Manovra, balletto di cifre sulla flat tax. Ma Tria e Salvini: "Nessun caos"

Il Tesoro: "Seicento milioni per la flat tax". Il vicepremier: "No, sono oltre 1,7 miliardi". Una nota congiunta spiega: "Diciamo la stessa cosa da prospettive diverse"

Giovanni Tria (LaPresse)

Giovanni Tria (LaPresse)

Roma, 10 ottobre 2018 - Giallo, poi risolto, nel governo sui numeri della flat tax. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria in commissione Bilancio dettaglia le cifre della manovra: per il Tesoro ci sono 600 milioni di euro di risorse da destinare per il 2019 alla tassa 'piatta', che saliranno a 1,8 miliardi nel 2020 e a 2,3 miliardi nel 2021. "Sono di più, un miliardo e 700 milioni", dichiara Salvini subito dopo l'intervento di Tria. I conti non tornano per qualche ora, finché non viene diffusa una nota congiunta dei diretti interessati. "Nessun caos sulla flat tax. Vicepremier e ministro dell'Economia dicono la stessa cosa e le stesse cifre con una prospettiva diversa", si legge. "Le risorse stanziate sono effettivamente quelle dette da Tria: in totale a regime per la flat tax ci sono effettivamente 1,7 miliardi come sostiene Salvini".  Per chiarire ulteriormente: "Nell'arco del triennio abbasseremo le tasse con una media annuale stimabile per 1,7 miliardi di euro". 

LA MANOVRA - Una manovra da 36,7 miliardi, per quasi due terzi coperta da deficit. L'impatto delle misure porterà nel 2019 un contributo del +0,6% alla crescita del Pil. Le coperture sono realizzate per 15 miliardi di tagli e maggiori entrate e per 22 miliardi da maggior deficit. Nei dati fiffusi da Tria si trovano, nel dettaglio, le risorse che andranno a finanziare gli interventi annunciati. Dei 15 miliardi extra-deficit, 6,9 miliardi arriveranno da tagli alla spesa, 8,1 miliardi da aumenti di entrate. Nel 2020 le coperture valgono 7,8 miliardi di cui tagli di spesa e aumenti di entrate entrambi pari a 3,9 miliardi. Nel 2021 invece ammontano a 9,9 miliardi: 4,7 miliardi di tagli alla spesa e 5,2 miliardi di "aumenti di entrate".

LE MISURE -  Il costo del reddito di cittadinanza e delle modifiche della Fornero per la finanza pubblica è pari a 16 mld in ciascuno dei tre anni. "Nel complesso questi interventi si tradurrebbero - spiega Tria - in un incremento del tasso di variazione del Pil di 0,3% nel 2019". Per quanto riguarda il 2019, disattivare le clausole Iva costerà  12,5 mld con ricaduta positive sul Pil pari a +0,2%. La flat tax porterà un onere finanziario da 600 milioni (a regime 1,7 miliardi) (+0,1 Pil); gli investimenti 3,5 miliardi (+0,2 Pil); incentivi a investimenti e pubblica amministrazione 1,8 miliardi (+0,1% Pil); spese indifferibili 2,3 miliardi (+0,1). Le coperture riducono il Pil di 0,4 punti. Il totale degli effetti della manovra è quindi di +0,6%.

IL BIENNIO SUCCESSIVO - Il ministro svela anche quali saranno gli effetti sul Pil della manovra nei due anni successivi. Nel 2020 le misure porteranno un +0,5 di Pil, +0,3% nel 2021. Nel dettaglio la sterilizzazione dell'aumento dell'Iva sosterrà la crescita per 0,2% nel 2020, mentra avrà una variazione negativa sul Pil per 0,2 punti percentuali nel 2021. Le misure nel campo della spesa sociale, quindi reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni, porteranno 0,2 punti nel 2020 e 2021. La flat tax spinge la crescita per 0,1 punti percentuali nel 2021, gli investimenti per 0,2 punti percentuali. E proprio a proposito della flat tax, che costerà 1,8 miliardi nel 2020 e 2,3 nel 2021, Tria sottolinea che avrà "un effetto contenuto" sulla variazione del Pil. 

TRIA DIFENDE I CONTI DEL MEF - A proposito della mancata validazione della nota di aggiornamento del Def da parte dell'Ufficio parlamentare di Bilancio, Tria spiega che le previsioni "dell'Upb sono basate su informazioni parziali o obsolete". Dopo quest'ultima bocciatura e in seguito alle critiche avanzate in Commissione Bilancio, Tria si difende: "Il rispetto istituzionale va in tutte le direzioni. Le strutture tecniche del Mef non sono meno valide di altre. Le capacità tecniche e i modelli non credo siano inferiori a quelle di altri. Stiamo parlando del Ministero dell'Economia e delle Finanze e di strutture tecniche che non sono cambiate e che da anni fanno queste cose".  E precisa: "Ho dei dubbi, ma non nel senso di essere più prudenziali".

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