Giovedì 18 Aprile 2024

Manovra 2020, capitolo tasse. Tutte le misure approvate

Dall'aumento dell'Iva scongiurato alla mini plastic tax, dalle agevolazioni dei pagamenti elettronici in funzione anti-evasione alla web tax agli aumenti per auto inquinanti e vincite

Un pagamento Pos con carta di credito, foto generica (Ansa)

Un pagamento Pos con carta di credito, foto generica (Ansa)

Roma, 1 gennaio 2020 - Dopo aver esplorato il "dopo Quota 100", con tutte le novità delle pensioni, vediamo un altro capitolo della manovra economica 2020 che interessa molto i cittadini: quello delle tasse. Si è parlato per mesi, mentre la polemica politica infuriava, delle microtasse istituite dal governo giallo-rosso, ma è tempo di mettere un punto fisso: ecco le misure che sono effettivamente state approvate.

Tasse, scongiurato l’aumento dell'Iva

Scongiurato il tanto temuto aumento dell’Iva dal 22 al 25%, un incremento che avrebbe portato a un vero salasso per i contribuenti: oltre 540 euro per famiglia. L’aumento delle aliquote è previsto dalle clausole di salvaguardia firmate, a suo tempo, dal governo italiano e la Commissione europea per garantire il risanamento dei conti pubblici e il raggiungimento degli obiettivi di bilancio.  Il disinnesco delle clausole di salvaguardia è costato all’erario 23 miliardi di euro, oltre due terzi dell’intera manovra 2020. Per il 2021 e il 2022, comunque, l’esecutivo dovrà disinnescare altre due clausole di salvaguardia, sempre riferite all’Iva, che valgono, rispettivamente, 20,1 e 27 miliardi di euro.

Mini plastic tax e sugar tax

Da luglio scatteranno la nuova imposta sugli imballaggi e i contenitori in plastica, con un prelievo fiscale di 45 centesimi al kg (nella prima versione la tassa era di 1 euro a kg). Sarà applicata solo ai manufatti con singolo impiego (Macsi) e riguarderà anche i contenitori in tetrapack, in un primo momento esclusi dal prelievo. Niente imposta, invece, per i prodotti compostabili o riciclati con una percentuale di plastica inferiore al 40%, così come i contenitori di medicinali e dispositivi medici.

Da ottobre scatterà, invece, la Sugar tax, che colpirà soprattutto i produttori di bibite zuccherate o di drink analcolici. La tassa sarà di 10 centesimi al litro, con un incasso previsto per l’erario di 58 milioni di euro.

Carte, bonifici e detrazioni

La manovra punta a favorire l’utilizzo dei pagamenti elettronici e tracciabili per contrastare l’evasione fiscale. Arriva un rimborso in denaro a chi utilizza bancomat e carte di credito. Inoltre le detrazioni al 19%, per esempio su interessi sui mutui, spese per l’istruzione, spese veterinarie e premi per l’assicurazione sulla vita, saranno possibili solo se i pagamenti effettuati saranno tracciabili: versamenti bancari o postali, carte o assegni.

La tassa sulla fortuna sale di 8 punti

Aumenta la cosiddetta tassa sulla fortuna. Dal primo marzo il prelievo sulle vincite (anche delle lotterie istantanee) oltre i 500 euro sale al 20%, con un’entrata prevista di 308 milioni di euro. Sale dal 12% al 20% anche il prelievo sulle new slot sulle vincite sopra i 200 euro, che partirà dal 15 gennaio, e al 65% sul Preu e il payout, cioè la percentuale di somme giocate destinate alle vincite

Più tasse per le auto inquinanti

Le nuove norme per i lavoratori che usufruiscono delle auto aziendali non saranno retroattive. Le imposte saranno più salate per coloro che posseggono vetture più inquinanti. Rispetto all’attuale imposizione che è al 30%, sono state stabilite quattro fasce. Si scenderà al 25% per i veicoli con emissioni di anidride carbonica inferiori al 60 g/km. L’imposta al 30% per le vetture con emissioni superiori ai 60 g/km e inferiori ai 160 g/km di CO2. Si sale al 40% oltre i 160 g/km e inferiori al 190 g/km (poi al 50% a partire dal 2021). Infine, per le auto oltre i 190 g/km di CO2 l’imposta sale al 50% per il 2020 e al 60% dal 2021. La nuova disciplina varrà per tutte le auto immatricolate a partire dal 1° gennaio 2020 e inserite nelle flotte dal 1° luglio dello stesso anno.

Web tax, giro di vite sui colossi online

Farà il suo esordio a gennaio la web tax, ovvero la nuova imposta sui giganti del web. Dal 2020 i grandi colossi della Rete che fino ad ora hanno fatto incassi miliardari e pagato imposte al lumicino, dovranno versare nelle casse dell’erario il 3% dei ricavi. Il prelievo riguarda le società i cui introiti complessivi, ovunque realizzati, siano superiori ai 750 milioni di euro e i cui ricavi derivanti da prestazioni di servizi digitali non siano inferiori ai 5,5 milioni di euro. Per l’anno prossimo il governo conta di incassare oltre 700 milioni di euro. Giusto per avere un’idea della rivoluzione è sufficiente ricordare alcuni dati. Nel 2018 i giganti del web hanno dichiarato un fatturato di poco superiore a 2,4 miliardi di euro, pagando appena 64 milioni di euro di imposte.

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