ACHILLE PEREGO
Economia

Mediobanca, è rottura con Delfin. La resa dei conti in assemblea

Al cda una rosa di nomi da cui sono esclusi i grandi soci. Entro il 3 ottobre la risposta dei Del Vecchio

Mediobanca, è rottura con Delfin. La resa dei conti in assemblea
Mediobanca, è rottura con Delfin. La resa dei conti in assemblea

Nessun accordo dell’ultima ora sui candidati a essere presentati domani al cda di Mediobanca e sottoposti al voto dell’assemblea di fine ottobre per il rinnovo del board. Così, senza intese con la Delfin, la holding fondata da Leonardo Del Vecchio, a cui fa capo quasi il 20% dell’istituto di Piazzetta Cuccia, ieri il comitato nomine di Mediobanca ha approvato la lista che vede la conferma al vertice dell’ad Alberto Nagel, del presidente Renato Pagliaro e del dg Saverio Francesco Vinci.

Il comitato nomine proporrà quindi al cda della banca una rosa di nomi per il nuovo consiglio di cui non fanno parte i rappresentanti di Delfin e dell’altro grande socio con circa il 10%, il gruppo Caltagirone. Vista la mancanza di condizioni per un’intesa con l’azionista Delfin, nonostante la lunga trattiva con il rappresentante della holding, Francesco Milleri, il comitato avrebbe lavorato insieme alla lead independent director Angela Gamba e a Spencer Stuart per presentare i nomi (tra cui i ricandidati Virginie Banet, Laura Cioli, Valérie Hortefeux, Maximo Ibarra e Vittorio Pignatti-Morano Campori) e individuare i profili adatti a sostituire i quattro consiglieri uscenti che hanno raggiunto i limiti di età (Maurizia Angelo Comneno, Maurizio Carfagna, Maurizio Costa ed Elisabetta Magistretti), puntando su rappresentanti indipendenti, con equa presenza di genere e un mix di internazionalità e nazionalità. Il comitato nomine da un lato quindi avrebbe preso atto della bocciatura da parte di Delfin della proposta del cda di Mediobanca e, dall’altro, giudicato non accoglibili le richieste in tema di governance della holding fondata da Del Vecchio, scomparso nel 2022, che insisteva tra l’altro sulla sostituzione di Pagliaro con un nuovo presidente indipendente e condiviso.

Nell’assemblea del 28 ottobre dovrebbe andare quindi in scena un confronto tra i candidati proposti dal comitato e quelli di Delfin che ha comunque tempo fino al 3 ottobre per presentare una lista concorrente. Resta da capire non solo quali saranno le mosse anche di Caltagirone, ma soprattutto il livello dello scontro, che sarebbe massimo in caso di presentazione non di una lista corta con quattro nomi ma di una lunga con sette da parte del primo azionista: se la compagine di Delfin ottenesse la maggioranza in assemblea si potrebbe arrivare infatti a un cda spaccato a metà, composto da 7 rappresentanti di Delfin, 7 del board uscente e 1 di Assogestioni. Viceversa avrebbe due posti. A rendere impossibile un accordo con la holding fondata da Del Vecchio, secondo fonti vicine a Piazzetta Cuccia, sarebbe stata la mancata legittimazione del piano industriale già approvato e presentato al mercato.