Meccanica: produzione in caduta del 2,1% rispetto al 2021

Secondo l'Osservatorio di Federmeccanica, nei primi 9 mesi dell'anno l'Italia va in controtendenza rispetto all'Ue. Frenata maggiore per la metallurgia: -7,9% tra gennaio e settembre

Dopo un primo trimestre in chiaroscuro, nel terzo il settore della metalmeccanica ha iniziato a registrare segnali di sofferenza, mentre le previsioni per i prossimi mesi, complici il caro energia e materie prime, sono negative. A pesare, inoltre, è soprattutto l’incertezza. Dall’evoluzione della guerra in Ucraina, da cui dipenderà la dinamica dei prezzi energetici, alla politica zero Covid adottata in Cina, le incognite che si stagliano sul 2023 sono numerose e impediscono, o rendono più difficile, alle imprese programmare l’attività e gli investimenti. Tra luglio e settembre i volumi di produzione rispetto al trimestre precedente hanno evidenziato una sostanziale stabilità (+0,1%), con un trend in frenata dopo +1,1% del secondo rispetto al primo trimestre. Nel confronto con lo stesso periodo del 2021, si registra invece un calo del 2,1% che si aggiunge alla contrazione dell’1,2% su base annua del trimestre precedente. Insomma, la gelata a lungo paventata è diventata realtà.

I numeri sono contenuti nell’Osservatorio di Federmeccanica, presentato di recente a Roma. Nel periodo gennaio-settembre 2022 la produzione metalmeccanica è mediamente diminuita dello 0,6% rispetto ai primi nove mesi del 2021, a fronte della variazione positiva dell’intero settore industriale (+0,8%). Guardando ai singoli comparti, nei primi nove mesi dell’anno sono diminuite le attività della metallurgia (-7,9% sullo stesso periodo del 2021), la fabbricazione di prodotti in metallo (-3,9%) e di macchine e apparecchi elettrici (-2,8%), la produzione di autoveicoli e rimorchi (-1,6%). Segno più, invece, per fabbricazioni di computer, radio tv, strumenti medicali e di precisione (+7,2%), altri mezzi di trasporto (+3,5%). Ma il dato allarmante è che la performance delle imprese italiane è in controtendenza rispetto a quella degli altri Paesi Ue, dove in media la produzione metalmeccanica, durante i primi nove mesi del 2022, è aumentata dell’1,8% sul 2021. Più nel dettaglio, a fronte del nostro -0,6%, la Spagna segna un +2,5%, la Francia +1,4%, e la Germania +0,9%.

Anche per quanto riguarda l’export, seppure di segno positivo, il dato registra una frenata: l’incremento di gennaio-settembre è del 13,5% sullo stesso periodo del 2021, con una dinamica in rallentamento nei singoli trimestri, mentre le importazioni sono cresciute del 23,2%. L’incremento maggiore dell’export è verso i paesi dell’Ue (+15%) rispetto all’extra Ue (+11,8%). I flussi diretti in Germania sono aumentati del 13,1%, quelli per la Spagna del 20,8%, per gli Usa (+25,3%). In caduta le spedizioni in Russia (-19,5%) e in Cina (-4,3%). Ma le prospettive non sono rosee. Dall’indagine condotta tra le imprese, le aspettative sono tutte nella direzione di una contrazione dell’attività produttiva e dell’occupazione. L’83% delle aziende ha registrato impatti significativi sui costi di produzione dai rincari delle materie prime. Rincari che, nell’8% dei casi, porteranno a interrompere l’attività (7% nella scorsa indagine), nel 51% alla riorganizzazione del lavoro e nel 23% alla riduzione degli investimenti. Il 26% delle imprese prevede di aumentare la produzione, a fronte del 28% che invece si aspetta di ridurla. Il 23% delle imprese intervistate è soddisfatto del portafoglio ordini, in calo dal 27% della precedente indagine. Il 17% ritiene di dover aumentare nel prossimo semestre i livelli occupazionali (rispetto al precedente 21%). Cresce la quota di imprese che giudicano "cattiva o pessima" la liquidità aziendale: sono il 14%, la stessa percentuale che si era registrata dopo il lockdown.