Manovra e pensioni, le ultime: braccio di ferro governo-sindacati. Draghi lascia il tavolo

Si tenta di sbloccare l'impasse ma le posizioni "restano distanti". Il premier conferma l'estensione di Ape social e Opzione donna, poi lascia la riunione "per un impegno". Cgil, Cisl e Uil: "Se il governo conferma questa impostazione, scioperiamo"

Il leader della Cisl Luigi Sbarra e dietro il leader della Cgil Landini

Il leader della Cisl Luigi Sbarra e dietro il leader della Cgil Landini

Roma, 26 ottobre 2021 - Clima teso al tavolo governo-sindacati sulla manovra 2022. Lo fanno sapere subito fonti sindacali che parlano di un vero e proprio "braccio di ferro", tanto che la riunione, iniziata nel tardo pomeriggio di oggi, viene aggiornata a domani. Il premier Draghi ha lasciato l'incontro, anche se da Palazzo Chigi si affrettano ad assicurare che è "per un impegno". Cgil, Cisl e Uil avrebbero mosso obiezioni all'impianto generale della legge di Bilancio. Ma è la riforma delle pensioni il principale pomo della discordia. 

Il percorso sarà graduale, ma si tornerà al sistema ordinario disegnato dalla legge Fornero, ribadisce Draghi al tavolo a 48 ore dal varo della manovra, attesa in Consiglio dei ministri giovedì. È una doccia fredda, per Cgil, Cisl e Uil che chiedevano una riforma complessiva delle pensioni. I toni si inaspriscono soprattutto quando il premier lascia il tavolo e affida il confronto ai suoi ministri. E non bastano le rassicurazioni sul percorso graduale di uscita da Quota 100 e neanche l'annuncio della proroga di un anno di Opzione donna e dell'Ape social, con estensione ad altre categorie di lavori gravosi.

I sindacati vedono "luci e ombre", ma sentenziano che l'incontro non è andato bene: dopo il varo della legge di bilancio, valuteranno le modalità di una "mobilitazione". All'uscita da Palazzo Chigi, dopo tre ore di confronto prima con Draghi, poi con i ministri Franco, Orlando e Brunetta, le parole sono assai dure. Luigi Sbarra della Cisl parla di "grandi insufficienze e squilibri, per effetto del mancato dialogo con le parti sociali": le misure sono "largamente insufficienti sia per le pensioni, che per gli ammortizzatori sociali e per la non autosufficienza", aggiunge. Non bastano "soli" 600 milioni, sottolineano Pierpaolo Bombardieri della Uil e Maurizio Landini della Cgil: "non è una riforma degna di questo nome". Quindi, sciopero generale? "Se giovedì il governo confermerà questa impostazione valuteremo iniziative unitarie di mobilitazione", risponde Landini. Le prossime ore serviranno a definire un'intesa in maggioranza. 

Tasse

Nel frattempo da fonti del governo trapela un'ulteriore indiscrezione sulla legge di Bilancio, al capitolo 'fisco': dovrebbe essere confermato il fondo ad hoc per il taglio delle tasse, un 'tesoretto' di 8 miliardi. La destinazione specifica verrà poi più concretamente decisa in Parlamento. 

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Non c'è solo il nodo pensioni da risolvere (serve superare Quota 100 ma evitare lo scalone che il ritorno alla legge Fornero comporterebbe). L'esecutivo deve trovare una quadra anche su altri temi chiave. Oltre al taglio delle tasse, sono sul piatto anche il reddito di cittadinanza - che va rivisto - e il Superbonus (si valuta se estendere o meno il beneficio alle monofamiliari). Intanto il tempo stringe: l'esecutivo Draghi è chiamato giovedì 28 ottobre ad approvare il testo della legge di Bilancio da inviare poi, al più presto, al Parlamento. La manovra deve infatti ricevere l'ok definitiva dell'Aula a dicembre. 

L'incontro Draghi-Salvini 

Ieri Draghi e Salvini - scoglio duro interno alla stessa maggioranza - hanno discusso di pensioni e fisco. Ne parla oggi il deputato leghista Durigon: "E' stato un incontro per trovare soluzioni. C'era un indirizzo iniziale da parte del governo che voleva superare ogni ipotesi di flessibilità di Quota 100, oggi c'è la possibilità di ottemperare con delle quote che possano dare delle risposte".

Letta: continuità per i bonus  

Contrario alle quote il Pd invece. Sintetizza la posizione dem Enrico Letta che dice "avanti nel sostegno al governo Draghi", confermano le linee dettate dall'esecutivo. Il segretario spiega che fra le priorità del Partito Democratico c'è la riduzione delle tasse sul lavoro. Sulle pensioni osserva che "il sistema delle quote non è quello giusto, ma servono meccanismi di flessibilità". Ed è fondamentale la "continuità sui bonus".