Sabato 19 Luglio 2025
ANDREA ROPA
Economia

Mediobanca mette sul piatto 5 miliardi. Maxi-cedola per fermare Montepaschi

L’ad Nagel presenta il piano al 2028, con numeri record per convincere i soci a restare indipendenti

L’ad Nagel presenta il piano al 2028, con numeri record per convincere i soci a restare indipendenti

L’ad Nagel presenta il piano al 2028, con numeri record per convincere i soci a restare indipendenti

Botta e risposta. Sono passate poche ore da quando, giovedì sera, Montepaschi ha ribadito che sul dossier Mediobanca non ci sono ripensamenti, varando un aumento di capitale da 13,2 miliardi per finanziare l’Ops. E subito, ieri mattina, è arrivata la replica di Piazzetta Cucci. Affidata ai numeri del piano industriale al 2028, che contiene un assegno da quasi cinque miliardi per respingere l’assalto senese. Mediobanca promette infatti 4,5 miliardi di dividendi cash più 400 milioni di buy-back: oltre un terzo della sua capitalizzazione, somministrato in appena tre anni. Il messaggio agli azionisti è chiaro: restate con noi, Mps è un salto nel buio.

L’obiettivo dell’ad Alberto Nagel è neutralizzare l’offerta di scambio lanciata da Siena, bollata come "priva di razionale" e gravida di "elevati rischi di esecuzione". Il manager ha alzato il sipario su un piano che vede l’utile ordinario salire a 1,7 miliardi (+30%) nel giro di tre anni; il contabile arriverà a 1,9 miliardi grazie al maxi-deal immobiliare da 500 milioni nel Principato di Monaco. Soldi veri, non promesse, puntualizza Mediobanca. Eppure il mercato resta tiepido: il titolo di Piazzetta Cuccia ha chiuso la settimana a Piazza Affari a quota 19,57 euro (-0,03%); più marcata la flessione di Mps (-1,83% a 7,11 euro), trading con uno sconto dell’8% sull’offerta. Dati che legittimano il dubbio sulla convenienza dell’operazione senese.

Tornando al piano, i ricavi di gruppo supereranno 4,4 miliardi (+20%). Il wealth management di Mediobanca Premier ne fornirà 1,2 miliardi, oltre 200 milioni di crescita. Il corporate & investment banking sfonderà quota 1 miliardo, mentre Compass guiderà il margine d’interesse a 1,5 miliardi. Il contributo Insurance, legato al 13,1% di Generali, toccherà 700 milioni di ricavi. E proprio Generali resta la pedina chiave della prossima mossa. "Banca Generali è l’alternativa più potente", ha sottolineato Nagel fissando ottobre per il deal. Se il Leone non uscirà dalla gabbia, servirà "una motivazione fortissima" per cambiare strategia. Lo scontro con Mps è totale: "Non c’è match tra le due storie industriali" ha continuato Nagel. Inoltre il rischio associato al piano di Mediobanca "è contenuto, mentre il rischio associato a una transazione senza precedenti come quella proposta da Mps-Mediobanca è elevato".

Il risiko bancario italiano gira vorticoso anche su altri tavoli. Banca Ifis ha chiuso l’Opas su illimity Bank con adesioni all’84,09%, una percentuale che supera abbondantemente la soglia minima del 66,67%% fissata dall’istituto dei Furstenberg. Con il raggiungimento anche della sotto-soglia irrinunciabile per l’efficacia dell’offerta del 60%, Banca Ifis ha le mani libere per far passare il progetto di fusione per incorporazione di illimity Bank in assemblea straordinaria.

L’offerta, partita il 19 maggio, ha avuto un’accelerazione con il premio del 5% annunciato dall’azionista La Scogliera (titolare del 50,64% del capitale sociale di Banca Ifis) in caso di superamento della soglia del 90%. Una mossa che ha scosso anche il patto di consultazione che coagulava un 27,2% del capitale di illimity ed era costruito intorno al fondatore e ad Corrado Passera. Il patto si è sciolto per "mutuo consenso" e ieri anche Passera ha consegnato il suo 3,973% all’offerta. Un endorsement che alza il sipario su nuove sinergie, avallando la nascita di un polo specialty finance.

Nel frattempo continua la telenovela Popolare di Sondrio-Bper. Unipol, azionista forte di entrambe, porta in dote il suo 19,7% di Sondrio all’Ops di Modena. Il cda ha infatti deliberato il via libera, "confermando la propria condivisione dei razionali strategici e industriali dell’operazione e riscontrando gli effetti positivi per la stessa Unipol in termini di convenienza economico-finanziaria, di capacità di generazione di valore e di sostenibilità degli impatti sul capitale regolamentare". Una decisione prevista ma non indolore per l’istituto valtellinese, che ha ribadito come l’offerta di Bper "non valorizza la banca né le sue prospettive".