Chi vince e chi perde con la manovra Meloni

"Lettura" per categorie socio-economiche della legge di Bilancio

 Giancarlo Giorgetti (Ansa)

Giancarlo Giorgetti (Ansa)

Roma, 29 dicembre 2022 - Lavoratori autonomi e liberi professionisti innanzitutto. Ma anche, sia pure a distanza, lavoratori dipendenti con retribuzioni non elevate. E poi pensionati al minimo. E famiglie numerose. E’ questo il podio allargato di chi "guadagna" dalla prima manovra firmata Giorgia Meloni appena approvata dal Parlamento. A pagare il conto, invece, sono principalmente i pensionati del ceto medio e medio-alto che vedono tagliata drasticamente la rivalutazione degli assegni. Così come, analogamente, nessun vantaggio ottengono i redditi da lavoro dipendente della stessa fascia sociale.

La "lettura" per categorie socio-economiche della legge di Bilancio offre spunti di riflessione che ci si poteva attendere e che rientrano nelle premesse identitarie dell’attuale maggioranza. Ma, dall’altro lato, lascia intravedere anche elementi inediti o, almeno all’apparenza, non strettamente in linea con quell’impostazione.

La flat tax è stata e rimane un vessillo del centro-destra: dunque, nessuna sorpresa che artigiani, commercianti, lavoratori autonomi e liberi professionisti possano trarre un beneficio aggiuntivo anche di 5-6 mila euro l’anno rispetto a oggi. Basta considerare le simulazioni dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’università Cattolica di Milano: "Il regime forfettario, con la sua aliquota agevolata al 15%, offre un chiaro vantaggio sul lato dell'imposta sui redditi".

Tant’è che, per fare un esempio, "un elettricista forfettario pagherebbe oltre 6.500 euro di imposte in meno rispetto ad un elettricista identico assunto da un'impresa, con un reddito al netto di tutte le imposte e i contributi maggiore di quasi 10.000 euro per l'elettricista forfettario rispetto all'elettricista dipendente".

L’aumento delle pensioni minime è stato il mantra di Silvio Berlusconi: non si arriva ai mille euro promessi, ma siamo comunque a 570 mensili (da 525 di oggi) per tutti e a 600 per gli over 75.

E lo stesso vale per i nuclei familiari numerosi con il rialzo dell’Assegno unico. Dal primo gennaio la maggiorazione forfettaria prevista per le famiglie con 4 o più figli, pari a 100 euro mensili, sarà incrementata del 50%. Senza contare l’aumento dal 30 all'80% dell'indennità per congedo parentale.

Il lavoro dipendente e i pensionati fino a circa 2.000-2.100 euro mensili (che, invece, non sono l’elettorato di riferimento del centro-destra, ma, almeno in maggioranza, della sinistra) non escono a mani vuote: i primi incassano la conferma del taglio del 3 per cento del cuneo, i secondi la rivalutazione al 100 per cento degli assegni. I primi potranno contare su un risparmio mensile di 41,15 euro, e annuo di 493,85 euro, con uno stipendio lordo di 25mila euro. I secondi otterranno un trattamento incrementato del 7,3 per cento.

E’ una batosta vera, però, quella che colpirà, con il taglio della rivalutazione, le pensioni da 2.100 euro lordi mensili, ma principalmente da 2.500 in su: una stangata che, cumulata in dieci anni, potrà toccare, nel caso specifico, i 13 mila euro. E questa è l’altra vera sorpresa di un governo di destra che finisce per usare il ceto medio a mo’ di bancomat, come hanno fatto Monti, Renzi, Letta o Conte.