Roma, 18 settembre 2024 – I conti pubblici italiani si intrecciano con le prospettive europee e si snodano lungo l’asse Roma-Bruxelles-Strasburgo. E così mentre nella capitale italiana il ministro Giancarlo Giorgetti tira le prime somme del Piano strutturale di bilancio in consiglio dei ministri (con l’indicazione di un deficit sotto il 3% nel 2026) e il viceministro Maurizio Leo annuncia per dicembre una sorta di bonus tredicesime, in Europa, quella del bis di von der Leyen, è Mario Draghi (che oggi vedrà Giorgia Meloni a Palazzo Chigi) a rimettere in riga i Paesi del Nord e la Germania che hanno criticato il suo Rapporto sulla competitività. "Chi si oppone al debito comune – avvisa l’ex premier – si oppone agli obiettivi Ue".
La bacchettata
Le critiche di Berlino e dei falchi del Nord sono arrivate forti e chiare, la risposta di Mario Draghi non poteva essere da meno. Nel giorno della nascita della nuova Europa targata Ursula von der Leyen, l’ex premier ha colto l’occasione dell’Aula di Strasburgo al gran completo per dare ancora una volta la scossa alla politica continentale, tornando a riaffermare il ruolo cruciale di nuovi eurobond per dare vita a quel doppio piano Marshall necessario a rilanciare la competitività. "Chi si oppone al debito comune, si oppone agli obiettivi Ue", è stato l’attacco frontale dell’ex numero uno dell’Eurotower, che ha voluto sottolineare come quegli stessi obiettivi siano "già stati concordati da tutti", parte dell’impegno a partecipare alla casa comune.
Il semi-asse
Svelando la sua nuova rosa, la tedesca ha ribadito la volontà di seguire "le raccomandazioni" di Draghi per un’Europa "più fluida, più interconnessa, più coordinata". Nessun riferimento esplicito, invece, a quel debito comune inviso alla stessa von der Leyen, consapevole dell’opposizione dei frugali e di Berlino resa manifesta dal ministro delle Finanze, Christian Lindner. La sfida davanti allo sforzo finanziario titanico (servono 750-800 miliardi l’anno di investimenti aggiuntivi tra pubblico e privato) necessario a tradurre le ambizioni dell’Ue in realtà è però ineludibile. Le preoccupazioni e i dubbi sul debito comune sono "legittimi", ha concesso Draghi, ma questo sforzo "non è per la spesa pubblica generale o per i sussidi", ma "per realizzare gli obiettivi fondamentali" comuni. "A me – l’ammonimento finale – spetta il compito di presentare la diagnosi. A voi, rappresentanti eletti, quello di tradurre questo programma in azione".
Il Psb di giorgetti
A Roma il Ministro dell’Economia ha presentato un Piano strutturale di bilancio con pochi numeri, con spesa netta in crescita a un ritmo medio vicino all’1,5%, il deficit in discesa sotto il 3% nel 2026 e il debito proiettato verso una stabilizzazione. Ma il quadro sarà definito solo tra una settimana, una volta recepita la revisione statistica dell’Istat sui conti annuali.
Il bonus Natale
Nel percorso di avvicinamento alla manovra non si ferma intanto il dibattito sulle misure. C’è innanzitutto la volontà di "dare un segnale sul fronte delle famiglie", spiega il viceministro Leo, e le strade sono quella delle detrazioni e quella dell’assegno unico. Sul sostegno per le famiglie spunta l’ipotesi che venga escluso chi lo riceve senza presentare l’Isee, che oggi incassa la quota minima di 57 euro. Ma il Mef smentisce. Prende quota, invece, la possibilità che il bonus Befana venga anticipato a Natale. "Diventerà bonus Babbo Natale", scherza Leo, confermando che si sta valutando l’ipotesi che il contributo una tantum di 100 euro lordi alle famiglie con redditi fino a 28mila euro venga inserito nel decreto-legge omnibus all’esame del Senato. Non ci sarà invece la riforma del catasto, un nodo che il governo intende lasciare accantonato: "No, no, del catasto non si tocca niente", chiarisce Leo.