Meno della metà delle aziende italiane della filiera auto (42,8%) è già orientata alla produzione di componentistica per veicoli ad alimentazione elettrica e a idrogeno, mentre il 16,4% valuta l’uscita dal settore in vista della scadenza del 2035, anno dello stop delle vendite di automobili nuove con motore endotermico. Per una impresa su dieci abbandonare è "l’unica opzione possibile". È il quadro che emerge dall’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità, indagine della Camera di commercio di Torino e dell’Anfia. A preoccupare le imprese – che chiedono incentivi a sostegno della domanda – è anche il crescente ruolo della Cina nel panorama globale dell’auto e dell’entrata nel mercato europeo dei produttori cinesi, principalmente di auto elettriche e ibride: il 36% lo considera una minaccia, il 16% un’opportunità, il 48% non sa valutarne le implicazioni. Nel complesso la componentistica automotive – 2.167 imprese che impiegano 167.000 lavoratori e generano un fatturato di 55,9 miliardi di euro – oggi gode di buona salute. Il 72% delle aziende che hanno risposto all’indagine annuale ha registrato nel 2022 un aumento del fatturato, per la metà superiore al 10%. L’export del settore conferma il trend di crescita: aumenta dal 78,3 all’80,7% la percentuale delle imprese che vendono i propri prodotti sui mercati esteri.
Alberto Levi