Manovra, verso l'Amazon Tax. La strategia del governo: colpire i giganti del web

La maggioranza vuole inserire nella legge di bilancio un balzello "verde". Si applicherebbe alle grandi società che fanno consegne a domicilio. Esclusi generi alimentari e ristorazione. "I furgoni utilizzati inquinano"

È stata già ribattezzata "Amazon tax". E ha subito sollevato una valanga di critiche soprattutto da parte delle associazioni di categoria. La nuova imposta sulle consegne a domicilio, che potrebbe entrare nella prossima manovra economica è da tempo nei programmi della premier, Giorgia Meloni. Ed ha avuto il disco verde nel corso del lungo vertice di maggioranza sulla prossima Finanziaria che si è svolto a Palazzo Chigi. Solo domani (o al massimo martedì) sapremo se la nuova tassa entrerà a pieno titolo nella legge di Bilancio. I problemi non mancano e al ministero dell’Economia si sta ancora studiando la formula più opportuna. L’obiettivo non è solo quello di fare cassa ma di difendere i piccoli negozi di prossimità messi in ginocchio dall’impennata dell’inflazione e dalla concorrenza del commercio on line. Il settore del digital retail, secondo gli ultimi report, genera un giro di affari di 58,6 miliardi di euro. Ma di che cosa si tratta e come potrebbe funzionare la nuova imposta?

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Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni
Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni

La tassa 'verde'

In realtà, a Palazzo Chigi, preferiscono parlare di "green tax", cioè di una imposta che colpirebbe la fitta rete di consegne a domicilio fatta con mezzi "non ecologici". Sarebbe introdotta una soglia di fatturato che escluderebbe dalla nuova imposta le piccole società di e-commerce con l’obiettivo di colpire i giganti del Web, Amazon, Google e Facebook in testa, che continuano a macinare fatturati miliardari versando all’erario solo poche briciole. Anche la cosiddetta web-tax introdotta nel 2019, con una imposizione del 3% relativa ai ricavi realizzati da imprese non residenti ma con utenti in Italia e fatturato pari almeno a 750 milioni di euro, ha generato meno ricavi del previsto, poco più di 230 milioni. Di qui l’idea di aggiungere al nostro sistema una tassa a valle del processo che tocchi proprio le consegne.

Chi dovrebbe pagarla

Il testo del provvedimento è ancora riservato. Ma su un punto sono tutti d’accordo: la nuova imposta non riguarderà le consegne dei generi alimentari o della ristorazione. Saranno invece toccati tutti gli altri prodotti acquistati sul web e portati direttamente a casa con mezzi tradizionali, come auto o furgoni. Non si sa ancora a quanto ammonterà il nuovo balzello. Anche se nei giorni scorsi era circolata un’aliquota fra il 10 e il 20%.

La difesa dei negozi di prossimità

L’obiettivo dell’esecutivo è anche di difendere le piccole botteghe sotto casa che dopo aver tirato una boccata d’ossigeno nella stagione del Covid e dei lockdown, stanno tornando a soffrire. L’ultima indagine realizzata da Confesercenti e Federconsumatori contiene, infatti, numeri drammatici: entro il 2025 sarebbero oltre 10.500 i piccoli esercizi di vicinato costretti ad abbassare la saracinesca per sempre. Dal 2009 al 2019 hanno già chiuso 208.000 negozi artigiani e piccole botteghe, con una perdita secca di 520.000 addetti.

Le polemiche

L’idea della Amazon-tax non piace per nulla a Roberto Liscia, presidente di Netcomm, l’associazione di riferimento del settore e-commerce in Italia: "Porre un freno a un settore strategico come quello del digitale, che già sta subendo un rallentamento a causa dell’inflazione e dell’aumento dei costi tecnologici e di gestione dell’intera rete significherebbe minare la competitività dell’Italia sul piano internazionale. E a farne le spese sono in primis le piccole e medie imprese". Sulla stessa linea anche il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova: "Un’idea sbagliata: le consegne a domicilio sono ormai un servizio irrinunciabile, avvantaggiano chi vive nelle aree interne e le persone con scarsa mobilità".Secca la replica del senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri: "Capisco che movimenti politici strafinanziati da Soros non apprezzino una tassa che riguardi Amazon, ma la scelta del governo in questa direzione è giustissima. Anzi, presenterò emendamenti per rafforzare questa scelta e per introdurre in Italia una vera e propria web tax. Non è possibile che gruppi come Amazon, pagano tra lo zero e l’1% di imposte mentre ogni azienda, ogni artigiano, ogni commerciante paga il 30-40% di tasse".