Bologna, 27 maggio 2025 - Ha voluto esserci, dice, anche se aveva altri impegni. All’assemblea di Confindustria, effettivamente, non può mancare la presidente del Consiglio, soprattutto se entrambe le parti – governo e industriali – sono in sintonia quasi su tutto, Giorgia Meloni sale sul palco dell’EuropAuditorium per ultima. Prima ascolta gli appelli e le richieste degli industriali di cui si fa portavoce il numero uno Emanuele Orsini, poi l’intervento della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola (“la mia amica Roberta”), che elogia “l’Italia, una delle ancore più forti dell’Europa”.

Quando tocca a lei, Giorgia Meloni risponde sul punto alle sollecitazioni di Orsini. “Pensate in grande, io farò lo stesso”, dice agli imprenditori. Il test non è banale, visto che un mese fa c’era stata tensione sul decreto bollette, e dopo una deludente tornata elettorale. Promette misure sull’energia, ma anche verifiche su eventuali speculazioni sulla formazione del prezzo. Avvertendo però che non si può sempre “continuare a cercare di tamponare spendendo soldi pubblici”. E sulla competitività ricorda l’impegno alla revisione del Pnrr per liberare 15 miliardi “per sostenere l’occupazione e per aumentare la produttività”. Rispondendo all’appello generale al dialogo e all’unità, assicura che il governo, nel confronto con le parti sociali, delineerà “le linee di una politica industriale di medio e di lungo periodo”.
Ma siccome l’intervento arriva appena dopo quello dell’“amica Roberta”, Meloni ne approfitta per togliersi anche qualche sassolino dalle scarpe. Non con Metsola, alla quale riconosce una sincera vicinanza all’Italia: “Sarò onesta. Tu sei sempre stata sicuramente dalla nostra parte. L’Europa dipende dalle maggioranze...”. E allora infila una stoccata dietro l’altra. I dazi? “La Ue abbia il coraggio di rimuovere le barriere interne che si è autoimposta in questi anni”. I rapporti con gli Usa? “Serve un approccio più politico che burocratico”, rivendica il ruolo da “pontiera“. Sull’energia, poi, l’asse con Confindustria è fuori discussione: “No all’ideologia sul Green deal, riprendere il cammino del nucleare”.

Tanto Meloni quanto Orsini prima di lei sottolineano le novità promesse dalla Germania a guida del nuovo cancelliere Friedrich Merz. Quello che succede in Europa, in effetti, è il vero tema dell’assemblea. La presenza di Metsola lo certifica. Lei ricorda che il risultato delle ultime elezioni europee ha insegnato che molti si sono sentiti esclusi, e che l’Unione “deve offrire soluzioni, non diventare parte del problema”. Per esempio: trovare un accordo con gli Stati Uniti.
La politica maltese del Ppe porta sul palco l’autocritica delle istituzioni europee, raccogliendo applausi convinti e la sensazione che il “paradigma”, per dirla con Orsini, forse è davvero cambiato: “Pensiamo alle storie di successo dell’Ue, non ai tappi di plastica”. Quegli stessi tappi che furono oggetto di una storica battaglia di Matteo Salvini, uno dei pochi ministri che ieri non sedeva accanto a Meloni in platea. I cittadini, chiosa Metsola, chiedono “certezze, sicurezza e semplificazione”. Come ha detto anche Orsini, d’altronde.