare l'accuratezza e la velocità delle diagnosi, soprattutto in radiologia e patologia. Questa capacità sarà particolarmente preziosa nella telemedicina, dove la diagnosi a distanza è sempre più necessaria.