Corsa contro il tempo per approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre 2022. Le elezioni politiche si sono tenute per la prima volta in autunno e parlamento e governo hanno iniziato a lavorare praticamente da ottobre. Cosa succede se la legge di bilancio non dovesse essere approvata entro fine anno? Come accaduto 33 volte nella storia della Repubblica, scatterebbe, come previsto dalla Costituzione, l'esercizio provvisorio. E' l'articolo 81, infatti, a menzionarlo: “L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi”. Vediamo di cosa si tratta e i suoi rischi.
Cos'è l'esercizio provvisorio del bilancio
E' una forma straordinaria di gestione delle finanze pubbliche. Una misura estrema, cioè, durante la quale il governo si limita ad un'amministrazione ordinaria, contando solo su un numero limitato di risorse. La spesa pubblica prevista nel progetto di bilancio viene infatti divisa per dodici e ogni mese in esercizio provvisorio si può utilizzare un dodicesimo. Per ricorrere all'esercizio provvisorio va fatta apposta legge di autorizzazione che mette a disposizione un dodicesimo della spesa pubblica preventivata per un massimo di quattro mesi. Nel calcolo della spesa sono esclusi alcuni capitoli, come ad esempio il pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici.
Quante volte e quando si è fatto ricorso all'esercizio provvisorio
Lo strumento non è una novità per la storia repubblicana italiana. E' stato utilizzato 33 volte (oltre a 9 proroghe). L'ultima volta risale al 1988, con il presidente del consiglio democristiano Giovanni Goria, che presentò il disegno di legge per autorizzare l'esercizio provvisorio fino al marzo 1988. Dal 1948 al 1968 si è sempre fatto ricorso all'esercizio provvisorio. Sono andati vicino a ricorrere all'esercizio provvisorio il secondo governo Prodi, nel 2006, e il primo governo Conte, nel 2018.
I rischi dell'esercizio provvisorio
L’esercizio provvisorio di bilancio porta con sé il rischio di uno stallo gestionale dell’economia del Paese. Lo Stato, infatti, è obbligato a limitarsi all'ordinaria amministrazione. Investimenti, incentivi, proroghe e ogni altra misura vengono bloccate per tutto il tempo in cui si fa ricorso all'esercizio provvisorio. Oltre ai danni economici, il rischio è la perdita di credibilità agli occhi degli altri Paesi Ue e extra Ue e degli investitori internazionali, con effetti negatici sui mercati.