Manovra, Tria sotto assedio. Iniziato vertice decisivo a Palazzo Chigi

Tensioni sul deficit: alle 20 il cdm col Def. Di Maio: "Nessuna richiesta di dimissioni, ma non ci si impicca ai numeri". Salvini: "Sforare il 2% per la felicità degli italiani". Risale lo spread

Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria (Ansa)

Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria (Ansa)

Roma, 27 settembre 2018 - Braccio di ferro fino all'ultimo sulla manovra finanziaria 2019. A poche ore dal cdm delle 20 in cui si devono mettere nero su bianco le cifre nella nota del Def, resta alta la tensione tra la maggioranza e il ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Il nodo sono sempre i conti, ovvero la battaglia sul deficit. E' iniziato poco dopo le 16 il vertice di governo a Palazzo Chigi, incontro che dovrebbe essere risolutivo, quanto meno sulla nota di aggiornamento del Def. Presenti, oltre al premier Giuseppe Conte, i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini - giunto per ultimo, di ritorno da Tunisi - il ministro del Tesoro e il titolare degli Affari Ue Paolo Savona.

SI TRATTA ANCORA - Sebbene Salvini ieri sera abbia sostenuto che "il numerino arriva alla fine, prima arriva il contenuto", pare che sia proprio "lo zero virgola" ad allontanare il Tesoro da Lega e Movimento 5 Stelle.  "L'accordo c'è", diceva, sempre ieri, Salvini che stamattina assicura come nel governo tutti "stiano remando nella stessa direzione". E a chi gli chiede se valga la pena sforare il fatidico 2% di deficit/Pil, il ministro dell'Interno risponde: "Assolutamente sì, per la felicità dei cittadini ne varrebbe la pena". Parole che allontanano le voci su uno slittamento del cdm e di una presunta mancata intesa tra Lega e M5s. 

"Se Tria non ci sta, troveremo un altro ministro"

Intanto, Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, intervenendo ad Agorà, su Rai Tre, spariglia: "Se Tria non è più nel progetto, troveremo un altro Ministro dell'Economia". Un affondo in risposta a chi gli chiede di commentare le difficoltà sulla manovra. 

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LE CIFRE  - I grillini sarebbero irremovibili sull'obiettivo 2,4%, come filtrato ieri, e potrebbero aver convinto il Carroccio che puntava a un più cauto 2% di deficit/Pil. "Non arretreremo di un centimetro sul reddito di cittadinanza, siamo a un bivio storico", dice ancora Di Maio. Un deficit al 2,4% significherebbe uno 0,8% in più rispetto all' 1,6% fissato da Tria (soglia che avrebbe l'ok di Bruxelles).  Uno "zero virgola" che alla prova dei fatti varrebbe circa 16 miliardi di euro. Risorse preziose per coprire i tre cardini del contratto di governo che i partiti di maggioranza vogliono inserire nella legge di Bilancio: flat tax (per le imprese), reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni, con il superamento della Fornero. "Non sono preoccupato", dichiara il presidente della Camera, Roberto Fico. Mentre il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia dice: al governo "non auguro di durare poco, gli auguro di non fare danni e di investire sulla crescita".

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Di Maio: "Nessuna richiesta di dimissioni per Tria"

Mentre Tria si trincera nel silenzio, Di Maio spiega che "non c'è in programma nessuna richiesta di dimissioni" per il ministro del Tesoro.  "Con Tria - aggiunge - abbiamo sempre avuto un'interlocuzione che non aveva nè dogmi, nè paletti. Ci sono differenze di vedute? Le dovremo necessariamente appianare, ma io nonsono per il tirare a campare". Ma chiarisce: "Sarà una manovra del popolo coraggiosa, dove non ci si impicca a un numero o un altro". Il vice premier non teme la Ue: "Avremo modo di interloquire, a me non preoccupa Bruxelles, se lo dovrà fare la Francia lo faremo anche noi". E sottolinea: "Quel che non vogliamo fare è scrivere nel Def cose non vere, a differenza del passato quandosi dava un obiettivo nel Def e poi alla fine il deficit era più alto". A proposito dello spread, in ascesa sulle incertezze intorno alla manovra,  Di Maio sostiene che il differenziale "si alza non per i decimali ma per l'instabilità politica. Il Governo del Cambiamento è e deve essere compatto".

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