Mercoledì 24 Aprile 2024

Mangimi e foraggi, l’Italia perde colpi Dipendiamo sempre più dall’estero

Solo per il mais le importazioni superano il 50%

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Mangimi e foraggi sono le basi dell’alimentazione animale, senza le quali non esisterebbero eccellenze del made in Italy come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, prosciutti e salumi Dop. L’Italia, però, è un importatore netto di materie prime per le produzioni alimentari sia ad uso umano che animale, in primis cereali (grano, mais), semi oleosi (soia) e farine proteiche. La dipendenza dall’estero è cresciuta negli anni fino a raggiungere, solo per il mais (nel 2019) i 6,5 milioni di tonnellate, vale a dire più del 50% del fabbisogno nazionale, per un valore che incide sulla bilancia commerciale per più di un miliardo di euro. Per invertire la rotta, recentemente è stato firmato un accordo quadro per il mais da granella "di filiera italiana certificata".

"Attraverso questo accordo puntiamo infatti a contrastare la pericolosa deriva della caduta della produzione maidicola che procede ormai da circa dieci anni e ha costretto le nostre aziende – sempre più – a importare dall’estero. Dobbiamo fare di tutto per ridare impulso alla produzione di una materia prima così fondamentale per l’intero settore agroalimentare nazionale", spiega Marcello Veronesi, presidente Assalzoo, l’associazione dei produttori di alimenti zootecnici, promotrice dell’accordo valido per le prossime tre campagne maidicole. "Con questo strumento vogliamo favorire la stipula di contratti di secondo livello e di contratti di filiera – prosegue Veronesi – per interrompere la caduta della produzione. Obiettivo primario dell’accordo è ridurre le importazioni di mais, per il quale avevamo fino a pochi anni fa la completa autosufficienza produttiva e che oggi, con il crollo delle superfici seminate, non è più in grado di soddisfare la domanda proveniente dall’industria mangimistica per coprire le esigenze dell’allevamento zootecnico".

Secondo gli ultimi dati Assalzoo, in Italia la produzione di mangimi ammonta ad oltre 14 milioni di tonnellate da circa 430 stabilimenti distribuiti su tutto il territorio nazionale e destinati alle varie specie (avicoli, bovini, suini, conigli, ovini, equini, pesci, animali familiari, ecc.). Il fatturato complessivo è di oltre 7 miliardi di euro. Sono occupati nel settore circa 8.500 addetti. Il sostegno alla filiera del mais nazionale (con 11 milioni di euro) e della soia (con 9 milioni) si inserisce negli interventi messi a punto dalla ministra Bellanova per contenere le ricadute economiche sul settore primario dell’emergenza Coronavirus attraverso il rilancio delle filiere made in Italy.

Soddisfatti anche i sementieri. "La crisi sanitaria ha riportato al centro dell’attenzione il ruolo strategico dell’agricoltura nell’economia italiana", dice Paolo Marchesini, presidente della Sezione colture industriali di Assosementi. Per garantire il massimo approvvigionamento di materie prime e difendere il Made in Italy "valorizzare al massimo le produzioni di una coltura strategica come il mais, la prima in Italia in termini di raccolto, diventa quindi un’opportunità concreta, che non dobbiamo lasciarci sfuggire".

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